I pescatori: in 7 mesi solo duemila euro di cassaintegrazione
La marineria delusa: «Altro che pioggia di milioni» Verso un’altra manifestazione per avere gli aiuti promessi
PESCARA. Altro che pioggia di milioni a sostegno della marineria: fuori dai proclami della politica e dagli annunci ufficiali, i pescatori denunciano che a quasi un anno dalla chiusura del porto, gli aiuti economici stanziati per i dipendenti che lavorano sulle barche ammontano ad appena duemila euro per i sette mesi di cassaintegrazione del 2012. In totale fanno 250 euro al mese, destinati a 166 lavoratori che da quasi un anno non possono più uscire al largo a causa dei fondali insabbiati dello scalo. «Ci avevano promesso 600 euro al mese di ammortizzatori sociali», punta il dito Mimmo Grosso dell’associazione armatori, «invece ci dobbiamo accontentare delle briciole, senza sapere come pagare le bollette di luce e gas e sostenere le spese ordinarie per mandare avanti la famiglia. Quella dei lavoratori dipendenti è la categoria più penalizzata dal mancato dragaggio del porto». Se qualche migliaio di euro è arrivato dall’Unione europea a sostegno delle 51 imprese di pesca a conduzione familiare, ossia per i proprietari delle imbarcazioni ferme alla banchina del molo da 342 giorni, i ritardi nell’erogazione della cassaintegrazione preoccupano a tal punto la marineria da annunciare una nuova manifestazione di piazza, che si terrà mercoledì o giovedì davanti al palazzo di Provincia e Prefettura. «I soldi che sono arrivati da Bruxelles», aggiunge Grosso parlando a nome dell’intera categoria, schierata ieri mattina davanti al mercato ittico, «sono serviti a malapena a pagare le tasse erariali dell’anno scorso, i danni alle eliche e alle barche. Il doppio ristoro chiesto per il mese di dicembre non ci è stato concesso. E anche i 3 milioni di euro contenuti nel decreto crescita non saranno pagati prima di giugno. Ma fino ad allora, senza ammortizzatori sociali per il 2013 e con il porto chiuso, come dovremmo fare per tirare a campare?». I marinai ammettono di non aver alzato la voce in occasione della visita a Pescara del sottosegretario Guido Improta, quando è stata annunciata la consegna ufficiale dei lavori alla ditta romana Sidra, «perché non era quello il momento, ma si dovevano soltanto ringraziare i politici per l’avvio del cantiere». Però adesso si rivolgono al presidente della Regione Gianni Chiodi e all’assessore alla Pesca Mauro Febbo, chiedendo loro di accelerare i tempi per il pagamento della cassa integrazione arretrata «perché il mancato dragaggio», ammonisce Grosso, «non è colpa dei pescatori». «Sugli arretrati non possiamo mettere bocca», risponde l’assessore Febbo ai marinai, «è un problema dell’Inps e del ministero dell’Economia e non dell’amministrazione regionale. So con certezza che le risorse economiche sono già state stanziate dal Governo e che il patto di stabilità prevede 60 milioni di euro destinati ai marinai di tutta Italia. Ma per i pagamenti materiali bisogna attendere i tempi della burocrazia». Domani l’assessore Febbo sarà a Roma e chiederà risposte certe al ministro dell’Economia Umberto Grilli. «Stiamo lavorando anche per bloccare il fermo biologico estivo», aggiunge Febbo, «ma da Bruxelles ci hanno detto che deve essere motivato e riservato a una fascia ampia. Al momento siamo d’accordo con le Marche e il Molise, ma si sono verificati problemi con la Puglia».
Ylenia Gifuni
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