IL PECCATO MORTALE ALLA DE FANIS
Fino a qualche tempo fa provavo una rabbia cieca nei confronti di chi veniva arrestato con le accuse che hanno portato in carcere l'assessore regionale De Fanis. Adesso provo solo amarezza e sconforto: come ci si può rovinare una vita, fino all'onta dell'arresto proprio nell’anniversario della morte del figlio, solo per l'accusa di avere arraffato qualche migliaia di euro facendo la cresta su piccole manifestazioni culturali?
E' ovvio che le notizie di queste ruberie hanno un effetto ben peggiore dei risibili buchi che creano nei conti pubblici: ingenerano nella gente comune l'idea, per la verità già parecchio consolidata, che i politici siano tutti ladri. E che senza questi furti e furtarelli non ci sarebbe la necessità dei tagli allo stato sociale. Convinzione errata, ma quanto mai diffusa.
Il guaio è che questo e altri episodi di pubblico malaffare si inseriscono come un cerino acceso in una situazione che è già di suo esplosiva: proprio ieri il presidente nazionale della Confcommercio, Sangalli, ha rivelato che i consumi alimentari sono tornati al livello degli anni Sessanta, quando la dieta degli italiani era assai più povera. Iniziative lodevoli come la Colletta Alimentare, che fino a qualche anno fa si rivolgevano a una minoranza di emarginati, oggi sono un sollievo per un esercito di famiglie, spesso italianissime, in difficoltà. Ecco perché, comportamenti alla De Fanis, che si direbbero ispirati alla peggiore commedia all'italiana, diventano peccati mortali, sui quali l 'assessore deve fare i conti ancor prima con se stesso, nella sua detenzione domestica. A noi resta la disperazione nel vedere che, stroncato un giro di mazzette, ne spunta subito un altro. Quanto «pane sporco», direbbe Papa Francesco. Meno male che c'è anche tanta gente che non ci sta, s'indigna e denuncia. Ci aggrappiamo a questo nell'augurarvi buona domenica.