Il pm: favori a D'Onofrio per 300mila euro
L'accusa: vantaggio all'imprenditore nell'accordo col Comune sull'appalto del cimitero
SPOLTORE. Oltre un anno fa - era il 7 aprile 2010 - gli agenti della Forestale hanno perquisito lo studio di Marino Roselli trovando nel cestino dei rifiuti un foglio scritto a mano con varie annotazioni su vari argomenti come bilancio, consigli comunali e uffici del piano regolatore. Quegli appunti sono stati portati via e, per l'accusa, denotano «in modo incontrovertibile un diretto interesse di Roselli alle deliberazioni del Comune di Spoltore».
IL FOGLIO NEL CESTINO. In particolare, su quel foglio, Roselli avrebbe annotato «Cimitero, prossimo consiglio comunale» riferendosi, probabilmente, all'accordo sull'ampliamento del cimitero che il consiglio comunale avrebbe dovuto discutere. E' l'ampliamento del vecchio camposanto lungo la statale 16 bis uno dei filoni più corposi dell'inchiesta che all'alba di martedì 26 luglio ha portato agli arresti domiciliari Roselli, il sindaco di Spoltore Franco Ranghelli e il vicepresidente di Ecologica Luciano Vernamonte iscrivendo sul registro degli indagati 10 persone tra cui l'imprenditore Alessandro D'Onofrio. L'accordo per il cimitero viene stretto tra l'amministrazione comunale e l'imprenditore D'Onofrio che, dopo una serie di rimpalli tra le proposte, arrivano a stringere lo scambio: D'Onofrio avrebbe ceduto al Comune l'area di circa 16 mila metri quadrati dove ampliare il cimitero e l'Ente avrebbe consegnato all'imprenditore la somma di 230 mila euro e terreni in via Giotto, via Montinope e un altro lotto dove costruire.
L'ACCUSA DI FALSO. Per la procura, però, quell'accordo è abnorme perché sarebbe stato svantaggioso per il pubblico e vantaggioso per il privato. Scrive il gip Gianluca Sarandrea che nella «vicenda relativa all'accordo sulla cessione di aree tra il Comune e D'Onofrio, quest'ultimo ha tratto un notevole vantaggio economico attraverso una sopravvalutazione dei suoi beni e di contro una sottostima di quanto da questi ricevuto dell'Ente». Un vantaggio, scrivono gli investigatori, «calcolato in circa 300 mila euro». Come sarebbe stato favorito il privato per l'accusa? E' questo il capitolo dell'inchiesta di Spoltore che chiama in causa anche i due tecnici comunali che sono indagati: il dirigente comunale dei Lavori poubblici Tullio Santroni e il tecnico comunale Giuseppe Del Pretaro. Sono i tecnici che, per la procura, avrebbero portato un vantaggio all'imprenditore «attraverso false attestazioni anche nei riguardi del rapporto pubblico-privato». E' per questo che i due tecnici devono rispondere di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici. La stessa accusa che accomuna anche Roselli e Ranghelli: il primo, scrive il gip, perché «avrebbe influito sulle maggioranze politiche e risultava essere socio in affari di D'Onofrio»; il secondo perché dalla vicenda del cimitero avrebbe tratto «evidenti vantaggi elettorali e anche benefici di natura economica».
LA DIFESA SUL CIMITERO. Roselli e Ranghelli, nel corso degli interrogatori di giovedì scorso, hanno respinto tutte le accuse. L'ex vicepresidente del consiglio regionale ha riferito al gip di non essere stato il tecnico dell'ampliamento del cimitero, mentre Ranghelli ha raccontato di essersi preoccupato solo di trovare altri loculi.
IL FOGLIO NEL CESTINO. In particolare, su quel foglio, Roselli avrebbe annotato «Cimitero, prossimo consiglio comunale» riferendosi, probabilmente, all'accordo sull'ampliamento del cimitero che il consiglio comunale avrebbe dovuto discutere. E' l'ampliamento del vecchio camposanto lungo la statale 16 bis uno dei filoni più corposi dell'inchiesta che all'alba di martedì 26 luglio ha portato agli arresti domiciliari Roselli, il sindaco di Spoltore Franco Ranghelli e il vicepresidente di Ecologica Luciano Vernamonte iscrivendo sul registro degli indagati 10 persone tra cui l'imprenditore Alessandro D'Onofrio. L'accordo per il cimitero viene stretto tra l'amministrazione comunale e l'imprenditore D'Onofrio che, dopo una serie di rimpalli tra le proposte, arrivano a stringere lo scambio: D'Onofrio avrebbe ceduto al Comune l'area di circa 16 mila metri quadrati dove ampliare il cimitero e l'Ente avrebbe consegnato all'imprenditore la somma di 230 mila euro e terreni in via Giotto, via Montinope e un altro lotto dove costruire.
L'ACCUSA DI FALSO. Per la procura, però, quell'accordo è abnorme perché sarebbe stato svantaggioso per il pubblico e vantaggioso per il privato. Scrive il gip Gianluca Sarandrea che nella «vicenda relativa all'accordo sulla cessione di aree tra il Comune e D'Onofrio, quest'ultimo ha tratto un notevole vantaggio economico attraverso una sopravvalutazione dei suoi beni e di contro una sottostima di quanto da questi ricevuto dell'Ente». Un vantaggio, scrivono gli investigatori, «calcolato in circa 300 mila euro». Come sarebbe stato favorito il privato per l'accusa? E' questo il capitolo dell'inchiesta di Spoltore che chiama in causa anche i due tecnici comunali che sono indagati: il dirigente comunale dei Lavori poubblici Tullio Santroni e il tecnico comunale Giuseppe Del Pretaro. Sono i tecnici che, per la procura, avrebbero portato un vantaggio all'imprenditore «attraverso false attestazioni anche nei riguardi del rapporto pubblico-privato». E' per questo che i due tecnici devono rispondere di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici. La stessa accusa che accomuna anche Roselli e Ranghelli: il primo, scrive il gip, perché «avrebbe influito sulle maggioranze politiche e risultava essere socio in affari di D'Onofrio»; il secondo perché dalla vicenda del cimitero avrebbe tratto «evidenti vantaggi elettorali e anche benefici di natura economica».
LA DIFESA SUL CIMITERO. Roselli e Ranghelli, nel corso degli interrogatori di giovedì scorso, hanno respinto tutte le accuse. L'ex vicepresidente del consiglio regionale ha riferito al gip di non essere stato il tecnico dell'ampliamento del cimitero, mentre Ranghelli ha raccontato di essersi preoccupato solo di trovare altri loculi.
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