Gli industriali ai vescovi «Pregiudizi sul petrolio»
Primavera risponde alla lettera della Conferenza episcopale Abruzzo-Molise «Tuteliamo il territorio ma anche le sue potenzialità economiche»
CHIETI. « Se si vuole difendere il territorio da aggressioni alla qualità dell'ambiente, delle acque, dell'aria, non è corretto farlo criminalizzando un intero settore e chiudendo gli occhi su altre realtà ben conosciute ma volutamente sottaciute, come gli effetti letali su terra e acque di certi trattamenti chimici propri dell'agricoltura o di reflui degli allevamenti zootecnici, l'inefficienza dei sistemi di depurazione in mano pubblica». È la risposta del presidente di Confindustria Chieti Paolo Primavera alla dura presa di posizione della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana contro la petrolizzazione della regione, e per quelle che i vescovi definiscono le «ferite delle nostre terre, minacciate da progetti di sviluppo che sono invero segnati da gravi rischi ambientali, socio-economici e umani».
«La produzione di energia è attività lecita, legittima e necessaria», ribatte Primavera, «regolata da norme severe, tra le più rigide del mondo, sottoposta a continui controlli; le decine di aziende del settore petrolifero in Abruzzo impiegano tecnologie avanzate, operano con grande rispetto dell'ambiente, della salute pubblica e della sicurezza dei propri lavoratori cui assicurano occupazione stabile e di qualità, e danno inoltre lavoro ad un indotto locale di grande rilievo, per circa 5.000 addetti complessivi. La Strategia Energetica Nazionale assegna un ruolo importante alla nostra regione, nel quadro di un potenziale di investimenti per 15 miliardi e 25.000 nuovi posti di lavoro, oltre al consolidamento dell'occupazione già esistente». Secondo Confindustria l'Abruzzo potrebbe intercettare almeno il 10% di tali opportunità, «con una risposta concreta alla fame di lavoro che attanaglia il territorio, e ricevendo ritorni economici in grado di alimentare investimenti nel settore turistico o delle infrastrutture o a sostegno delle piccole imprese, per cui oggi non vi sono risorse».
Primavera nega che ci siano «segni distruttivi» dell’attività petrolifera in Abruzzo «che esiste da oltre 75 anni».
«Dove sono i danni prodotti al turismo o all'agricoltura o alla pesca?» si chiede l’imprenditore, «o questi settori scontano viceversa problemi le cui radici sono ben lontane dalla presenza di una industria di qualità (vedasi crisi turistica nella zona di Bomba)? Confindustria è convinta che il territorio abruzzese deve essere tutelato e promosso, ma può e deve contemperare l'impiego di tutte le sue potenzialità economiche».
Per questo Confindustria «chiama al dialogo» e invita ad un confronto pubblico sulla questione energetica, «aperto e basato su elementi concreti e non su pregiudizi».
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