Il papà di Straccia «La verità su Roberto è nelle telecamere»

A un anno dalla scomparsa dello studente marchigiano manifestazione a Pescara per chiedere di riaprire il caso. A un anno dalla scomparsa dello studente marchigiano manifestazione a Pescara per chiedere di riaprire il caso. Il Centro seguirà l'evento con una diretta multimediale. Potete partecipare commentando sul sito o twittando con #robertostraccia 

PESCARA. Roberto Straccia un anno dopo è nella forza della sua famiglia, nella perseveranza dei suoi amici, nella fiducia di chi lo conosceva bene e non accetta l’idea che Roberto, studente marchigiano alla facoltà di Lingue, si sia suicidato come si lascia intendere nella richiesta di archiviazione che il pm Bellelli ha depositato lo scorso ottobre. È per ricordare Roberto, ma soprattutto per chiedere che il caso sia riaperto, che oggi, nel primo anniversario della sua improvvisa scomparsa, tutti coloro che gli hanno voluto bene si ritroveranno davanti al porto turistico (alle 14,30) per ripercorrere il tragitto compiuto alla stessa ora di un anno fa da Roberto, uscito di casa in tenuta da jogging, come lo ritrae la telecamera sul lungomare sud alle 14.39, e mai più tornato.

Si chiama «Per Roberto, un cammino verso la verità» la manifestazione per cui, da Moresco, paese della famiglia Straccia e dai centri vicini della provincia di Fermo, sono stati organizzati tre pullman. Non solo amici e parenti, ma anche la squadra di calcio in cui militava Roberto, la Spes Valdaso, raggiungeranno a piedi piazza Salotto dove, dopo un sit-in, partirà alle 15,40 la corsa di nove chilometri «per Roberto» (dalla Nave di Cascella al Tortuga fino al ponte del Mare) con le varie associazioni podistiche cittadine. «Ma non veniamo per celebrare un anniversario», sottolinea il papà di Roberto, Mario Straccia, «ma per dire che su Roberto non è stata trovata la verità: perché se a distanza di un anno tutti quelli che hanno profondamente conosciuto Roberto non si sono arresi, significa che è davvero inaccettabile l’immagine di ragazzo fragile con cui è stato dipinto Roberto. Mio figlio», scandisce papà Straccia, «non si è fatto male da solo. A Bari, dove è stato trovato, non ci è arrivato da solo via mare, perché il suo corpo era intatto, così come i vestiti». Una certezza che, insieme ai tanti interrogativi rimasti ancora inevasi, ha indotto la famiglia Straccia a opporsi alla richiesta di archiviazione depositata dal legale della famiglia, l’avvocato Emilia Velletri. «Non critichiamo il lavoro della Procura», sottolinea il legale, «ma chiediamo semplicemente di analizzare i filmati, almeno una decina, registrati dalle videocamere. Questa volta non per cercare Roberto, ma per trovare riscontri a quanto dichiarato dai testimoni. A cominciare, ad esempio, dalla studentessa che dice di aver visto Roberto quella stessa sera in via D’Avalos, o anche il testimone che dice di aver visto un Suv nero che si accostava a Roberto. Ma per scrupolo abbiamo chiesto anche un supplemento di consulenza medico-legale, per verificare che non ci siano sul corpo delle lesioni compatibili con la caduta dal ponte del Mare, da un’altezza di 25 metri, considerando che la richiesta di archiviazione si basa sulla testimonianza di un cittadino che vede Roberto sul ponte del Mare tra le 14,30 e le 15: con nuovi esami vorremmo escludere la possibilità che Roberto sia caduto dal ponte».

Riprende Mario Straccia: «La verità su Roberto sta tutta nelle telecamere, è da lì che bisogna ripartire. Perché, ad esempio, si è controllato solo il percorso lungo la riviera verso nord, e non quello lungo la pista ciclabile che costeggia il fiume, dove si va solitamente a correre? L’ultima immagine di Roberto è un puntino azzurro che scende dal ponte del Mare. Poi più niente. Ma perché non hanno cercato anche in quella direzione?»

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