Il ministro a L'Aquila: «Enogastronomia e bio le sfide di questa regione»
Maurizio Martina (oggi alle 16 alla libreria Colacchi per presentare il suo libro) scommette su Under 40, infrastrutture e tecnologia. E avverte Mdp: «Lavoriamo insieme prima del voto contro destra e populismo»
L’AQUILA. Braccio destro di Matteo Renzi – ma con una visione della politica meno centrista e non a caso è stato tra i promotori della corrente “Sinistra è cambiamento” – giovane, ottimo affabulatore e anche scrittore. È l’identikit del vicesegretario del Partito democratico e ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, protagonista oggi alle 16 all’Aquila di una delle tappe del tour di presentazione del suo libro “Dalla terra all’Italia. Storie del futuro del Paese”. Cresciuto in una famiglia operaia della provincia bergamasca ha sempre unito la passione per la politica e per le questioni agricole a quella per il teatro.
Ministro Martina, nel libro che presenta all'Aquila, “Dalla terra all’Italia. Storie del futuro del Paese”, lei affronta il tema degli Under 40, una generazione che si prefigge di raggiungere l'obiettivo “fame zero”. Secondo lei, realisticamente, è una possibilità concreta o una chimera?
«È un traguardo concreto che richiede un impegno globale. L’Italia sta dando il suo contributo, come abbiamo dimostrato anche con Expo Milano. Proprio per questo il libro racconta di scelte, di quelle che dobbiamo compiere ogni giorno, come produrre meglio sprecando meno. In questa sfida il contributo dei giovani, soprattutto quelli impegnati in agricoltura, è decisivo. Dobbiamo sostenerli. Si tratta di scelte di equità e giustizia per realizzare appunto un mondo a fame zero».
L'Abruzzo è una regione agricola con una parte intensiva, quella del Fucino, e una più legata a vigneti e oliveti, prevalentemente sulla costa. Come si aiutano gli agricoltori, i vignaioli e i produttori di olio a mantenere competitività rispetto soprattutto ai Paesi extraeuropei con una tassazione così elevata e una burocrazia così pletorica?
«Il taglio delle tasse e della burocrazia sono stati i due tasselli cardine della nostra azione. C’è tanto ancora da fare, ma bisogna dare continuità alle azioni avviate. In questi anni abbiamo cancellato Imu, Irpef e Irap agricole: tre miliardi di tasse in meno per gli agricoltori. Sul fronte della burocrazia abbiamo introdotto alcune semplificazioni utili, come la dematerializzazione di migliaia di registri agricoli. Ma la sfida è aperta».
Può essere l'agricoltura biologica la chiave per rilanciare produzioni di qualità del territorio e l'export in Paesi nordeuropei e asiatici più avanti nella commercializzazione di prodotti bio?
«Lo dicono i numeri. L’Italia è leader europeo del biologico con una crescita di superfici e consumi di più del 20%. Vogliamo rafforzare questi risultati. Abbiamo rivisto il sistema dei controlli per renderli più trasparenti ed efficaci e puntiamo sulla sostenibilità dei prodotti. Chiaro che in quest’ottica serve un salto di qualità, dobbiamo organizzare meglio i produttori e valorizzare le produzioni sui territori ad esempio attraverso i distretti del cibo bio».
L'Abruzzo è terra in cui l’enogastronomia sta conquistando spazi importanti sia sotto il profilo della qualità dei prodotti, sia dal punto di vista dell'attrattività turistica. In che modo e attraverso quali misure il governo può favorire la crescita di questo settore?
«L’Abruzzo ha tante eccellenze da valorizzare. Le attività agricole e alimentari sono la spina dorsale della tenuta di tanti territori, soprattutto dopo tragedie come quelle dei terremoti. Da qui dobbiamo ripartire, con un piano straordinario per gli Appennini. Nel libro raccontiamo proprio le esperienze che stanno nascendo, per fare nuova comunità, nuova cittadinanza. Questa terra può diventare sempre di più un laboratorio di futuro».
In Abruzzo la spinta verso l'innovazione tecnologica si scontra con una evidente arretratezza infrastrutturale che è di tutto il Mezzogiorno. Il decreto Sud è stato certamente un passo avanti, ma non crede che occorra uno sforzo più incisivo per ridurre il gap tra sud e nord?
«Una Italia a due velocità non è più pensabile. Abbiamo compiuto dei passi in avanti importanti ma non bastano. Da qui al 2020 serve una rivoluzione ecologica e digitale le cui parole chiave sono sostenibilità, multifunzionalità e tecnologia. E poi usare di più e meglio i fondi europei per superare il gap infrastrutturale. Lo dobbiamo ai nostri giovani».
La coalizione che si sta creando intorno al Pd, grazie all'accordo con Pisapia e alla benedizione di Romano Prodi, può bastare per contrastare il blocco di centrodestra e i 5 Stelle? È stato fatto davvero il possibile per recuperare Mdp?
«Lavoriamo per un coalizione larga e plurale di centrosinistra in grado di battere gli estremismi della destra e dei 5 Stelle. Ci sono tante forze disponibili a un lavoro comune. Continuo a non capire perché Mdp decide di dividere anziché unirsi a questo sforzo comune».
Bersani ha detto: con il Pd ci vedremo dopo il voto. Vuol dire che esiste ancora la prospettiva di un’alleanza parlamentare con la sinistra?
«Se diciamo che il rischio numero uno per il Paese è la deriva della destra e populista, bisogna lavorare insieme prima del voto, non dopo. Sembra banale dirlo, ma non lo è affatto. È quello che chiede proprio la grande maggioranza dei nostri elettori».
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