Ecoemme, Cordoma nei guai
Il sindaco di Montesilvano indagato, il servizio prorogato senza gara.
PESCARA. Se l’ipotesi è associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti d’ufficio, l’inchiesta Ecoemme è destinata a trasformarsi in una valanga che rischia di travolgere amministratori e politici di tutta la regione. Il primo nome eccellente a saltare fuori dal registro degli indagati è quello del sindaco di Montesilvano Pasquale Cordoma: le ipotesi della procura di Pescara, formulate in una fase ancora preliminare dell’indagine, sarebbero corruzione, truffa e abuso d’ufficio. Accuse legate, con ogni probabilità, alla scelta di lasciare la gestione del servizio dei rifiuti alla Ecoemme in prorogatio senza procedere a una gara pubblica e, dunque, favorendo il socio privato della società mista, la Deco. «Sono sorpreso e amareggiato» ha detto ieri Cordoma, che ha confermato la sua fiducia nella magistratura e ha affidato il suo commento a un breve comunicato.
Il sindaco ha ricordato di essersi attivato sin dal suo insediamento «per attuare una serie di misure volte a chiarire i criteri utilizzati dalla precedenti amministrazioni per l’individuazione del socio privato Ecoemme»: dal parere legale affidato all’avvocato Carlo Montanino fino all’esposto presentato alla procura di Pescara «con lo scopo di accertare eventuali condotte di rilievo penale nella gestione societaria». «Non comprendo le ragioni del mio coinvolgimento, soprattutto perché non ho mai inteso favorire qualcuno, operando sempre nel rispetto della legalità» ha detto.
Il ruolo di Cordoma sarebbe legato alla decisione di prorogare l’affidamento del servizio alla Ecoemme nonostante, proprio secondo il parere legale di Montanino, la concessione alla Ecoemme - rilasciata senza evidenza pubblica nel 1998 - fosse scaduta il 31 dicembre 2006. Nel corso del consiglio comunale del 23 luglio, il sindaco aveva parlato di «peccato originale» nella creazione della società, annunciato di aver dato mandato agli uffici «di preparare un bando di gara europeo». Quel bando, però, non ha mai visto la luce. «Nel 2010 questo tipo di società scomparirà per legge» si era giustificato in seguito, «fare una gara europea sarebbe costato moltissimo.
E poi, chi avrebbe risposto per un solo anno?». La decisione di Cordoma era stata criticata dall’ex presidente della Ecoemme Mimmo Di Carlo, più volte ascoltato in procura: «Già dal 31 dicembre 2006 il pubblico amministratore è chiamato a espletare la procedura di gara di evidenza europea, senza girare attorno alle parole. Bisogna riportare la situazione alla legalità». Il sindaco ha scelto diversamente e quella decisione, forse, è quella che l’ha fatto finire sotto accusa.
Il sindaco ha ricordato di essersi attivato sin dal suo insediamento «per attuare una serie di misure volte a chiarire i criteri utilizzati dalla precedenti amministrazioni per l’individuazione del socio privato Ecoemme»: dal parere legale affidato all’avvocato Carlo Montanino fino all’esposto presentato alla procura di Pescara «con lo scopo di accertare eventuali condotte di rilievo penale nella gestione societaria». «Non comprendo le ragioni del mio coinvolgimento, soprattutto perché non ho mai inteso favorire qualcuno, operando sempre nel rispetto della legalità» ha detto.
Il ruolo di Cordoma sarebbe legato alla decisione di prorogare l’affidamento del servizio alla Ecoemme nonostante, proprio secondo il parere legale di Montanino, la concessione alla Ecoemme - rilasciata senza evidenza pubblica nel 1998 - fosse scaduta il 31 dicembre 2006. Nel corso del consiglio comunale del 23 luglio, il sindaco aveva parlato di «peccato originale» nella creazione della società, annunciato di aver dato mandato agli uffici «di preparare un bando di gara europeo». Quel bando, però, non ha mai visto la luce. «Nel 2010 questo tipo di società scomparirà per legge» si era giustificato in seguito, «fare una gara europea sarebbe costato moltissimo.
E poi, chi avrebbe risposto per un solo anno?». La decisione di Cordoma era stata criticata dall’ex presidente della Ecoemme Mimmo Di Carlo, più volte ascoltato in procura: «Già dal 31 dicembre 2006 il pubblico amministratore è chiamato a espletare la procedura di gara di evidenza europea, senza girare attorno alle parole. Bisogna riportare la situazione alla legalità». Il sindaco ha scelto diversamente e quella decisione, forse, è quella che l’ha fatto finire sotto accusa.