PESCARA
«Fogne tappate in città» Una sentenza inchioda l’Aca
L’ente condannato a risarcire una ditta di viale Marconi invasa dall’acqua: l'attività danneggiata dalla condotta ostruita per oltre la metà dal fango stagnante, sotto accusa la manutenzione assente
PESCARA. Fognature di Pescara tappate dalla «presenza di fango stagnante» e «non in grado di evitare gli allagamenti» anche in caso di piogge «non eccezionali». Lo dice una sentenza del tribunale che ha condannato l’Aca a risarcire un’attività di viale Marconi che, nel giro di un anno, tra il 2011 e il 2012, si era ritrovata con il locale invaso da 60 centimetri d’acqua e melma e con attrezzature da buttare: la sentenza, riferita a una gestione di 5 anni fa, accusa l’Aca di ignorare la manutenzione «cosicché un semplice intervento di manutenzione ordinaria avviene a danno già avvenuto». Ora, l’Aca dovrà pagare 35mila euro (più interessi e spese legali) alla ditta di materiali elettronici F.lli Sisofo, assistita dall’avvocato Tommaso Marchese.
Secondo il giudice Gianluca Falco, la responsabilità degli allagamenti ricade sull’Aca e non sul Comune: lo hanno sostenuto anche due consulenti tecnici che «hanno confermato», dice la sentenza, «la riconducibilità causale degli allagamenti al difetto di manutenzione del sistema di raccolta piovana della rete fognaria comunale». E chi avrebbe dovuto tenere pulite quelle condotte? In forza di un accordo risalente al 2003, la competenza sulle fogne è proprio dell’Aca e non del Comune.
La sentenza parla di manutenzione mancata. Durante il giudizio, i consulenti hanno chiesto all’Aca le carte sui lavori eseguiti in città: «Dai vari accessi agli atti», rivela la relazione, «non sono stati forniti rilievi o mappature dei manufatti delle rete di scarico o elaborati progettuali. Non è stato fornito un registro di manutenzione per cui si presume che la manutenzione del sistema fognario non possa essere eseguita in modo programmatico ma solo a guasto». Senza carte in mano, i consulenti hanno ispezionato le fogne: «Lungo viale Marconi è stata riscontrata la presenza di fango stagnante per ben oltre il 60% della sezione fino a un massimo di circa il 75% con ciò attestando la drastica riduzione della portata». Una fognatura occlusa che «non è in grado di evitare gli allagamenti nel caso di precipitazioni intense di carattere non eccezionale». Nella sua citazione, la ditta aveva denunciato che il locale si era riempito d’acqua «a seguito di precipitazioni piovose normali». La relazione dei consulenti prosegue così: «L’accumulo di sedimento nella condotta per più del 60% aggrava ulteriormente la situazione così come la modalità di intervento utilizzata per la manutenzione ordinaria e straordinaria, ovvero l’intervento non è programmato ma è a guasto cosicché un semplice di intervento di manutenzione ordinaria avviene a danno già avvenuto».
In tribunale, il Comune, assistito dall’avvocato Giulia Di Donato, e l’Aca, difesa dal legale Sergio Della Rocca, hanno sostenuto la tesi di «temporali eccezionali» e, di conseguenza, di un «caso fortuito». Un consulente ha sconfessato questa tesi con i dati della pioggia caduta: «Gli allagamenti provocati da piogge non eccezionali, quale quella del 14 settembre 2012 oppure quelle avvenute nell’estate 2011, conclamano l’inefficienza del sistema fognario, peraltro nota al Comune di Pescara visto che ha appaltato opere per realizzare un nuovo sistema di raccolta delle sole acque piovane dell’area».
L’Aca ha tentato di sostenere di non essere competente per le fogne, ma il giudice ha ricostruito il passaggio di consegne delle reti e ha affermato che è proprio l’Aca l’«esclusiva custode dei sistemi di smaltimento dell’acqua piovana». Per il giudice, una convenzione del 2003 tra l’Ato e l’Aca parla chiaro e impone all’Aca sia «manutenzione delle reti di collettamento e degli impianti di sollevamento delle acque meteoriche» sia la «manutenzione straordinaria» con «l’insieme degli interventi di sostituzione, rifacimento e modifica delle opere».
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