Gli ambientalisti: «Serve più prevenzione» 

Il Wwf chiede più controlli: «Non si respira aria buona». Nella stessa fabbrica grave incendio nel 2009

CHIETI. «Al di là dei risultati ci domandiamo perché accadano questi eventi, perché il sistema antincendio non abbia funzionato. Sono necessari controlli preventivi e periodici che vanno sollecitati, nell’interesse della collettività e delle aziende stesse»: così il Wwf Chieti-Pescara commenta il rogo che, nella notte tra lunedì e martedì ha devastato la Mag.ma di Chieti Scalo. «Le indagini stabiliranno eventuali responsabilità», afferma la presidente Nicoletta Di Francesco, «ma resta il fatto che i problemi creati sono immensi e ci dobbiamo domandare che cosa stiamo riservando ai nostri figli e nipoti, quale futuro stiamo preparando per loro». Il Wwf insiste sulla necessità di maggiori controlli dell’aria in generale, perché «nella vallata non si respira aria buona».
«Per entrambi gli incendi», aggiunge il Forum H2O commentando questo e l’incendio di Pineto (vedi articoli alle pagine 4 e 5), «serve anche avere le mappe di ricaduta degli inquinanti, che l’Arta nel passato ha diffuso in pochi giorni dagli eventi, ad esempio nel 2009 nel precedente che coinvolse proprio la Mag.ma di Chieti». Questo non è infatti il primo rogo nello stabilimento dello Scalo: il 21 giugno del 2009 l’azienda subì la distruzione di quasi metà della fabbrica: macchinari, camion e un capannone andarono in fumo. Le analisi dell’Arta allora rilevarono prevalentemente la presenza di idrocarburi aromatici, derivanti dalla combustione delle plastiche, ma non furono trovati composti organici contenenti cloro, pericolosi per la salute in caso di combustione. Secondo le rilevazioni di allora, la deposizione di inquinanti avrebbe interessato principalmente la regione a sud dell’impianto, mentre empiricamente stavolta la nube tossica è sembrata più grande ed estesa verso tutta la vallata.
Per Riccardo Di Gregorio, presidente dell’associazione “Chieti bene comune”, «in questo contesto non si può non sottolineare l’inadeguatezza del sistema di gestione ambientale locale. Le infrastrutture di monitoraggio dell’aria, che dovrebbero essere operative e trasparenti, non sembrano in grado di fornire dati sufficienti e in tempo reale. I cittadini hanno il diritto di sapere cosa stanno respirando e quali rischi stanno correndo».(a.rap.)
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