Giornale inglese: «Jihadista ferito operato a Pescara»

La notizia del Guardian ripresa da La Verità. Che collega il miliziano libico all’Isis. Scattano gli accertamenti della Digos

Nei giorni scorsi è stato il quotidiano britannico The Guardian, con un articolo a firma dei giornalisti Lorenzo Tondo, Piero Messina e Patrick Wintour, a parlare dell’ingresso in Europa di alcuni combattenti per lo Stato Islamico che sarebbero riusciti ad infiltrarsi nello schema destinato a offrire trattamento ospedaliero ai soldati feriti dello Stato della Libia. Un documento dei servizi segreti italiani, esaminato dal Guardian, ha rivelato una complessa rete in cui, a partire dal 2015, membri dell’Isis collegati con i movimenti jihadisti sono riusciti a penetrare in Europa fingendosi miliziani libici feriti in battaglia in modo da poter essere curati in Italia per poi muoversi a piacimento in Europa e in Medio Oriente. Il documento, rivela il Guardian, afferma che «elementi dell’Isis sono coinvolti in un’operazione di infiltrazione clandestina di feriti provenienti dalla Libia e stanno utilizzando questo metodo per muoversi fuori dalla Libia senza passaporti falsi». Il documento dell’intelligence italiana si sofferma in particolare, secondo il Guardian, su un progetto sanitario sostenuto dall’Occidente per la riabilitazione e la cura di feriti libici, e afferma che questo progetto è gestito in «maniera ambigua e tale da suscitare interrogativi», anche se è supervisonato da un governo riconosciuto dalle Nazioni Unite che ha per base Tripoli.
Il documento, inoltre, lascia intendere che il governo libico stia pagando incautamente le spese di viaggio di membri dell’Isis che vengono confusi con combattenti regolari, ipotizza ancora il Guardian. Alcuni diplomatici e manager del settore sanitario hanno usato il “Comitato assistenza feriti libici” per richiedere visti in grado di portare in Europa soldati feriti. Ma l’intelligence italiana ritiene che un numero ancora sconosciuto di combattenti dell’Isis abbiano utilizzato questo meccanismo usando falsi passaporti forniti loro da una rete criminale che comprende anche funzionari corrotti. L’Isis, per l’intelligence, avrebbe preso il controllo dell’ufficio passaporti a Sirte trafugando fino a duemila documenti ancora in bianco.
Fin qui il Guardian. Ma ieri, della questione si è occupata anche La Verità. Che con un articolo a firma Francesco Borgonovo, ha pubblicato il nome dell’uomo che si sarebbe fatto curare a Pescara. Si tratterebbe di Akram Bin Hamid che, scrive il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, è stato indicato «dai Servizi come un personaggio di primo piano tra i combattenti dell’Isis». L’uomo viene indicato come il fratello di Wissam Bin Hamid e di Qais, «le menti che si celavano dietro il traffico di finti feriti di guerra dalla Libia all’Europa», ed entrambi «sono stati avvistati in Italia» mentre Akram, scrive ancora La Verità, «è stato segnalato a Pescara», dove «avrebbe subito un intervento chirurgico alla gamba». Ieri, nel momento in cui si è diffusa la notizia, la Digos della questura del capoluogo di provincia abruzzese si è subito attivata per una serie di accertamenti. Ma ha escluso che ci siano stati accessi in ospedale che si possano ricondurre a presunti miliziani delle truppe libiche.
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