Il legame Nobile-Ursino e la ’ndrangheta in città 

Il calabrese avvicinò il pescarese attraverso un amico conosciuto in carcere E dalla perquisizione in casa dell’ex capo ultrà spunta la prova di quell’amicizia

PESCARA. A introdurre il calabrese Natale Ursino, uomo della criminalità organizzata secondo gli investigatori e legato alla ’Ndrangheta, è un altro pescarese, noto pregiudicato, che Ursino (detto lo Zio) conosce in carcere e con il quale stringe rapporti legati probabilmente al traffico di droga. È proprio questo pregiudicato che fa conoscere lo Zio a Cosimo Nobile, arrestato quale esecutore materiale dell’omicidio di Walter Albi e del ferimento di Luca Cavallito. Che i due avessero rapporti si evince dalla chat tra Nobile e Cavallito, quando quest’ultimo riferisce dei contatti tra Ursino e Nobile in relazione al possesso di un telefono criptato con il quale comunicava con Ursino: telefono da 2.500 euro che il calabrese aveva dato al suo amico di cella, ma poi anche ad Albi, salvo poi portarglielo via quando si rese conto che era inaffidabile.
E dello stretto rapporto tra Ursino e Nobile, gli inquirenti hanno le prove quando, nel corso delle indagini per la rapina che era stata compiuta l’11 luglio 2022 al Centro Agroalimentare di Cepagatti, nel corso di una perquisizione a carico di Nobile, in un sacco della spazzatura vicino agli scooter utilizzati dalla famiglia Nobile, trovano le stampe di due «impegnative mediche» del maggio 2021 relative ad esami clinici a nome di Leonardo Ursino, padre di Natale. «È di rara ovvietà», scrive il gip, «che soltanto allorquando due individui abbiano stretti legami, nell’abitazione dell’uno possano rinvenirsi ricette mediche del padre dell’altro».
E al termine della perquisizione i poliziotti notano un altro particolare che diventerà molto importante per collegare la rapina all’omicidio: notano che Nobile, nel salire sul proprio scooter XMax ed allontanarsi, «avesse erroneamente attivato le quattro frecce e, senza accorgersene, le avesse lasciate accese durante la marcia, analogamente a quanto fatto dall’assassino di Walter Albi con lo stesso modello di scooter», ripreso dalle telecamere della zona all’ora del delitto.
Quanto al palmares di Ursino, che il giudice definisce il «cursus honorum» stilato dalla polizia, c’è da rabbrividire. Lo Zio era stato ritenuto vicino alla «famiglia di ’ndrangheta dei Cordi di Locri, importante cosca di quella cittadina, contrapposta a quella dei Cataldo, tra le quali, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, era scoppiata una sanguinosa faida nella quale veniva ucciso Giuseppe Ursino, padre di Natale. In particolare, pur essendo gli Ursino storicamente legati alla cosca dei Cataldo, Natale Ursino venne ritenuto vicino al gruppo dei Cordi con il quale vantava anche rapporti di parentela». E poi una lunga serie di arresti per traffico di armi e di droga, sequestro di persona e anche, nel luglio del 2020, una indagine quale partecipante a un’associazione a delinquere dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, oltre che alla falsificazione di documenti per l’espatrio in favore di latitanti».
E qui torna d'attualità la missione che Ursino aveva affidato ad Albi per trasportare, con la sua barca a vela, un latitante in Sudafrica o in Australia. Una impresa destinata al fallimento e che forse, una volta che il calabrese se n’è reso conto, ha decretato la morte di Albi e di Cavallito, salvo per miracolo. (m.cir.)
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