Evade per andare al Bingo di Pescara, condanna senza sconti
Sentenza della Cassazione su un cinquantenne che era ai domiciliari con un permesso per lavorare ma andava nella sala da gioco
PESCARA. Confermata dalla Cassazione, che ha negato la concessione delle circostanze attenuanti, la condanna per evasione dagli arresti domiciliari nei confronti di un cinquantenne di Pescara, sorpreso alle due del pomeriggio a giocare in una sala Bingo, mentre scontava una precedente condanna con il permesso di uscire di casa dal martedì al sabato dalle otto del mattino alle sette e mezza di sera «esclusivamente per lo svolgimento di attività lavorativa». Non è nota l'entità della pena ma l'uomo è stato anche condannato a pagare 1500 euro alla Cassa delle ammende perchè il suo ricorso è stato dichiarato «inammissibile».
Biagio G., invece di usare il permesso solo per andare al lavoro, non aveva resistito al richiamo della sala giochi e inutilmente ha chiesto alla Suprema Corte di non considerare reato il suo comportamento dal momento che l'allontanamento dai luoghi 'consentitì era stato inferiore alle dodici ore.
Gli "ermellini" - sentenza 28766 depositata oggi - gli hanno replicato che «è pacifico» che il suo comportamento «integra il reato di evasione» in quanto ha violato le prescrizioni degli arresti domiciliari, e hanno confermato il 'nò alle attenuanti generiche come stabilito dalla Corte di Appello di Perugia il 18 ottobre 2013.