«Gli stipendi li paghi il privato»
Venturoni: capisco l’esasperazione dei lavoratori ma vanno seguite le regole
PESCARA. Assessore Lanfranco Venturoni oggi alcuni dipendenti della clinica S. Maria di Avezzano, gruppo Villa Pini, sono saliti sul tetto per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi. Cosa può dire loro?
«Che mi dispiace. Naturalmente hanno ragione perché sono esasperati».
Come se ne esce?
«Noi vogliamo che questa storia finisca una volta per tutte, non possiamo stare ogni anno a discutere di queste cose. Ma qui si fa confusione: le Asl fanno i contratti, chi fa l’impresa deve prendersi cura dei dipendenti e pagarli».
Non crede che ci si trovi di fronte a un problema di ordine pubblico?
«L’attenzione all’ordine pubblico non può modificare i termini di un rapporto contrattuale, altrimenti torniamo al Far West. Le questioni si risolvono con il ragionamento».
Lei giovedì è stato sequestrato nel suo ufficio da alcuni lavoratori, ha pensato di sporgere denuncia?
«E contro chi? Contro i poveri dipendenti di Villa Pini? Sono loro le vittime e io li capisco anche se non condivido i modi della loro esasperazione. Però non possono conoscere tutti i passaggi della questione. E comunque, ripeto, è l’impresa che deve pagare i dipendenti, i quali non sono tenuti a sapere se quei soldi sono dovuti o meno all’azienda e da chi. Qui invece si sta facendo passare il messaggio che Villa Pini non deve pagare i dipendenti con le proprie tasche ma con quelle di altri».
In questi giorni ha parlato anche con il procuratore Trifuoggi. Cosa vi siete detti?
«Il procuratore ha convenuto con me che non ci sono alternative: non possiamo pagare noi i dipendenti, le regole del pagamento dei contratti vanno rispettate. Bisogna tornare a un rapporto di trasparenza e correttezza».
Possiamo attenderci qualcosa domani dalla riunione della Cip, la commissione ispettiva permanente?
«Assolutamente no, la Cip non ha nulla a che fare con tutto questo».
Martedì andrà in aula il disegno di legge che permette la revoca dell’accreditamento in caso di non pagamento degli stipendi. Pensa sia un passo risolutivo?
«Il ddl pone dei paletti più precisi su una legge che già prevede i casi in cui un imprenditore perde l’accreditamento. Siamo intervenuti per evitare equivoci perché la vecchia legge non è chiarissima».
Sarà una legge reversibile come chiede il Pd?
«Su questa questione si sta facendo una politica qualunquista, tipica della sinistra che fa proposte sapendo che non sono percorribili».
«Che mi dispiace. Naturalmente hanno ragione perché sono esasperati».
Come se ne esce?
«Noi vogliamo che questa storia finisca una volta per tutte, non possiamo stare ogni anno a discutere di queste cose. Ma qui si fa confusione: le Asl fanno i contratti, chi fa l’impresa deve prendersi cura dei dipendenti e pagarli».
Non crede che ci si trovi di fronte a un problema di ordine pubblico?
«L’attenzione all’ordine pubblico non può modificare i termini di un rapporto contrattuale, altrimenti torniamo al Far West. Le questioni si risolvono con il ragionamento».
Lei giovedì è stato sequestrato nel suo ufficio da alcuni lavoratori, ha pensato di sporgere denuncia?
«E contro chi? Contro i poveri dipendenti di Villa Pini? Sono loro le vittime e io li capisco anche se non condivido i modi della loro esasperazione. Però non possono conoscere tutti i passaggi della questione. E comunque, ripeto, è l’impresa che deve pagare i dipendenti, i quali non sono tenuti a sapere se quei soldi sono dovuti o meno all’azienda e da chi. Qui invece si sta facendo passare il messaggio che Villa Pini non deve pagare i dipendenti con le proprie tasche ma con quelle di altri».
In questi giorni ha parlato anche con il procuratore Trifuoggi. Cosa vi siete detti?
«Il procuratore ha convenuto con me che non ci sono alternative: non possiamo pagare noi i dipendenti, le regole del pagamento dei contratti vanno rispettate. Bisogna tornare a un rapporto di trasparenza e correttezza».
Possiamo attenderci qualcosa domani dalla riunione della Cip, la commissione ispettiva permanente?
«Assolutamente no, la Cip non ha nulla a che fare con tutto questo».
Martedì andrà in aula il disegno di legge che permette la revoca dell’accreditamento in caso di non pagamento degli stipendi. Pensa sia un passo risolutivo?
«Il ddl pone dei paletti più precisi su una legge che già prevede i casi in cui un imprenditore perde l’accreditamento. Siamo intervenuti per evitare equivoci perché la vecchia legge non è chiarissima».
Sarà una legge reversibile come chiede il Pd?
«Su questa questione si sta facendo una politica qualunquista, tipica della sinistra che fa proposte sapendo che non sono percorribili».