Ex assessore in carcere per violenza
Di Febo si consegna dopo la sentenza della Cassazione sugli abusi a una ragazzina: «Ma sono innocente, un’ingiustizia»
MONTESILVANO. Si è presentato nel carcere di San Donato da solo, senza aspettare che i poliziotti lo andassero a prendere a casa e gli mettessero le manette. Una vergogna che ha voluto risparmiare a se stesso e ai suoi familiari: «Mi chiamo Guglielmo Di Febo», ha detto così ieri mattina suonando al citofono dell’ingresso del San Donato. Le ultime parole da uomo libero, poi, Di Febo, 66 anni, per 35 anni insegnante di tecnica alla scuola media ed ex assessore con la giunta Cantagallo tra il 2004 e il 2006, è entrato in carcere e non ne è più uscito a causa di una condanna diventata definitiva per una sentenza della Corte di Cassazione: arrestato per il reato di violenza sessuale su una minorenne. Quasi 8 anni dopo l’arresto per le presunte tangenti nell’inchiesta Ciclone, Di Febo è tornato in cella.
Gli sms: «Sono innocente». Prima di costituirsi al San Donato, Di Febo ha salutato la sua famiglia, la moglie e i due figli, e ha scritto sms agli amici per informarli di quello che sarebbe accaduto e per ribadire la propria innocenza. Messaggi in cui l’ex assessore non ha nascosto la sua disperazione: la Corte di Cassazione «mi ha accusato di un reato che non ho mai commesso», ha scritto Di Febo annunciando che si sarebbe consegnato volontariamente «per scontare un ennesimo atto di ingiustizia».
Assoluzione stravolta. La sentenza della Cassazione non ha lasciato scampo all’ex assessore: Di Febo era stato assolto in primo grado dall’accusa di violenza sessuale su una minore di 14 anni, poi la Corte d’Appello di Firenze aveva stravolto quella sentenza condannandolo a una pena di 5 anni e 6 mesi di reclusione. Una condanna che la Cassazione ha confermato due giorni fa.
Gita 2005 sotto accusa. Di Febo è stato accusato di violenza sessuale su una sua ex alunna: i fatti risalgono al 2005, quando insegnava nella scuola media Silone, durante una gita a Montecatini. Per l’accusa, avrebbe approfittato della ragazzina anche nell’ufficio nel suo assessorato in Comune. Un’accusa infamante che aveva raggiunto Di Febo durante la custodia cautelare in carcere legata all’inchiesta Ciclone nel 2006 e che Di Febo aveva sempre respinto proclamandosi innocente. Una tesi che aveva retto al primo grado di giudizio e che poi è stata mutata.
Famiglia: «Gli siamo vicini». «Chi conosce Guglielmo, compresi i suoi studenti di una vita, sa qual è la verità», dice la famiglia sconvolta, «è stata completamente ribaltata una sentenza di assoluzione in primo grado. Abbiamo incassato il colpo, andiamo avanti e siamo vicini a lui. I responsabili di ciò sanno dentro di loro qual è la verità. Se qualcuno ha sbagliato o prima o dopo ne dovrà rendere conto. Abbiamo avuto solidarietà da tanti».
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