E a Pescara va in scena il flash mob degli studenti 

In corso Umberto la manifestazione per dire no alle sopraffazioni sulle donne Il presidente del Consiglio regionale, Sospiri: «C’è un cammino da compiere»

PESCARA. La scritta “Stop” e, al posto della O, una mano sporca di sangue. Hanno espresso con nettezza il loro punto di vista i ragazzi che ieri mattina hanno dato vita a un flash mob promosso in corso Umberto dalla Fondazione “Falcone e Borsellino” in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
«Tanti passi in avanti culturali sono stati fatti», è il commento del presidente del Consiglio regionale d’Abruzzo, Lorenzo Sospiri, che ha partecipato all’iniziativa, «oggi abbiamo donne a dirigere aziende, istituzioni, consigli d’amministrazione, nei posti di comando. Abbiamo donne che si affermano. Abbiamo una donna Presidente del consiglio dei ministri. Ma c’è ancora un cammino lungo da compiere prima di debellare la vergogna della violenza perpetrata sulle donne, cercando di contrastare i messaggi sbagliati che evidentemente arrivano dalla rete, dai social, da alcune serie televisive. Da qui l’importanza di vedere impegnati i ragazzi, i bambini, nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, attraverso un flash mob, attraverso riflessioni pubbliche, per formare, educare e curare la crescita degli uomini del futuro».
Il coinvolgimento dei giovani risulta essenziale nella comprensione della portata, purtroppo gigantesca, del fenomeno della violenza di genere, che troppo spesso sfocia nel femminicidio.
«La partecipazione, il coinvolgimento autentico e interessato dei nostri studenti è un messaggio di speranza», ha sottolineato il presidente Sospiri, «purtroppo tante, troppe donne nell’ultimo anno sono state vittime di violenza come ci raccontano le cronache, per questo è importante insistere e continuare a sensibilizzare i nostri ragazzi. Lo Stato ha tentato di porre un freno al fenomeno adottando misure legislative sempre più severe e pene certe, c’è una rete di aiuto più efficiente, ci sono numeri e linee dedicate, ci sono le forze dell’ordine che danno sempre la priorità a segnalazioni sospette, ma il lavoro che ci attende, anche come istituzioni, è davvero ancora tanto. La mentalità sta cambiando: non passano più messaggi che mettono l’uomo in una situazione dominante, ma dal mondo virtuale possono arrivare segnali di devianza che vanno contrastati per far capire ai nostri ragazzi quanto sia ignobile prendersela con una persona che è fisicamente, o mentalmente o economicamente più debole, e quanto invece sia importante proteggere le nostre compagne di scuola, le nostre mogli, fidanzate, figlie o madri. E spetta ai nostri bambini oggi lavorare per costruire quel mondo che immaginiamo».