Hanno perso la casa, vanno in tribunale
Palazzo inagibile, 40 famiglie contro il Comune: contestato l’atto che nega l’accesso ai contributi per il terremoto del 2009
PESCARA. Dopo lo sgombero di tutti i condomini, lo scontro in tribunale. La vicenda della palazzina di viale D’Annunzio 259-261, dichiarata inagibile con un’ordinanza del Comune, sembra non finire mai. Ora i 40 proprietari, dopo aver perso casa, hanno deciso di presentare un ricorso al Tar per contestare l’atto con cui il Comune ha negato ai proprietari l’accesso ai contributi statali previsti per il terremoto del 2009. E l’amministrazione comunale ha già dato mandato ai propri avvocati di opporre resistenza al ricorso.
Insomma, si è aperto uno scontro legale dagli esiti incerti. I proprietari, oltre a dover pagare l’Imu sulla casa inagibile, si sono visti anche negare la possibilità di accedere ai fondi per la ricostruzione. E ora rischiano di doversi sobbarcare anche le spese per la demolizione dell’edificio. Così, il condominio di viale D’Annunzio, rappresentato dall’amministratore Katya Giancola, si è rivolto al Tar richiedendo l’annullamento, previa sospensione, del provvedimento emesso il 5 aprile scorso dalla commissione comunale, che si è espressa sul nesso causa-effetto tra il terremoto del 6 aprile 2009 e l’inagibilità della palazzina. La commissione tecnica ha ritenuto che l’inagibilità dell’edificio non sia stata causata dal sisma. «In conclusione», ha scritto nell’atto il direttore del dipartimento Attività tecniche del Comune Amedeo D’Aurelio, «la presenza di un grave danno strutturale accertato e dichiarato esistente prima del sisma del 6 aprile 2009, l’assenza di precisi studi volti ad indagare gli aspetti di natura geologica e geotecnica, che si ritengono preponderanti ai fini della verifica e sussistenza del nesso di causalità, la realizzazione dell’edificio non conforme al progetto iniziale con il conseguente incremento dei carichi agenti dovuti ai tre piani fuori terra abusivamente realizzati, direttamente inficianti sulla certezza del nesso causa-effetto tra l’evento sismico e l’accelerazione della velocità di deformazione della struttura, determina il diniego alla domanda di concessione al contributo per la ricostruzione».
In sostanza, secondo i tecnici, l’immobile avrebbe avuto problemi di pendenza anche prima del 6 aprile 2009. I ricorrenti, invece, la pensano diversamente. Lo stabile avrebbe cominciato a mostrare crepe e problemi di agibilità dopo il terremoto. Per questo, a loro dire, il provvedimento della commissione comunale sarebbe illegittimo. In particolare, per la «violazione della normativa speciale emanata a seguito del sisma del 2009; per motivazione insufficiente e contraddittoria; per eccesso di potere; per errore nei presupposti; per difetto di istruttoria; per violazione dell’articolo 97 della Costituzione, cioè sui principi fondamentali di buon andamento e imparzialità dell’azione amministrativa».
Sta di fatto che la procedura che ha portato poi l’amministrazione comunale ad emanare l’ordinanza di sgombero è di fatto cominciata due anni e mezzo fa, con una nota e diverse perizie tecniche commissionate proprio dai condomini per dimostrare l’inagibilità della palazzina. Sarebbe stato lo stesso condominio a sollecitare, in diverse occasioni, l’intervento dell’amministrazione comunale affinché venisse dichiarata l’inagibilità. L’ente ha dovuto effettuare delle controverifiche coinvolgendo negli accertamenti anche il Genio civile e i vigili del fuoco.
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