Il sequestro di un'auto da parte della Finanza

PESCARA

Fatture false e riciclaggio: imprenditori indagati e maxi sequestro di 3,5 milioni / VIDEO

Sono quattro e appartengono allo stesso nucleo familiare: hanno mandato a picco un'azienda di macchinari per la pulizia. Acquistavano orologi, auto di lusso e viaggiavano con i soldi fatti sparire dalla società

PESCARA. Un "tesoretto" del valore di 3,5 milioni di euro, accumulato dagli amministratori "infedeli" di una società del Pescarese, leader nel settore della produzione e vendita di macchinari per la pulizia di superfici, è stato sequestrato dalla guardia di finanza del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Pescara. Conti correnti, appartamenti, orologi di marca e auto di lusso: su questi beni si è concentrata l'attività di aggressione ai patrimoni illeciti portata a termine negli ultimi giorni dalle Fiamme gialle, nell'operazione denominata "Super Clean".

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L'operazione della guardia di finanza a Pescara

Le indagini sono culminate nell'esecuzione di un provvedimento di sequestro emesso dal Gip del locale Tribunale, su richiesta della Procura, nei confronti di quattro componenti (i nomi non sono stati resi noti) dello stesso nucleo familiare e imprenditoriale, dedito alla sistematica commissione di frodi fiscali, reati societari, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego di denaro di provenienza illecita.

"L'operazione", si legge in una nota della Finanza, "è scaturita da una querela dei soci di minoranza dell'azienda, e ha permesso di accertare l'esistenza di un sodalizio criminale e professionale tra i due amministratori, moglie e marito, complici di una condotta infedele, reiterata e costante, con cui ingenti risorse finanziarie sono state drenate a beneficio di altre imprese collaterali, tra cui quella del figlio e della rispettiva consorte".

Il trasferimento occulto del denaro, spiega la  Finanza, «avveniva in maniera subdola, ricorrendo all'uso di fatture false che attestavano l'esecuzione di operazioni del tutto inesistenti e venivano emesse da una società "compiacente" di proprietà degli stessi amministratori, in concreto una vera e propria "cartierà priva di operatività". I soldi, una volta confluiti illegalmente nelle casse della società "contenitore", sono stati utilizzati sia per l'acquisto della quota maggioritaria dell'azienda principale, a discapito dei soci di minoranza, sia per far fronte a spese voluttuarie, quali viaggi, orologi, autovetture di grossa cilindrata.

«L'operazione - commenta il comandante provinciale della guardia di finanza di Pescara, colonnello Antonio Caputo - è il frutto dell'efficace utilizzo delle tecniche investigative tipiche della polizia economico-finanziaria, diretto  dalla procura della Repubblica pescarese. Con un approccio trasversale e multidisciplinare, siamo riusciti a scoprire e disarticolare un sodalizio criminale che ha ottenuto ingenti profitti illeciti abusando dello strumento societario, piegato esclusivamente a logiche di malaffare, anziché rivolto a potenziare lo svolgimento dell'attività imprenditoriale legale. Attraverso il più classico dei sistemi fraudolenti, la fattura falsa, i responsabili hanno provocato una grave distorsione del sistema economico e delle garanzie delle minoranze azionarie».

Nel sottolineare che «si è rivelata importante la collaborazione dei cittadini, che hanno ben riposto fiducia nelle istituzioni, a cui si sono rivolti per ripristinare la legalità», Caputo afferma che «stiamo progressivamente potenziando i canali di comunicazione con la collettività, proprio nell'ottica di accrescere questa fiducia e creare condizioni sempre più fertili per un utilizzo virtuoso del sistema economico, senza distorsioni che ne alterino il corretto funzionamento, a garanzia della libera concorrenza».