Giro di usura tra Chieti e Pescara: tre ai domiciliari, quattro indagati
Arrestati Gianfranco Rossi 46 anni di Atessa, Vito Vacante (43) di San Vito Chietino e Massimo Piccirillo (45) di Santa Maria Imbaro. Il giro d’affari supererebbe il milione di euro
PESCARA. I carabinieri della Compagnia di Pescara diretti dal capitano Claudio Scarponi hanno arrestato tre persone con l’accusa di usura. Le vittime sono alcuni commercianti delle province di Pescara e Chieti. I tre arrestati dai carabinieri di Pescara sono: Gianfranco Rossi di 46 anni di Atessa ( Chieti), Vito Vacante (43) di San Vito Chietino ( Chieti) e Massimo Piccirillo (45) di Santa maria Imbaro ( Chieti). I tre sono stati posti agli arresti domiciliari. Altre quattro persone sono state indagate a piede libero sempre per i medesimi reati. Le misure cautelari sono state emesse per il reato di usura continuata in concorso dal Gip di Pescara Gianluca Sarandrea, su richiesta del Sostituto Procuratore Gennaro Varone.
L’attività dei carabinieri è iniziata in modo tradizionale, anche grazie a un precedente procedimento sempre per usura. Pur non avendo presentato mai denuncia, le vittime, una volta ascoltate dagli inquirenti, hanno ammesso di aver pagato con interessi fino ed oltre il 15%. Le vittime, che avevano difficoltà ad accedere al credito tradizionale, si erano rivolte agli strozzini per avere soldi in prestito, poi da restituire, anche mediante minacce, con interessi fino ad oltre il 15%. Nel mirino degli usurai sono finiti commercianti, impresari edili e un gioielliere delle province di Pescara e Chieti.
Il giro di affari degli usurai ammonterebbe ad oltre il milione di euro.
Nel corso dell’operazione di oggi, sono stati sequestrati trenta conti correnti bancari, 77 assegni già compilati, 13 in bianco e alcune cambiali. Precedentemente i carabinieri avevano invece sequestrato 200 mila euro in assegni. Ad incassare i soldi erano i complici dei tre arrestati che alla scadenza del debito pretendevano i soldi e se le vittime non erano in grado, provvedevano all’emissione di ulteriori assegni maggiorati di altri interessi. In alcuni casi gli usurai ricorrevano a minacce e violenze fisiche.
©RIPRODUZIONE RISERVATA