I maestri dei trenini svelano la città del ’60

L’associazione dei ferrovieri Acaf e la passione per stazioni e locomotive: «Ecco le miniature per custodire la nostra storia»

MONTESILVANO. Nella pancia della stazione un gruppo di ferrovieri in pensione si danna l’anima per custodire la storia delle rotaie di Montesilvano, grande opera che un secolo fa ha cambiato la città. Sono i maestri dei trenini dell’Acaf, l’associazione culturale amatori delle ferrovie nata il 13 settembre 2002 e guidata dall’ultimo capostazione Antonio Schiavone, che gestisce il Museo del treno. «Qui si custodisce la Montesilvano scomparsa», racconta Renzo Gallerati, ex sindaco Pd tra i soci fondatori dell’Acaf e storico delle ferrovie. Tra le miniature in mostra c’è l’area della stazione negli anni Sessanta: «All’epoca la piazza si chiamava piazza Regina Margherita e non piazza Beni come oggi», ricorda Gallerati, «tanti bambini sono cresciuti intorno alla stazione e pensare che fino al 19 giugno 1963 la piazza era attraversata anche dal trenino ex Fea senza passaggio a livello. Al posto dei capannoni Liquigas in viale Europa, dove si metteva il gas nelle bombole, ci sono i palazzi», indica Gallerati, «l’unica cosa rimasta in piedi è il casello dell’ex Fea in via Michetti». Per combinazione, è un’area abbandonato in pieno centro.

Un’altra parte di Montesilvano che non c’è più la svela Antonello Lato, ex ingegnere della Pirelli appassionato di modellismo: è la ferrovia che incrocia viale Abruzzo. Dino Di Nicola, un passato da primo tecnico di manovra, ha ricostruito il vecchio casello ex Fea di Ranalli in via Vestina: ora lì c’è un asilo.

Il cuore pulsante del Museo del treno è la locomotiva 940-052 del 1924. Poi, i carri merci, gli stessi che durante la Seconda guerra mondiale hanno portato migliaia di deportati nei campi di concentramento. È qui, sui carri protagonisti della storia, che si può studiare: accade su un vagone sala multimediale. Si può scoprire, poi, quello che Fiorentino Pilla ha fatto per 30 anni: guidare un treno. È possibile su una cabina-simulatore. Ora il sogno è ricostruire la tettoia in legno distrutta il 21 settembre 1944 dalle bombe inglesi: il progetto è già pronto, il modellino di Camillo Di Pasquale e Domenico De Pietro anche, ora servono 80 mila euro. ©RIPRODUZIONE RISERVATA