san giovanni teatino
Frontale sull’Asse attrezzato dopo il contromano, morti i due conducenti
Un 47enne di Pianella percorre 5 chilometri sulla corsia sbagliata e travolge un autista Gtm, padre di due bimbi, che andava al lavoro
SAN GIOVANNI TEATINO. Contromano sull’asse attrezzato per cinque chilometri, dal cementificio a Dragonara sulla corsia in direzione Pescara. E poi il frontale, tremendo, tra le due auto che si accartocciano e inghiottono i due conducenti. È stata un’alba di sangue e dolore quella di ieri, un’alba che ha visto morire per un drammatico errore due papà, due 47enni con storie e provenienze diverse, ma con lo stesso terribile destino.
Da una parte Roberto Gagliardone, 47 anni di Alanno, sposato, padre di una bambina di sei anni e di un bambino di 11, autista della Gtm che alle 4,35 di ieri mattina con la sua Lancia Lybra stava andando a lavorare a Pescara per attaccare alle 4,50 il suo turno di lavoro sulla linea del 38; dall’altra Moreno D’Amico, 47 anni anche lui, di Castellana di Pianella, separato con una figlia di 19 anni, senza un lavoro fisso, che a bordo di una Suzuki Alto che si era fatto prestare stava tornando presumibilmente a casa (da Pescara verso Pianella). Ma ha scelto la corsia sbagliata: è lui, secondo quanto ricostruito dalla polizia stradale di Chieti, ad aver provocato il tremendo incidente con il contromano preso per motivi ancora in via di accertamento.
Di certo c’è la telefonata di un automobilista che intorno alle 4,30 segnala alla Stradale un’auto che lungo l’asse attrezzato, all’altezza dello svincolo dell’aeroporto, sta procedendo nel senso sbagliato sulla corsia che va in direzione Chieti-Pescara. Immediatamente viene inviata una pattuglia sul posto. Ma gli agenti non ce la fanno a prevenire lo scontro che purtroppo avviene pochi chilometri più giù, appena dopo il curvone di Dragonara (all’altezza di Delta sport), e che il povero Roberto Gagliardone fa di tutto per evitare. A raccontarlo, sono i segni delle gomme stampati sull’asfalto dalla sua Lancia Lybra. Sessanta metri di frenata in rettilineo, gli ultimi sessanta metri della vita di Roberto che sulla corsia di sorpasso dove viaggiava verso Pescara non ce la fa in nessun modo a evitare quel proiettile blu che lo travolge senza lasciargli scampo.
È uno schianto tremendo. Della Suzuki non resta quasi niente, la Lybra è distrutta e in entrambi i casi non c’è più vita, tutto finito. Difficile per i soccorritori che arrivano dopo la polizia stradale, che sul posto invia tre pattuglie coordinate dal vice comandante Marco Polidoro con Luca Di Paolo responsabile della polizia giudiziaria, riuscire a estrarre quei corpi martoriati. Per questo, oltre al 118 di Chieti, arrivano anche i vigili del fuoco del capoluogo teatino, i quali impiegano più di due ore per sezionare le lamiere. Sono circa le otto quando finalmente si riesce a dare un nome anche a Moreno D’Amico, mentre alla centrale della Gtm qualche collega di Gagliardone segnala di aver incrociato quel terribile incidente lungo l’asse attrezzato, ma nessuno ha ancora il coraggio di mettere in relazione quella scena tremenda con la strana assenza di Roberto, sempre preciso e puntuale e che invece alle 4,50 non si è presentato al lavoro. Per questo continuano con insistenza a chiamarlo sul cellulare prima che dalla direzione, informata ufficialmente dell’accaduto, arriva la conferma che tutti temevano.
Ed è un risveglio drammatico anche per le migliaia di automobilisti pendolari che all’altezza di Dragonara dalle 5, e fino alle 10,30 quando è stato riaperto, si sono trovati con l’asse attrezzato sbarrato all’altezza di Dragonara con le uscite obbligatorie a Salvaiezzi e a Pescara ovest. Un provvedimento necessario da parte della stradale che ha seguito i rilievi e gestito la circolazione, ma che non ha mancato di creare lunghe code e rallentamenti che sono andati peggiorando, complice l’orario di ingresso di scuole e uffici.
Ma sono ore necessarie per ricostruire quanto accaduto, per dare un nome alle vittime e per capire come e perché sia potuto accadere. Del caso si occupa il sostituto procuratore di Chieti Giuseppe Falasca: la dinamica è chiara, il responsabile dell’incidente è morto e non viene disposta l’autopsia. Ma un accertamento sul suo stato psicofisico si prova comunque a fare. È per questo che viene disposto un prelievo per provare a verificate in quali condizioni si fosse messo alla guida per imboccare contromano l’asse attrezzato e non fermarsi neanche quando incrocia l’automobilista che ne segnala il suo pericolosissimo passaggio alla stradale. Lui va dritto, dritto com’era andato a maggio del 2011 quando più o meno alla stessa ora, le cinque del mattino, si schiantò da solo alla guida di una Citroen C3 contro il guard-rail che gli entrò fino ai sedili posteriori dell’auto. Anche quella volta per tirarlo fuori ci vollero i vigili del fuoco, ma era vivo e finì in Rianimazione. Questa volta no. Questa volta si è portato dietro nel suo tragico destino anche Roberto Gagliardone, morto mentre andava a lavorare. Un infortunio sul lavoro che l’azienda Tua ha già denunciato come tale all’Inail.
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