Droga dall’Albania, sequestrata la casa a coppia di spacciatori di Montesilvano 

Blitz di carabinieri e finanza sgomina un traffico di stupefacenti: arrestati moglie e marito. Sigilli a un appartamento e a un garage usati per vendere la droga, operazione dedicata a Borsellino

MONTESILVANO. Importavano droga dall’Albania e la spacciavano in Italia. In un primo momento hanno fatto affari in Puglia, tra San Severo e dintorni, poi hanno capito di essere finiti nel mirino dei carabinieri e nel 2007 si sono trasferiti in Abruzzo, dove hanno spostato le loro attività illecite. I militari dell’Arma non li hanno mai persi di vista e all’alba di ieri marito e moglie sono finiti in manette a Montesilvano, dove vivevano da un po’. Si tratta di Leonard Tresa, detto Nardì, albanese di 35 anni, rinchiuso in carcere, e Luciana Michela Cavallo, 30 anni, ai domiciliari. Li hanno arrestati i carabinieri del posto, coordinati dal capitano Enzo Marinelli, e quelli del comando provinciale di Foggia nell’ambito di una vasta operazione antidroga eseguita in Puglia che ha portato nove persone in carcere e sei ai domiciliari mentre per altre due è stato disposto l’obbligo di dimora.

Nel corso del blitz sono stati sequestrati beni per un valore di un milione e mezzo di euro, ad opera del personale del Gico della Guardia di finanza di Bari. I sigilli sono scattati pure a Montesilvano, e hanno riguardato un appartamento e una autorimessa.

L’indagine ha avuto come epicentro San Severo, nel Foggiano, e una serie di comuni del Gargano dove i carabinieri hanno accertato tra il 2006 e il 2007 circa 4.000 episodi di spaccio di droga, per un giro di affari di circa 600mila euro.

Per i militari dell'Arma il ruolo di Tresa era di primo piano, perché sarebbe stato lui a rifornire di stupefacente alcune piazze del mercato foggiano assicurando più «carichi» settimanali, acquistati in Albania tramite un connazionale che vive in provincia di Lecco e distribuiti con un'auto che circolava con documenti intestati a prestanome.

Tenendo d’occhio gli spacciatori e intercettando le loro telefonate (sono state 128 le utenze spiate) i carabinieri hanno seguito passo dopo passo i traffici di quattro gruppi di malviventi collegati tra loro. È emerso così che Tresa avrebbe rifornito di eroina anche diverse organizzazioni dedite allo spaccio tra Brindisi, Taranto, Potenza, Cosenza, Campobasso e Pescara, dove avrebbe inviato la droga.

Un viaggio nel capoluogo adriatico per cedere la roba agli acquirenti sarebbe stato effettuato anche dalla moglie, osservata a vista dai carabinieri. I ripetuti interventi dell’Arma, con arresti e sequestri, hanno spinto i due a trasferire domicilio e interessi a Francavilla al Mare e poi a Montesilvano. Anche qui i coniugi avrebbero cercato di ricostruire una rete di affari, colloncando la droga anche sulle piazze di Pescara e Alba Adriatica, ma le indagini nei loro confronti non si erano fermate.

Ieri il gruppo è stato smantellato in tutte le sue propaggini e il procuratore di Bari, Antonio Laudati, ha voluto dedicare la maxi operazione a Paolo Borsellino, ucciso vent'anni fa: «Quella di oggi è una grande doppia operazione che abbiamo voluto dedicare a Borsellino, diventato un simbolo della legalità e un martire laico della criminalità organizzata», ha detto Laudati.

Oltre ai beni sequestrati a Montesilvano, sono scattati i sigilli a un’autovettura Audi A3, a un motociclo Honda Dn 01, a un autocarro Iveco e a un semirimorchio, a un trattore e a una Volkswagen Golf. Inoltre sono state notificate in carcere altre quattro ordinanze di custodia cautelare nei confronti di Angelo Notarangelo, detto Cintaridd, capo dell’omonimo clan operante nell’area garganica e di altri tre uomini, ritenuti dagli investigatori affiliati di spicco al sodalizio criminoso smantellato nell’operazione odierna. Notarangelo si trova nel carcere di Foggia dal 13 aprile 2011.

Flavia Buccilli

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