Due fratelli arrestati per omicidio nel giro di due mesi
Il maggiore era finito invischiato nella morte di Di Resta e dopo 15 anni di carcere era tornato in libertà
PESCARA. Massimo Ciarelli è ancora piccolo quando il fratello Angelo porta le pizze a due pugliesi e a un potentino radunati in una casa in via Monte Bertone ai Colli: il rom esce e sull’uscio incrocia i carabinieri a caccia dei rapinatori. E’ il 16 settembre 1996 quando Angelo Ciarelli, anello dell’articolato clan di origini molisane, entra in carcere finito invischiato nell’omicidio del maresciallo Marino Di Resta. Ha 22 anni, Angelo, e a causa anche di altri episodi legati alla droga, lascia la galera solo dopo 15 anni, a 37 anni, quando il fratello intanto aveva compiuto la maggiore età.
Massimo e Angelo: dieci anni di differenza, il primo cresciuto soprattutto con i cugini mentre il fratello maggiore scontava gli anni di carcere che ha lasciato nel maggio 2011 diventando un sorvegliato speciale. Due fratelli che, in meno di due mesi, sono accusati di aver sparato e che si ritrovano ancora in galera, uno rinchiuso a Vasto e l’altro a San Donato: Massimo perché, secondo la procura, avrebbe ucciso la sera del 1° maggio l’ultrà Domenico Rigante e Angelo perché, poco prima delle 19 di lunedì, avrebbe sparato a Tommaso Cagnetta in via Tavo.
«Ma io non ero a Rancitelli», fa sapere Ciarelli tramite il suo avvocato Giancarlo De Marco. «Non mi trovavo in quel posto», si difende Ciarelli che, da minorenne, era conosciuto perché andava nelle bische clandestine a prestare soldi.
Due presunti omicidi in meno di due mesi si vanno ad aggiungere alla lunga storia della famiglia arrivata a Pescara 40 anni fa vivendo prima in una roulette e poi acquistando la prima casa in via Stradonetto. Famiglia temuta dagli altri rom, un clan avvezzo a procurarsi armi e che, a poco a poco, si sarebbe conquistato la fetta più grande del mercato della droga.
Angelo e Massimo sono i figli dello scomparso Domenico Ciarelli detto Attila e il secondo, in meno di otto anni, avrebbe sparato due volte per liti e regolamenti di conti. Mentre Angelo è in carcere, il fratello minore nel 2004 viene accusato di aver sparato 4 colpi in piazza Unione.
Quella notte, il piccolo capo clan aveva cercato di entrare a tutti i costi in un locale in piazza Unione ma il buttafuori gli nega l’accesso. Il rom va via ma poi torna per esplodere quattro colpi, di cui uno ad altezza uomo. All'epoca, riesce ad evitare l'arresto ma, durante il processo che lo vede come imputato per la sparatoria in piazza Unione, avrebbe minacciato il testimone chiave, inseguendolo e picchiandolo. L'ultima minaccia, poi, dentro il tribunale: un episodio costato caro al giovane rom che viene arrestato nel luglio 2006.
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