Fogna del palazzo scarica in mare
PESCARA. La fogna di un palazzo si rompe, i liquami finiscono nel fosso Vallelunga e in mare. E scatta il divieto di balneazione per due giorni. A denunciare lo scarico abusivo, che potrebbe essere...
PESCARA. La fogna di un palazzo si rompe, i liquami finiscono nel fosso Vallelunga e in mare. E scatta il divieto di balneazione per due giorni. A denunciare lo scarico abusivo, che potrebbe essere andato avanti addirittura per «due giorni», sono stati i residenti del Villaggio Alcyone, al confine tra Pescara e Francavilla: schiuma, acqua putrida e un odore di liquami fin dentro le case. Così, lunedì scorso intorno alle 19, gli abitanti hanno contattato Augusto De Sanctis del Forum H20 ed è scattato il sopralluogo all’altezza dello svincolo della circonvallazione di San Silvestro: «Una vergogna», le prime parole di De Sanctis. Intorno alle 23, poi, i carabinieri forestali hanno raccolto campioni d’acqua dal canale ed entro due giorni arriveranno i primi risultati. Ieri mattina, intanto, sotto al palazzo di via 8 marzo, sono intervenuti i tecnici dell’Aca e del Comune che hanno accertato il «malfunzionamento» del tombino che, secondo l’assessore al Demanio Loredana Scotolati, «ha operato al contrario, riversando acque nere nella linea delle acque bianche». Comune e Aca hanno chiuso il pozzetto e lo sversamento è finito. Quanto è grave il danno provocato? «In via cautelativa», il Comune ha messo un divieto di balneazione fino a domani e ha chiesto all’Arta «prelievi straordinari» in mare.
Un tombino rotto che mette in allarme un quartiere, la stessa zona che deve fare i conti con un canale invaso dalla vegetazione selvaggia e abbandonato: «Alcuni residenti», racconta De Sanctis, «ci hanno chiamato verso le 19 e arrivati sul punto, constatata la situazione, abbiamo chiamato il 1515 dei carabinieri forestali. Secondo le persone del posto, lo scarico andava avanti da almeno due giorni, tanto che i cattivi odori erano avvertiti nelle case». Nel canale, all’altezza dello scarico, l’acqua era scura, ricoperta di schiuma grigia e maleodorante. Il controllo dei carabinieri è stato fatto circa 4 ore dopo. «È accaduto un fatto spiacevole», spiega De Sanctis, «in quanto i carabinieri forestali, dopo alcune chiamate, ci hanno comunicato in un primo tempo che sarebbero intervenuti il giorno dopo. Solo con un’insistente e reiterata azione, facendo notare che eravamo di fronte a un potenziale reato per il quale era indispensabile raccogliere le prove sul momento, in presenza di un potenziale rischio per la salute in considerazione delle condizioni del tratto di mare antistante il fosso e con la possibilità che, il giorno successivo, lo scarico avrebbe potuto essere terminato, alle 20,54 è arrivata la conferma che sarebbe giunta una pattuglia per campionare (da Atri). La pattuglia è intervenuta verso le 22,45 e ha effettuato diversi campionamenti a monte, sul punto dello scarico e a valle. L’odore di scarico fognario tra l’altro era ancora più forte e anche alla vista la portata sembrava maggiore». Di solito, nel tratto di mare davanti a fosso Vallelunga è vietata la balneazione ma quest’anno la Regione ha dato il via libera ai tuffi: «Vogliamo stigmatizzare che la riapertura alla balneazione del tratto classificato “scarso” proprio per i ripetuti fenomeni di contaminazione da scarichi fognari nel passato, è avvenuta da pochi giorni grazie a una “certificazione” da parte della Regione dell’avvenuta risoluzione dei problemi. Viene da chiedersi», dice De Sanctis, «se queste valutazioni siano supportate da fatti concreti e oggettivi, visto che stiamo parlando della tutela della salute pubblica. Non bastano due prelievi favorevoli consecutivi perché la normativa comunitaria e nazionale impone di dimostrare la reale risoluzione delle problematiche che determinano il ripetersi di condizioni di contaminazione. Le immagini raccolte lunedì ci raccontano una realtà lontana anni luce da quanto affermato da Regione e Comune».
Un tombino rotto che mette in allarme un quartiere, la stessa zona che deve fare i conti con un canale invaso dalla vegetazione selvaggia e abbandonato: «Alcuni residenti», racconta De Sanctis, «ci hanno chiamato verso le 19 e arrivati sul punto, constatata la situazione, abbiamo chiamato il 1515 dei carabinieri forestali. Secondo le persone del posto, lo scarico andava avanti da almeno due giorni, tanto che i cattivi odori erano avvertiti nelle case». Nel canale, all’altezza dello scarico, l’acqua era scura, ricoperta di schiuma grigia e maleodorante. Il controllo dei carabinieri è stato fatto circa 4 ore dopo. «È accaduto un fatto spiacevole», spiega De Sanctis, «in quanto i carabinieri forestali, dopo alcune chiamate, ci hanno comunicato in un primo tempo che sarebbero intervenuti il giorno dopo. Solo con un’insistente e reiterata azione, facendo notare che eravamo di fronte a un potenziale reato per il quale era indispensabile raccogliere le prove sul momento, in presenza di un potenziale rischio per la salute in considerazione delle condizioni del tratto di mare antistante il fosso e con la possibilità che, il giorno successivo, lo scarico avrebbe potuto essere terminato, alle 20,54 è arrivata la conferma che sarebbe giunta una pattuglia per campionare (da Atri). La pattuglia è intervenuta verso le 22,45 e ha effettuato diversi campionamenti a monte, sul punto dello scarico e a valle. L’odore di scarico fognario tra l’altro era ancora più forte e anche alla vista la portata sembrava maggiore». Di solito, nel tratto di mare davanti a fosso Vallelunga è vietata la balneazione ma quest’anno la Regione ha dato il via libera ai tuffi: «Vogliamo stigmatizzare che la riapertura alla balneazione del tratto classificato “scarso” proprio per i ripetuti fenomeni di contaminazione da scarichi fognari nel passato, è avvenuta da pochi giorni grazie a una “certificazione” da parte della Regione dell’avvenuta risoluzione dei problemi. Viene da chiedersi», dice De Sanctis, «se queste valutazioni siano supportate da fatti concreti e oggettivi, visto che stiamo parlando della tutela della salute pubblica. Non bastano due prelievi favorevoli consecutivi perché la normativa comunitaria e nazionale impone di dimostrare la reale risoluzione delle problematiche che determinano il ripetersi di condizioni di contaminazione. Le immagini raccolte lunedì ci raccontano una realtà lontana anni luce da quanto affermato da Regione e Comune».