«I fatturati non devono fermare le inchieste»
Il convegno. Legnini: rispettare i principi di proporzionalità e adeguatezza
PESCARA. L'incidenza del magistrato sull'economia, tema centrale ieri a Pescara in occasione del convegno “Dialoghi sulle Procure. Prospettive tra autonomia e regole”, organizzato all’Aurum da Area democratica per la giustizia, una corrente dell’Anm, l’associazione nazionale dei magistrati, di cui la referente in Abruzzo è la pm Anna Rita Mantini. Quattro tavole rotonde, di fronte a pm, forze dell’ordine e giornalisti, in cui i magistrati, presenti anche il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, e il sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli, hanno formulato proposte. E il tema caldo è stata l’uniformità dell’esercizio dell’azione penale e le ricadute sul sistema economico. «Abbiamo la consapevolezza dell'impatto dei nostri interventi sull'economia, ma non possiamo fermarci davanti al numeretto del fatturato», ha sottolineato il procuratore aggiunto di Taranto, Maurizio Carbone. Una replica al direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, che aveva osservato che «l'impatto di alcuni provvedimenti della giustizia possono produrre effetti devastanti». Il riferimento della rappresentante degli industriali era al caso Ilva di Taranto, ai tempi del sequestro dell’acciaieria per emissione di sostanze nocive. Una querelle che ha portato Carbone a replicare che «tutto si può dire, tranne che noi magistrati di Taranto non fossimo consapevoli dell'incidenza delle nostre decisioni sul tessuto economico della città, ma davanti ad evidenze probatorie, come quelle emerse da indagini epidemiologiche», ha rimarcato, «in base alle quali 386 decessi sono riconducibili all'impatto delle polveri sottili, è difficile chiedere alla magistratura di restare ferma». Rapporto azione penale-economia sulla quale ha voluto dire la sua Legnini, nell’intervento conclusivo, citando il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Il giudice è soggetto soltanto alla legge, non deve rispondere all’economia. Non c’è alcun dubbio su questo. Ma occorrono i principi di proporzionalità e di adeguatezza. Le parole più appropriate sono quelle del presidente Mattarella». Pertanto, ha ricordato Legnini, riferendosi ad un discorso del capo dello Stato, su ogni decisione che può avere un impatto sociale ed economico rilevante, occorre «una valutazione delle conseguenze e quindi bisogna scegliere i minori sacrifici». Tra i nomi più noti, intervenuti ieri a Pescara, quello di Francesco Greco, procuratore della Repubblica di Milano, che, a proposito dell’Italia, ha sì parlato di «paese semi off shore», per quanto riguarda l'evasione fiscale. Ma ha anche spiegato che non si deve confondere la certezza della tassazione con l’impunità dell’evasione. Nel senso che molti imprenditori che vengono a investire in Italia vogliono solo sapere quanto debbono pagare, con precisione, al Fisco». Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, è invece intervenuto sui rapporti tra gli uffici delle procure circondariali, ma a latere del convegno ha detto che «il forte dibattito ha riguardato soprattutto l'estensione agli indiziati di associazione organizzata alla corruzione delle misure di prevenzione personali e patrimoniali, forse dimenticando che per applicare la misura di prevenzione, non basta essere indiziati di questo reato, ma bisogna che ci sia sproporzione tra il reddito dichiarato e la disponibilità di ben». Sul tavolo, ieri, anche le intercettazioni nelle indagini penali e il loro uso, oltre al rapporto tra stampa e magistratura, con l'idea dell’istituzione di un ufficio stampa come tramite per la comunicazione tra procure e giornalisti. Per Eugenio Albamonte, presidente dell’Anm, a proposito degli uffici stampa si dovrebbe fare riferimento ad «alcuni paesi di Common Law, in cui alcune ricerche hanno dimostrato come cambia in positivo l'atteggiamento dell'opinione pubblica nei confronti della magistratura». Una questione «difficile», ha aggiunto Giovanni Salvi, procuratore generale della Corte d’Appello di Roma, riflettendo sulla comunicazione. «Io cerco», ha proseguito, «di comunicare secondo le mie priorità, ma il giornalista ha tutta una scala di interesse diversa. Pensa al titolo. Perciò, occorre una specializzazione».