E Marsilio frena sulla data del 17 marzo
L’accordo per il giorno del voto va fatto con Piemonte e Sardegna: il centrodestra torna sui suoi passi
L’AQUILA. Ora Marco Marsilio frena sul giorno del voto e cancella dal calendario elettorale la croce tracciato a matita sul 17 marzo 2024. Il giorno dopo la rivelazione del presidente Lorenzo Sospiri in Consiglio regionale all’Aquila, il governatore uscente e ricandidato fa scrivere in una nota stampa: «Non è stata ancora presa alcuna decisione ufficiale sulla data delle prossime elezioni regionali», giocando di contropiede con gli avversari politici. Ma prima di capire il motivo della contro decisione bisogna fare una breve premessa tornando a due giorni fa quando gli esponenti del Pd sono stati informati in aula dal presidente del Consiglio di quella data che lo stesso Marsilio, cui spetta la decisione, gli avrebbe indicato, tant’è che uno dei presenti si è lasciato andare alla battuta sul santo del giorno: San Patrizio, quello del celebre pozzo.
« L'interlocuzione e la riflessione sono ancora in corso», si legge invece sulla nota diffusa ieri, «e per quanto sia nelle intenzioni del presidente della Regione, in accordo con il presidente del Consiglio regionale, rispettare il più possibile la scadenza naturale e quindi fissare nel mese di marzo le elezioni, questa data non è stata ancora stabilita».
E ancora: «Non vi è peraltro alcuna urgenza di doverlo fare nei prossimi giorni, in relazione alle esigenze manifestate da alcuni sindaci di conoscere il termine entro quale andarsi a dimettere per poter competere alle elezioni, perché 120 giorni dalla scadenza naturale della legislatura, prevista a marzo, cadono a novembre inoltrato». È questo il motivo della frenata? La risposta, per il Pd, è da ricercarsi della strategia nazionale del centrodestra che punta ad accorpare nello stesso giorno le elezioni in Piemonte, Sardegna, Abruzzo, Umbria e Basilicata, per amplificarne l’effetto politico. Quindi niente fughe in avanti. (l.c.)
« L'interlocuzione e la riflessione sono ancora in corso», si legge invece sulla nota diffusa ieri, «e per quanto sia nelle intenzioni del presidente della Regione, in accordo con il presidente del Consiglio regionale, rispettare il più possibile la scadenza naturale e quindi fissare nel mese di marzo le elezioni, questa data non è stata ancora stabilita».
E ancora: «Non vi è peraltro alcuna urgenza di doverlo fare nei prossimi giorni, in relazione alle esigenze manifestate da alcuni sindaci di conoscere il termine entro quale andarsi a dimettere per poter competere alle elezioni, perché 120 giorni dalla scadenza naturale della legislatura, prevista a marzo, cadono a novembre inoltrato». È questo il motivo della frenata? La risposta, per il Pd, è da ricercarsi della strategia nazionale del centrodestra che punta ad accorpare nello stesso giorno le elezioni in Piemonte, Sardegna, Abruzzo, Umbria e Basilicata, per amplificarne l’effetto politico. Quindi niente fughe in avanti. (l.c.)