il racconto dell’ultimo inquilino abusivo
«Il Cofa era la mia casa ora non ho più niente»
PESCARA. «L’ex Cofa è stata la mia casa per cinque anni, adesso non mi è rimasto più niente». Emanuele Vitico aveva le lacrime agli occhi, ieri mattina, quando le ruspe erano al lavoro per demolire l’...
PESCARA. «L’ex Cofa è stata la mia casa per cinque anni, adesso non mi è rimasto più niente». Emanuele Vitico aveva le lacrime agli occhi, ieri mattina, quando le ruspe erano al lavoro per demolire l’ex mercato ortofrutticolo. L’uomo, 52 anni, nativo di Lucera, un paese vicino a Foggia, è l’ultimo degli inquilini abusivi dei vecchi capannoni, abitati da gente invisibile, disperati alla ricerca di un posto dove dormire la notte.
«Stamattina (ieri, ndr), alle 6,30», ha raccontato, «i vigili urbani mi hanno svegliato e mi hanno detto: “Stavolta devi proprio andare via, tra poco butteremo giù tutto”». Così, Emanuele, insieme ad altri quattro coinquilini, ha dovuto lasciare tutto ciò che possedeva, un giaciglio fatto di stracci, qualche piatto di plastica e un paio di scarpe vecchie, e andarsene. «Non ho fatto in tempo nemmeno a prendere la busta con i panini per il pranzo», ha detto. Ma alcuni anni fa non viveva così, la sua vita era normale, uguale a quella di tanti altri capi famiglia. «Vivevo in Germania», ha rivelato, «ho lavorato prima alla Volkswagen e poi in un’acciaieria». Faceva l’operaio, quanto basta per poter vivere dignitosamente. Poi ha conosciuto una donna, si è sposato e da quel matrimonio sono nate due bambine. Le cose inizialmente andavano bene, poi qualcosa si è rotto nel rapporto con sua moglie. «Ci siamo lasciati, poi abbiamo divorziato», ha confessato Emanuele.
Da quel momento, il vento è cominciato a cambiare. L’uomo, dopo il divorzio, è crollato psicologicamente. Ha lasciato il lavoro e con i pochi soldi che gli erano rimasti ha deciso di partire per tornare in Italia, lasciando in Germania l’ex moglie e le due figlie. Ma non al suo paese. Ha girato diverse città, cercando lavori saltuari e questa ricerca disperata lo ha portato cinque anni fa a Pescara. Lì ha conosciuto una donna, diventata poi la sua compagna, che ora continua a seguirlo. C’era anche lei, ieri, tra le persone sgomberate dai capannoni dell’ex Cofa.
Approfittando dell’assenza di controlli Emanuele ha occupatonel 2010 l’ex mercato ortofrutticolo e da allora non è andato più via. «All’inizio eravamo una settantina, tra stranieri e italiani», ha precisato. Poi, dopo i blitz delle forze dell’ordine gli occupanti abusivi sono diminuiti sempre di più. «Oggi (ieri) eravamo in cinque», ha fatto presente, «due italiani, due tunisini e un algerino». In questi anni l’uomo ha cercato di sopravvivere mangiando, di giorno, alla mensa della Caritas, di notte dividendo gli spazi nei capannoni con topi e animali randagi. «Ho nostalgia delle mie figlie», ha detto ancora Emanuele con la voce rotta dalla commozione, «quando ho qualche soldo le chiamo al telefono». Ai suoi tanti problemi, ora si aggiunge quello di trovare un trovare un nuovo ricovero per la notte. «Adesso dove andrò a dormire?», si è chiesto. Il Comune, però, gli ha promesso un posto alla Caritas. Almeno per qualche notte potrà stare lì. Poi, si vedrà. (a.ben.)
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