Il pm: 6 mesi a Cantagallo e Di Properzio
Palazzi di Montesilvano, Varone chiede la confisca e l'assoluzione di Tomei
PESCARA. «Nella vicenda dei palazzi Di Properzio c'è stata una totale destrutturazione del procedimento amministrativo. Chiedo sei mesi di condanna per abuso d'ufficio per l'ex sindaco Enzo Cantagallo, per il costruttore Carlo Di Properzio e per l'ex dirigente Rolando Canale e la confisca dei palazzi sequestrati. Per l'ex assessore Cristiano Tomei chiedo l'assoluzione per non aver commesso il fatto».
Era attesa per il primo pomeriggio di ieri la sentenza del presidente del collegio Massimo De Cesare per il procedimento imperniato sui palazzi dell’imprenditore Di Properzio ma gli avvocati difensori dei quattro imputati hanno chiesto tempo per depositare una memoria e la sentenza è slittata al 24 aprile alle 9. Così, l’udienza di ieri è stata dedicata alla requisitoria del pm Gennaro Varone che, in circa trenta minuti, ha riannodato i fili della vicenda dei palazzi di via Finlandia a Montesilvano sequestrati dal 5 novembre 2008 concludendo con le sue richieste per i quattro imputati.
«La destrutturazione del procedimento amministrativo fa pensare che il privato dovesse essere colluso con il pubblico. L’ex sindaco Enzo Cantagallo », ha detto Varone in aula, «e il dirigente Rolando Canale sono esponenti apicali di questa vicenda, il privato è il costruttore Carlo Di Properzio a cui è stato lasciato l’arbitrio assoluto perfino di decidere quanto dovessero valere le opere mentre l’ex assessore Cristiano Tomei ha una posizione diversa, marginale: non aveva la consapevolezza delle violazioni di legge e della funzione dell’imprenditore. Secondo i miei calcoli», ha aggiunto Varone, «l’abuso edilizio è prescritto». Per i quattro imputati resta in piedi, quindi, l’accusa di abuso d’ufficio perché, per il pm, «Cantagallo, Tomei e Canale avrebbero procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale all’imprenditore Di Properzio a cui si sarebbe attribuito il diritto a edificare 32 mila metri cubi in più di quanto avrebbe potuto legalmente in base al piano regolatore ».
Nel processo sui due palazzi costruiti su un’area verde erano finiti anche l’ex sindaco di Montesilvano dal 1995 al 2004 Renzo Gallerati e il vicesindaco dell’epoca Vincenzo Brocco che sono stati prosciolti alla fine dell’udienza preliminare così come Cantagallo è stato scagionato dall’accusa di corruzione. «Tutta questa vicenda», ha concluso Varone nella requisitoria, «è stata tenuta nascosta ai cittadini e ai consiglieri. E le tre concessioni rilasciate all’imprenditore sono state la perla finale». Per i 4, la sentenza è attesa il 24 aprile. (p.au.)
Era attesa per il primo pomeriggio di ieri la sentenza del presidente del collegio Massimo De Cesare per il procedimento imperniato sui palazzi dell’imprenditore Di Properzio ma gli avvocati difensori dei quattro imputati hanno chiesto tempo per depositare una memoria e la sentenza è slittata al 24 aprile alle 9. Così, l’udienza di ieri è stata dedicata alla requisitoria del pm Gennaro Varone che, in circa trenta minuti, ha riannodato i fili della vicenda dei palazzi di via Finlandia a Montesilvano sequestrati dal 5 novembre 2008 concludendo con le sue richieste per i quattro imputati.
«La destrutturazione del procedimento amministrativo fa pensare che il privato dovesse essere colluso con il pubblico. L’ex sindaco Enzo Cantagallo », ha detto Varone in aula, «e il dirigente Rolando Canale sono esponenti apicali di questa vicenda, il privato è il costruttore Carlo Di Properzio a cui è stato lasciato l’arbitrio assoluto perfino di decidere quanto dovessero valere le opere mentre l’ex assessore Cristiano Tomei ha una posizione diversa, marginale: non aveva la consapevolezza delle violazioni di legge e della funzione dell’imprenditore. Secondo i miei calcoli», ha aggiunto Varone, «l’abuso edilizio è prescritto». Per i quattro imputati resta in piedi, quindi, l’accusa di abuso d’ufficio perché, per il pm, «Cantagallo, Tomei e Canale avrebbero procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale all’imprenditore Di Properzio a cui si sarebbe attribuito il diritto a edificare 32 mila metri cubi in più di quanto avrebbe potuto legalmente in base al piano regolatore ».
Nel processo sui due palazzi costruiti su un’area verde erano finiti anche l’ex sindaco di Montesilvano dal 1995 al 2004 Renzo Gallerati e il vicesindaco dell’epoca Vincenzo Brocco che sono stati prosciolti alla fine dell’udienza preliminare così come Cantagallo è stato scagionato dall’accusa di corruzione. «Tutta questa vicenda», ha concluso Varone nella requisitoria, «è stata tenuta nascosta ai cittadini e ai consiglieri. E le tre concessioni rilasciate all’imprenditore sono state la perla finale». Per i 4, la sentenza è attesa il 24 aprile. (p.au.)