«Il Calderone in estate è pieno di insidie»
Lattanzio (Collegio guide alpine): «Meglio praticarlo in inverno, quando la neve riduce le pendenze»
L'AQUILA. Una tragedia scattata a ridosso dell'ora di pranzo di ieri che ha squarciato il cielo di questa estate 2017 partita senza grandi incidenti in montagna. A perdere la vita in quello che è uno dei luoghi più affascinanti e intriganti da un punto di vista alpinistico, il Calderone, antico ghiacciaio nel cuore settentrionale del Gran Sasso, è stato un alpinista romano. Presto per dire cosa sia successo, ma l'incidente riapre quella serie di quesiti che ogni anno, all'inizio dell’estate, si pongono sulla frequentazione in sicurezza della nostra montagna. Intanto, saper scegliere, attrezzarsi, informarsi sulle condizioni meteo, come spiega l’accompagnatore di media montagna del Collegio guide alpine d’Abruzzo, Ferdinando Lattanzi. Il quale fa notare – senza entrare nel merito dell’incidente ancora tutto da ricostruire - quanto il ghiacciaio del Gran Sasso, raggiunto ogni estate da centinaia di escursionisti e di alpinisti, in realtà sia molto insidioso durante la bella stagione. Meglio praticarlo d’inverno, quando la neve riduce le pendenze; mentre d'estate «Io non mi ci avventurerei», dice l'esperto, «perché non puoi avere la certezza delle condizioni in cui lo troverai, imprevedibili anche con il caldo». Il rischio è, infatti, di trovare comunque neve o ghiaccio alle pareti, in mesi in cui la lingua di neve invernale si riduce moltissimo ed è difficile valutare l'attrezzatura giusta: ramponi? Scarponi? Sci? Meglio osservarlo arrivando dalla “normale”, oppure attraverso dalla morena del ghiacciaio. Dalle pareti esposte a nord potrebbe sempre staccarsi qualcosa, che siano rocce, o neve o ghiaccio. Ma non è soltanto il Calderone a dovere essere affrontato con attenzione.
Lattanzi, cosa serve per andare in montagna evitando incidenti anche gravi?
«Prima di tutto una preparazione fisica adeguata all'itinerario che s'intende affrontare. Essere capaci di non perdere l'orientamento. In montagna può salire la nebbia o le condizioni meteo possono cambiare all'improvviso e rendere complesso seguire anche un percorso a noi noto. E se non ci si sente sicuri o non si conosce l'itinerario che si sta per affrontare, o se non si è conoscitori della montagna, meglio affidarsi a guide alpine o di media montagna».
Cosa si deve mettere nello zaino per essere pronti a tutto?
«Si deve sempre avere con sé un capo di vestiario in più, meglio non doverlo usare che averne bisogno e non trovarlo. E poi guanti e cappelli e una giacca a vento: anche se in città la temperatura è alta, in quota le condizioni climatiche possono essere diverse o cambiare repentinamente».
In estate, la sicurezza in montagna cambia?
«Gran parte dei soccorsi montani vengono effettuati proprio durante l'estate, quando aumentano i frequentatori. Su 980 soccorsi nel 2015, il 95% ha riguardato gli escursionisti e non alpinisti esperti. Per l'escursionista, che trascorre gran parte del suo anno lontano dalla montagna, non è facile avere la percezione reale dei pericoli in quota».
Marianna Gianforte
Lattanzi, cosa serve per andare in montagna evitando incidenti anche gravi?
«Prima di tutto una preparazione fisica adeguata all'itinerario che s'intende affrontare. Essere capaci di non perdere l'orientamento. In montagna può salire la nebbia o le condizioni meteo possono cambiare all'improvviso e rendere complesso seguire anche un percorso a noi noto. E se non ci si sente sicuri o non si conosce l'itinerario che si sta per affrontare, o se non si è conoscitori della montagna, meglio affidarsi a guide alpine o di media montagna».
Cosa si deve mettere nello zaino per essere pronti a tutto?
«Si deve sempre avere con sé un capo di vestiario in più, meglio non doverlo usare che averne bisogno e non trovarlo. E poi guanti e cappelli e una giacca a vento: anche se in città la temperatura è alta, in quota le condizioni climatiche possono essere diverse o cambiare repentinamente».
In estate, la sicurezza in montagna cambia?
«Gran parte dei soccorsi montani vengono effettuati proprio durante l'estate, quando aumentano i frequentatori. Su 980 soccorsi nel 2015, il 95% ha riguardato gli escursionisti e non alpinisti esperti. Per l'escursionista, che trascorre gran parte del suo anno lontano dalla montagna, non è facile avere la percezione reale dei pericoli in quota».
Marianna Gianforte