Falsi invalidi, accuse a 16 indagati
Scandalo del distretto Asl di Scafa, coinvolto anche un sindaco.
PESCARA. Con l’arresto del direttore del distretto della Asl di Scafa e di altre tre persone, il 4 giugno scorso, un nuovo scandalo aveva travolto la sanità abruzzese dopo la decapitazione della giunta Del Turco: secondo la procura, la struttura era stata usata con metodi personalistici per assegnare false invalidità, pilotare appalti, coprire assenteisti. Quattro mesi dopo, l’inchiesta coordinata dal pm Gennaro Varone è ufficialmente chiusa.
Sono sedici le persone che il sostituto procuratore ha iscritto nell’avviso di conclusione delle indagini: medici, infermieri, autisti, accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al peculato, falso e turbata libertà degli incanti. Adesso gli indagati avranno 20 giorni di tempo dalla notifica dell’atto per depositare memorie difensive, chiedere di essere interrogati o supplementi di indagini.
La lista è aperta dal direttore Riccardo Alderighi, 61 anni, e dalle persone condotte nello stesso giorno agli arresti domiciliari dagli agenti della squadra Mobile di Nicola Zupo su disposizione del gip Luca De Ninis: la moglie di Alderighi, Fabrizia Di Domenico, 51 anni, infermiera nel distretto; Nadia Nubile, 49 anni, segretaria di Alderighi; il medico pescarese Fulvio De Arcangelis, 56 anni, presidente della 13ª Commissione invalidità della Asl, tutti tornati poco dopo in libertà. Con loro sono rimasti impigliati nell’inchiesta il sindaco di Roccamorice Carmine Antonio Del Pizzo, medico e componente di commissione, e l’imprenditore Donato Di Mezzo, titolare della ditta Demer srl, che assieme ad Alderighi, per la procura, avrebbe manovrato l’aggiudicazione dei lavori per ristrutturare il distretto.
Pesanti le accuse: all’interno della struttura, le percentuali di invalidità sarebbero state concordate, ci sarebbero stati scambi di favori per coprire le assenze, dipendenti della Asl sarebbero stati utilizzati per attività private, gli appalti sarebbero stati manovrati per favorire imprese amiche, in un clima di «diffusa illegalità».
In particolare, De Arcangelis e Alderighi nella loro veste di componenti della 13ª Commissione invalidità civili, secondo la procura, avrebbero falsificato i verbali, assegnando percentuali di invalidità a pazienti amici che non erano mai stati visitati o che erano stati visti dall’unico medico «sponsor», con decisioni poi ratificate da tutta la commissione.
Sotto la lente della procura erano finiti anche due appalti considerati pilotati: «In entrambi i casi l’aggiudicazione è stata decisa preventivamente» aveva scritto il gip De Ninis. L’episodio più importante riguarderebbe l’aggiudicazione dei lavori per la ristrutturazione del distretto sanitario, valore 263 mila euro, che sarebbe avvenuta simulando la competizione grazie all’uso di preventivi di comodo per coprire «l’inesistenza di qualunque procedura di effettiva gara».
Diverso il caso dell’acquisto di una apparecchiatura, uno spirometro da 47 mila euro, per il quale sarebbe stato utilizzato il criterio dell’«infungibilità», che permette al committente di scegliere un solo prodotto perché è l’unico sul mercato con determinate caratteristiche: secondo l’accusa, sarebbe stato prima individuato il prodotto, per poi «consentire a una ditta determinata di presentare l’offerta vincente».
Le indagini avevano fatto emergere inoltre anche l’abitudine, diffusa secondo la procura, a timbrare il cartellino per poi allontanarsi per lungo tempo dal luogo di lavoro per fare shopping, per sbrigare faccende, o per andare a caccia, come avrebbe spesso fatto Alderighi. Le assenze sarebbero state coperte da colleghi compiacenti, che avrebbero utilizzato la tessera magnetica al posto del titolare per documentarne la presenza.
Sono sedici le persone che il sostituto procuratore ha iscritto nell’avviso di conclusione delle indagini: medici, infermieri, autisti, accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al peculato, falso e turbata libertà degli incanti. Adesso gli indagati avranno 20 giorni di tempo dalla notifica dell’atto per depositare memorie difensive, chiedere di essere interrogati o supplementi di indagini.
La lista è aperta dal direttore Riccardo Alderighi, 61 anni, e dalle persone condotte nello stesso giorno agli arresti domiciliari dagli agenti della squadra Mobile di Nicola Zupo su disposizione del gip Luca De Ninis: la moglie di Alderighi, Fabrizia Di Domenico, 51 anni, infermiera nel distretto; Nadia Nubile, 49 anni, segretaria di Alderighi; il medico pescarese Fulvio De Arcangelis, 56 anni, presidente della 13ª Commissione invalidità della Asl, tutti tornati poco dopo in libertà. Con loro sono rimasti impigliati nell’inchiesta il sindaco di Roccamorice Carmine Antonio Del Pizzo, medico e componente di commissione, e l’imprenditore Donato Di Mezzo, titolare della ditta Demer srl, che assieme ad Alderighi, per la procura, avrebbe manovrato l’aggiudicazione dei lavori per ristrutturare il distretto.
Pesanti le accuse: all’interno della struttura, le percentuali di invalidità sarebbero state concordate, ci sarebbero stati scambi di favori per coprire le assenze, dipendenti della Asl sarebbero stati utilizzati per attività private, gli appalti sarebbero stati manovrati per favorire imprese amiche, in un clima di «diffusa illegalità».
In particolare, De Arcangelis e Alderighi nella loro veste di componenti della 13ª Commissione invalidità civili, secondo la procura, avrebbero falsificato i verbali, assegnando percentuali di invalidità a pazienti amici che non erano mai stati visitati o che erano stati visti dall’unico medico «sponsor», con decisioni poi ratificate da tutta la commissione.
Sotto la lente della procura erano finiti anche due appalti considerati pilotati: «In entrambi i casi l’aggiudicazione è stata decisa preventivamente» aveva scritto il gip De Ninis. L’episodio più importante riguarderebbe l’aggiudicazione dei lavori per la ristrutturazione del distretto sanitario, valore 263 mila euro, che sarebbe avvenuta simulando la competizione grazie all’uso di preventivi di comodo per coprire «l’inesistenza di qualunque procedura di effettiva gara».
Diverso il caso dell’acquisto di una apparecchiatura, uno spirometro da 47 mila euro, per il quale sarebbe stato utilizzato il criterio dell’«infungibilità», che permette al committente di scegliere un solo prodotto perché è l’unico sul mercato con determinate caratteristiche: secondo l’accusa, sarebbe stato prima individuato il prodotto, per poi «consentire a una ditta determinata di presentare l’offerta vincente».
Le indagini avevano fatto emergere inoltre anche l’abitudine, diffusa secondo la procura, a timbrare il cartellino per poi allontanarsi per lungo tempo dal luogo di lavoro per fare shopping, per sbrigare faccende, o per andare a caccia, come avrebbe spesso fatto Alderighi. Le assenze sarebbero state coperte da colleghi compiacenti, che avrebbero utilizzato la tessera magnetica al posto del titolare per documentarne la presenza.