Falso e truffa, dirigente arrestato
La procura: pilotava i concorsi, indagato anche l’ex assessore D’Amico.
PESCARA. Lo slogan era semplice: «Se tu dai una cosa a me, io poi dò una cosa a te». Per gli investigatori, questo era il «sistema Iovino», quello che il dirigente regionale Antonio Iovino avrebbe sintetizzato con una battuta finita nelle intercettazioni: un meccanismo di scambio di favori incardinato all’interno della Regione con l’obiettivo di pilotare concorsi per favorire familiari, amici e colleghi. Un sistema in cui sarebbero coinvolti, tra gli altri, l’ex assessore al Personale Giovanni D’Amico, vice presidente del consiglio regionale ed esponente del Pd, il presidente del Parco Sirente Velino Nazzareno Fidanza, e un altro dirigente regionale, Franco La Civita, direttore del servizio Riforme istituzionali.
Dopo un anno di indagini coordinate dal pm di Pescara Gennaro Varone, gli uomini della Digos guidati da Claudio Mastromattei hanno arrestato ieri mattina, nel suo ufficio di Palazzo Silone, Antonio Iovino, direttore del Servizio organizzazione e sviluppo delle Risorse umane e, ad interim, della struttura speciale di supporto al controllo di gestione: a firmare l’ordinanza è stato il gip Guido Campli che, al contempo, ha dichiarato la propria incompetenza territoriale. Dopo l’interrogatorio di garanzia, quindi, gli atti saranno trasferiti alla procura dell’Aquila: è in territorio aquilano, infatti, che sarebbero stati commessi i reati ipotizzati dalla procura di Pescara.
Iovino è indagato per truffa ai danni di ente pubblico, abuso d’ufficio, falsità ideologica, soppressione di atti veri, falsità materiale, rivelazione di segreti d’ufficio. Da ieri il dirigente, 57 anni, è agli arresti domiciliari nella sua casa di Tortoreto.
Assieme a lui risultano indagate, a vario titolo, altre nove persone. Oltre a D’Amico, Fidanza e La Civita (quest’ultimo nella sua veste di presidente di commissione d’esame), tre candidati che avrebbero ottenuto l’aiuto di Iovino nei concorsi: Fabio Fidanza, 27 anni, figlio di Nazzareno, aquilano, Alessandra Manni, 21 anni, di Morino, e Marina Flati, aquilana, 45 anni. Nell’elenco compare anche Rosa Norcaro, anziana madre di Iovino, che avrebbe ottenuto, senza averne il diritto e senza visita, il riconoscimento di persona gravemente disabile.
Per procurare alla mamma i benefici della legge 104, Iovino avrebbe chiesto l’intercessione di un amico medico presso il presidente della commissione invalidità, promettendogli in cambio, grazie ai suoi appoggi, un posto da primario. L’escamotage usato sarebbe stato quello di assegnare il posto per un periodo molto limitato (otto mesi), in modo da per evitare la partecipazione al bando, per poi invece prorogare il contratto. Per questa vicenda, risultano indagati due medici: Rocco Totaro, 49 anni, residente a Coppito, e Paolo Cesare Giffi, 52 anni, di Avezzano, presidente della commissione invalidità.
A dare l’avvio all’inchiesta, a metà del 2008, è un esposto assai circostanziato che denuncia alla procura la gestione disinvolta dei concorsi da parte di un gruppo di potere all’interno della Regione, che opererebbe anche nell’area di Pescara. La Digos comincia a indagare e dopo qualche tempo circoscrive i presunti illeciti all’attività di Iovino. Scattano le intercettazioni: «Tanto ce l’ho io il coltello dalla parte del manico, perché le buste non sono state ancora aperte» avrebbe detto Iovino in una conversazione riferendosi a un concorso su cui una persona gli aveva chiesto di intervenire per favorire un candidato. Vengono monitorati i concorsi effettuati nella seconda metà del 2008. Il 12 febbraio scorso, l’ufficio di Iovino viene perquisito.
Secondo la procura, il dirigente avrebbe «pilotato», tra l’altro, un concorso per 4 posti da assistente contabile, favorendo due persone che erano state escluse per mancanza di requisiti. Come? Si sarebbe accordato con i candidati perché sanassero la loro posizione con documenti in cui qualcuno attestava (falsamente, per l’accusa) che quei requisiti in realtà c’erano. Entrambi sarebbero risultati poi vincitori del concorso, piazzandosi al primo e al terzo posto. Uno di questi sarebbe stato Fabio Fidanza. In un altro caso, invece, la prova scritta sbagliata sarebbe stata sostituita con un compito corretto.
C’è poi un episodio definito «paradossale», quello in cui uno dei candidati «sponsorizzati» si sarebbe accorto di non avere prodotto il documento di identità e Iovino avrebbe chiesto al presidente della commissione di inserire a posteriori la copia del documento. In seguito, il presidente avrebbe chiamato il dirigente per comunicargli che, grazie alla sua «segnalazione», si era scoperto che anche altri candidati non avevano presentato il documento ed erano stati così tutti esclusi. Tranne, naturalmente, quello «amico».
Dopo un anno di indagini coordinate dal pm di Pescara Gennaro Varone, gli uomini della Digos guidati da Claudio Mastromattei hanno arrestato ieri mattina, nel suo ufficio di Palazzo Silone, Antonio Iovino, direttore del Servizio organizzazione e sviluppo delle Risorse umane e, ad interim, della struttura speciale di supporto al controllo di gestione: a firmare l’ordinanza è stato il gip Guido Campli che, al contempo, ha dichiarato la propria incompetenza territoriale. Dopo l’interrogatorio di garanzia, quindi, gli atti saranno trasferiti alla procura dell’Aquila: è in territorio aquilano, infatti, che sarebbero stati commessi i reati ipotizzati dalla procura di Pescara.
Iovino è indagato per truffa ai danni di ente pubblico, abuso d’ufficio, falsità ideologica, soppressione di atti veri, falsità materiale, rivelazione di segreti d’ufficio. Da ieri il dirigente, 57 anni, è agli arresti domiciliari nella sua casa di Tortoreto.
Assieme a lui risultano indagate, a vario titolo, altre nove persone. Oltre a D’Amico, Fidanza e La Civita (quest’ultimo nella sua veste di presidente di commissione d’esame), tre candidati che avrebbero ottenuto l’aiuto di Iovino nei concorsi: Fabio Fidanza, 27 anni, figlio di Nazzareno, aquilano, Alessandra Manni, 21 anni, di Morino, e Marina Flati, aquilana, 45 anni. Nell’elenco compare anche Rosa Norcaro, anziana madre di Iovino, che avrebbe ottenuto, senza averne il diritto e senza visita, il riconoscimento di persona gravemente disabile.
Per procurare alla mamma i benefici della legge 104, Iovino avrebbe chiesto l’intercessione di un amico medico presso il presidente della commissione invalidità, promettendogli in cambio, grazie ai suoi appoggi, un posto da primario. L’escamotage usato sarebbe stato quello di assegnare il posto per un periodo molto limitato (otto mesi), in modo da per evitare la partecipazione al bando, per poi invece prorogare il contratto. Per questa vicenda, risultano indagati due medici: Rocco Totaro, 49 anni, residente a Coppito, e Paolo Cesare Giffi, 52 anni, di Avezzano, presidente della commissione invalidità.
A dare l’avvio all’inchiesta, a metà del 2008, è un esposto assai circostanziato che denuncia alla procura la gestione disinvolta dei concorsi da parte di un gruppo di potere all’interno della Regione, che opererebbe anche nell’area di Pescara. La Digos comincia a indagare e dopo qualche tempo circoscrive i presunti illeciti all’attività di Iovino. Scattano le intercettazioni: «Tanto ce l’ho io il coltello dalla parte del manico, perché le buste non sono state ancora aperte» avrebbe detto Iovino in una conversazione riferendosi a un concorso su cui una persona gli aveva chiesto di intervenire per favorire un candidato. Vengono monitorati i concorsi effettuati nella seconda metà del 2008. Il 12 febbraio scorso, l’ufficio di Iovino viene perquisito.
Secondo la procura, il dirigente avrebbe «pilotato», tra l’altro, un concorso per 4 posti da assistente contabile, favorendo due persone che erano state escluse per mancanza di requisiti. Come? Si sarebbe accordato con i candidati perché sanassero la loro posizione con documenti in cui qualcuno attestava (falsamente, per l’accusa) che quei requisiti in realtà c’erano. Entrambi sarebbero risultati poi vincitori del concorso, piazzandosi al primo e al terzo posto. Uno di questi sarebbe stato Fabio Fidanza. In un altro caso, invece, la prova scritta sbagliata sarebbe stata sostituita con un compito corretto.
C’è poi un episodio definito «paradossale», quello in cui uno dei candidati «sponsorizzati» si sarebbe accorto di non avere prodotto il documento di identità e Iovino avrebbe chiesto al presidente della commissione di inserire a posteriori la copia del documento. In seguito, il presidente avrebbe chiamato il dirigente per comunicargli che, grazie alla sua «segnalazione», si era scoperto che anche altri candidati non avevano presentato il documento ed erano stati così tutti esclusi. Tranne, naturalmente, quello «amico».