Florindi, Mediolanum sotto inchiesta
L'ipotesi: non difese i clienti dalle incursioni in rete del promotore
PESCARA. L'ex promotore finanziario Lorenzo Florindi rischia di trascinare con sè nel processo penale anche la Mediolanum. Accogliendo la denuncia di un gruppo di cinque avvocati che difendono le vittime della presunta truffa da 10 milioni di euro, la procura di Pescara ha avviato indagini sulla società. Il pm Anna Rita Mantini ha aperto un fascicolo, con iscrizione sul registro delle notizie di reato, sulla base del decreto legislativo 231 del 2001, una normativa che ha introdotto nell'ordinamento italiano la responsabilità delle società in sede penale, responsabilità che si aggiunge a quella della persona che ha commesso il reato.
A chiedere nuovi appronfondimenti, con una memoria depositata nelle settimane scorse, sono stati gli avvocati Roberto Luciani, Dario Allamprese, Marcello Marini Misterioso, Luca Palma e Roberto Milia in rappresentanza di una trentina di persone vittime del presunto raggiro, che oltre a essere parti offese nel processo penale hanno avviato azioni civili (attualmente in corso) per ottenere un risarcimento dall'istituto bancario.Le ipotesi di illecito amministrativo potrebbero essere ricondotte alle violazioni previste dagli articoli 615 ter e 617 del codice penale, che regolamentano l'accesso abusivo ai sistemi informatici e la cognizione, interruzione o impedimento illecito di comunicazioni informatiche (gli avvocati avevano ipotizzato truffa e frode informatica).
Secondo l'accusa, documentata dalle indagini della Guardia di finanza, Florindi avrebbe infatti sottratto ai propri clienti 162 mila euro attraverso la rete, dopo essersi impadronito dei codici segreti di accesso al servizio di banking on line di Mediolanum, grazie ai quali avrebbe effettuato bonifici per migliaia di euro, ma anche ricariche telefoniche agendo, scrive il pm nell'avviso di conclusione delle indagini «con l'aggravante di avere agito con abuso della qualità di operatore di sistema, qualità che gli derivava dal rapporto di agenzia con Banca Medionalum».
I codici vennero ritrovati durante la perquisizione nell'abitazione di Florindi, in via Nazionale Adriatica nord, il 4 settembre 2008. In alcuni casi, sarebbero stati consegnati spontaneamente dai clienti «digiuni di telematica» o su espressa richiesta del promoter, oggi accusato di una truffa ai danni di almeno cento persone e nei giorni scorsi radiato dalla Consob. Adesso Mediolanum potrebbe essere chiamata in causa perché, secondo quanto prevede il decreto 231, l'ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio da soggetti che rivestono una posizione apicale o da persone sottoposte alla vigilanza di questi ultimi. La società può evitare il coinvolgimento solo in un modo: dimostrando di avere adottato modelli di gestione e controllo tali da prevenire gli illeciti. Secondo la denuncia presentata dal pool di avvocati delle vittime, invece, «nella ricostruzione delle vicende, restano alcune evidenze che testimoniano una palese inadeguatezza del modello organizzativo Mediolanum», carenze che avrebbero consentito a Florindi «di operare indisturbato per un arco temporale particolarmente lungo».
I legali parlano di «totale assenza di controllo» da parte della banca, che «avrebbe dovuto accorgersi tempestivamente e da sola» delle azioni del promotore. Banca Mediolanum avrebbe potuto agevolmente «riscontrare la vastissima movimentazione di denaro da parte di Florindi» scrivono nella denuncia depositata in procura, «attraverso la segnalazione a livello centrale bancario di tutte le operazioni di rilevante importo censite regolarmente dal sistema. Tale movimentazione, correlata al disinvestimento dei clienti Mediolanum, avrebbe quantomeno dovuto comportare un più analitico esame della condotta professionale di Florindi, con una indagine nei confronti dei clienti». Nonostante questo, la banca non si sarebbe accorta di nulla «almeno fino al dicembre 2007, ovvero sino alla prima segnalazione di un cliente».
A chiedere nuovi appronfondimenti, con una memoria depositata nelle settimane scorse, sono stati gli avvocati Roberto Luciani, Dario Allamprese, Marcello Marini Misterioso, Luca Palma e Roberto Milia in rappresentanza di una trentina di persone vittime del presunto raggiro, che oltre a essere parti offese nel processo penale hanno avviato azioni civili (attualmente in corso) per ottenere un risarcimento dall'istituto bancario.Le ipotesi di illecito amministrativo potrebbero essere ricondotte alle violazioni previste dagli articoli 615 ter e 617 del codice penale, che regolamentano l'accesso abusivo ai sistemi informatici e la cognizione, interruzione o impedimento illecito di comunicazioni informatiche (gli avvocati avevano ipotizzato truffa e frode informatica).
Secondo l'accusa, documentata dalle indagini della Guardia di finanza, Florindi avrebbe infatti sottratto ai propri clienti 162 mila euro attraverso la rete, dopo essersi impadronito dei codici segreti di accesso al servizio di banking on line di Mediolanum, grazie ai quali avrebbe effettuato bonifici per migliaia di euro, ma anche ricariche telefoniche agendo, scrive il pm nell'avviso di conclusione delle indagini «con l'aggravante di avere agito con abuso della qualità di operatore di sistema, qualità che gli derivava dal rapporto di agenzia con Banca Medionalum».
I codici vennero ritrovati durante la perquisizione nell'abitazione di Florindi, in via Nazionale Adriatica nord, il 4 settembre 2008. In alcuni casi, sarebbero stati consegnati spontaneamente dai clienti «digiuni di telematica» o su espressa richiesta del promoter, oggi accusato di una truffa ai danni di almeno cento persone e nei giorni scorsi radiato dalla Consob. Adesso Mediolanum potrebbe essere chiamata in causa perché, secondo quanto prevede il decreto 231, l'ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio da soggetti che rivestono una posizione apicale o da persone sottoposte alla vigilanza di questi ultimi. La società può evitare il coinvolgimento solo in un modo: dimostrando di avere adottato modelli di gestione e controllo tali da prevenire gli illeciti. Secondo la denuncia presentata dal pool di avvocati delle vittime, invece, «nella ricostruzione delle vicende, restano alcune evidenze che testimoniano una palese inadeguatezza del modello organizzativo Mediolanum», carenze che avrebbero consentito a Florindi «di operare indisturbato per un arco temporale particolarmente lungo».
I legali parlano di «totale assenza di controllo» da parte della banca, che «avrebbe dovuto accorgersi tempestivamente e da sola» delle azioni del promotore. Banca Mediolanum avrebbe potuto agevolmente «riscontrare la vastissima movimentazione di denaro da parte di Florindi» scrivono nella denuncia depositata in procura, «attraverso la segnalazione a livello centrale bancario di tutte le operazioni di rilevante importo censite regolarmente dal sistema. Tale movimentazione, correlata al disinvestimento dei clienti Mediolanum, avrebbe quantomeno dovuto comportare un più analitico esame della condotta professionale di Florindi, con una indagine nei confronti dei clienti». Nonostante questo, la banca non si sarebbe accorta di nulla «almeno fino al dicembre 2007, ovvero sino alla prima segnalazione di un cliente».
© RIPRODUZIONE RISERVATA