Ex consorzio, il consiglio affonda il piano
Approvato emendamento del Pd che blocca la proposta, la maggioranza si astiene. La società chiede 30 milioni di danni
PESCARA. L’area dell’ex consorzio agrario provinciale di via Circuito, in stato di abbandono da anni, rimarrà così com’è. Almeno per ora. La proposta di riqualificazione, presentata dalla società Le tre gemme, è stata affondata ieri in consiglio comunale. Il colpo mortale è stato inferto con un emendamento presentato dal consigliere del Pd Enzo Del Vecchio approvato solo con i voti dell’opposizione. La maggioranza si è astenuta voltando così le spalle ancora una volta all’assessore all’urbanistica Marcello Antonelli, che si è battuto per due anni per far approvare invano il progetto, presentato approfittando dei benefici previsti dal Decreto sviluppo e da una legge regionale.
Richiesti i danni. Ora cosa accadrà? La Tre gemme ha già presentato un ricorso al Tar con una maxi richiesta di risarcimento danni di ben 30 milioni di euro, più gli interessi, per il ritardo dell’amministrazione nell’esprimere un parere sul cambio di destinazione d’uso. Il tribunale amministrativo si pronuncerà nel merito il prossimo 20 febbraio. Ieri l’avvocato della società Del Conte ha tuttavia preannunciato altre iniziative legali. «Aspettiamo l’esito del ricorso al Tar», ha avvertito, «poi decideremo se impugnare gli atti del consiglio». Insomma, il Comune e quindi i pescaresi rischiano di pagare caro il diniego alla proposta.
Cosa prevedeva. Il progetto prevedeva l’abbattimento dei vecchi capannoni abbandonati dell’ex consorzio e la realizzazione di quattro palazzi residenziali, di altezza massima di 25 metri, con parcheggi interrati su due livelli e aree di cessione pubblica destinate a verde. Per poter realizzare questo intervento, la società è stata costretta a richiedere al Comune un cambio di destinazione d’uso con variante al piano regolatore. Per questo era necessario il parere del consiglio.
Il consiglio ha detto no. Il consiglio comunale, dopo ben 17 sedute e a quasi due anni distanza dall’avvio dell’iter del progetto in commissione, ha finalmente preso una decisione respingendo la proposta. Sono stati sufficienti un emendamento e un subemendamento, presentati da Del Vecchio, per bocciare, con l’aiuto di Fli, la richiesta di cambio di destinazione d’uso, indispensabile per ottenere i permessi per costruire. Determinante l’atteggiamento della maggioranza, con un gran numero di assenti, che si è astenuta in blocco, a parte il voto contrario dei soli consiglieri Lorenzo Sospiri e Armando Foschi, consentendo così di far approvare emendamento e sub emendamento con 18 sì, 7 astenuti (gli ex Pdl Sabatini, Di Pino, Pastore, D’Incecco, Carota e gli Udc Dogali e Di Noi) e 2 contrari. Probabilmente, i consiglieri del centrodestra non si sono voluti assumere la responsabilità di dire sì a una proposta urbanistica controversa, criticata dal centrosinistra perché non prevedeva alcun vantaggio per il Comune in cambio della destinazione d’uso. «Dovremo fare qualcosa per rendere vantaggioso questo intervento», ha detto Dogali prima del voto. «Credo che i consiglieri debbano mettersi la mano sulla coscienza prima di votare», ha osservato Maurizio Acerbo (Rifondazione comunista).
Le reazioni dopo il voto. L’assessore all’urbanistica ha cercato di fare buon viso a cattivo gioco. «Non c’era alcun obbligo del consiglio nell’approvare la proposta», ha fatto notare, «il consiglio era obbligato solo a dare una risposta e ora finalmente l’ha data. La maggioranza continuerà a portare avanti il progetto di recupero dell’ex consorzio con il programma complesso del lungofiume». Duro, invece, il commento dell’opposizione che ha applaudito dopo il voto. «Il voto del consiglio» hanno affermato Del Vecchio e il capogruppo del Pd Moreno Di Pietrantonio, «ha rappresentato il fallimento politico e amministrativo di una maggioranza ormai allo sbando».
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