Gli amici del branco in questura: i racconti contro i due arrestati 

Gli investigatori della Mobile cercano riscontri su un appuntamento tra Christopher e i presunti assassini Si scava tra le confidenze via chat nel gruppo di amici: il 16enne ucciso per «una questione di rispetto»

PESCARA. Gli amici del branco sfilano in questura per parlare dei rapporti tra Christopher Thomas Luciani, ucciso due settimane fa all’età di 16 anni con 25 coltellate, e i presunti assassini, Gianni e Michele, entrambi 17enni, il primo figlio di una professoressa e il secondo figlio di un carabiniere in servizio in una stazione del Pescarese. Anche se due settimane fa non hanno assistito all’omicidio nel parco Baden Powell di via Raffaello, gli altri ragazzini chiamati a testimoniare sono stati convocati per ricostruire il contesto: secondo gli investigatori della squadra mobile, guidati dal commissario Mauro Sablone, gli amici di Gianni e Michele potrebbero sapere dettagli su Christopher grazie alle confidenze via chat.
l’appuntamento Gli investigatori continuano a cercare riscontri su un appuntamento tra Christopher e i suoi assassini: di questo hanno parlato già i minorenni presenti nel parco al momento dell’omicidio. «Voglio precisare che Gianni aveva dato appuntamento a Christopher per esigere il pagamento di debiti, verosimilmente di droga», queste le parole di uno di loro. Ma è possibile che anche altri amici sappiano qualcosa.
c’era un piano? E poi la squadra mobile ha un’altra domanda a cui dare risposta: quello che è accaduto era stato pianificato per punire un debito di circa 250 euro per qualche cessione di droga? Oltre ai racconti, saranno determinanti i messaggi contenuti nei sei cellulari sequestrati ai due arrestati e ad altri 4 minorenni. Al lavoro sui dispositivi, per estrapolare chat e scambi di messaggi, c’è un perito incaricato dalla Procura per i minorenni dell’Aquila, Fabio Biasini: pochi giorni ancora e gli smartphone diranno la verità, anche attraverso le chat cancellate. Un punto fermo che però alimenta sospetti c’è già: Gianni aveva un cambio di abiti nello zainetto.
«questione di rispetto» Due settimane sono passate dall’omicidio che ha sconvolto l’Italia: 14 giorni a chiedersi perché un ragazzino di appena 16 anni è stato colpito con 25 coltellate e lasciato morire tra le erbacce del parco, in un non luogo compreso tra campo da calcetto e muraglione della ferrovia. È una domanda senza risposta. Finora, l’unica spiegazione è contenuta nelle dichiarazioni del branco: prima, verso le 16.30, l’incontro tra la stazione di Pescara centrale e il terminal bus; poi la discussione per i soldi. «Gianni ci aveva fatto capire che voleva tirargli due schiaffi», questo il primo racconto dei testimoni. «Gianni gli diceva che era diventata una questione di rispetto».
COME UNA SERIE TV Un ragazzino che parla di «rispetto» come se fosse il protagonista di una serie tv stile “Gomorra” o “Suburra”. Poi l’ultima passeggiata verso il giardino: «Svoltato a destra, vediamo Luciani a terra e Gianni con il coltello in mano. Quando siamo arrivati, Gianni ha continuato ad accoltellarlo», queste le parole del ragazzino testimone, «hanno detto che Gianni gli ha dato 15 coltellate e Michele, che poi ha preso il coltello, con una lama nera, gliene ha date altre dieci. Io mi sono allontanato e sono andato dagli altri. Io non ho reagito in alcun modo». E poi la fine: «Christopher faceva dei versi quasi di morte e loro gli dicevano di stare zitto. Lui era a terra, con una gamba accavallata all’altra, ripiegato per terra, esposto ai colpi sul fianco destro. Io ero allibito, non sapevo cosa fare, volevo fermarli ma non sapevo cosa fare. Mentre lo facevano sembrava che non ci stessero più con la testa».