Il Ponte del mare 10 anni dopo: simbolo della città e dei pescaresi 

L’8 dicembre del 2009 l’opera, costata sette milioni e mezzo di euro, fu inaugurata tra le polemiche:  l’allora sindaco Mascia tagliò il nastro a nord, ma da sud era già salito il suo predecessore D’Alfonso

PESCARA. Dieci anni fa venne inaugurato con un paradosso: un ponte, simbolo di unione, aperto da un lato con una manifestazione ufficiale e dall’altro con una contromanifestazione politica. L’8 dicembre 2009, a tenere a battesimo il Ponte del Mare, non ci fu solo il taglio del nastro dell’allora sindaco Luigi Albore Mascia sulla sponda nord; da sud infatti, a sorpresa, arrivò il suo predecessore Luciano D’Alfonso, che aveva fortemente promosso il progetto.
Dieci anni dopo sono ampiamente dimenticate le polemiche politiche. Il Ponte del Mare ormai è unanimemente considerato un’immagine simbolo di Pescara. Un po’ come il volto di Gabriele D’Annunzio o di Ennio Flaiano. Fa capolino in tante immagini che promuovono la città, dalla propaganda istituzionale alle pubblicità commerciali; alcune società sportive, come ad esempio la Cantera Adriatica, lo hanno inserito nel proprio stemma; è stato set di film, come “Ti presento Sofia” nel 2018, e di videoclip, tra cui “Vivere una favola” di Giorgia e “Ovunque tu sia” di Ultimo.
«Ci fu la grande inaugurazione che la città e la struttura in sé meritavano», sottolinea Albore Mascia, oggi assessore alla Mobilità della giunta guidata da Carlo Masci, «a dieci anni di distanza il Ponte del Mare si è consolidato come un’opera identitaria. Come centrodestra, dall’opposizione, non criticammo l’idea in sé, quanto il fatto che si sarebbe potuta cogliere l’occasione per realizzare anche un collegamento non solo pedonale e ciclabile, ma anche carrabile. Poteva essere un’opportunità».
La festa di dieci anni fa vide coinvolti, tra gli altri, il tenore Piero Mazzocchetti e gli acrobati che avevano chiuso i Giochi olimpici invernali di Torino del 2006. Erano presenti le massime cariche istituzionali della Regione.
Quell’arrivo fuori programma di D’Alfonso, Albore Mascia ovviamente non lo dimentica: «Lo avevo chiamato personalmente per dirgli che aveva un posto riservato in prima fila, invece a sorpresa arrivò da sud, occupando di fatto il ponte prima che venisse dichiarato aperto. Poi ci salutammo con cordialità, ma non nego l’amarezza per quello che fu uno sgarbo istituzionale». Il senatore del Pd che invase il ponte da sud racconta così l’episodio: «Volli ricordare che era un’opera identitaria che non poteva essere collocata nella culla di chi l’aveva ostacolata», dice D’Alfonso. «Il Ponte del Mare», va avanti l’ex sindaco, nacque con l’idea di ricucire due parti della città, di realizzare un’opera turistica e attrattiva, e di rieducare a una diversa mobilità. Durante un incontro con l’ingegnere dell’Anas, Michele Minenna, gli dissi che volevamo costruire un ponte di straordinario valore estetico e ingegneristico. Mi suggerì di contattare Enzo Siviero dell’Università di Venezia, che configurò l’idea progettuale poi realizzata e cantierata dall’architetto Walter Pichler».
Qualche polemica, dieci anni dopo l’inaugurazione, intorno al ponte nasce ancora. Ad esempio il consigliere regionale del Pd, Antonio Blasioli, parla di «imbarazzante assenza di celebrazioni da parte di chi oggi governa la città, che è in parte la stessa classe dirigente che all’epoca lo inaugurò». Blasioli, vicesindaco nella passata consiliatura con Marco Alessandrini, come assessore alla Manutenzione seguì, a cavallo tra maggio e giugno dello scorso anno, importanti lavori di ristrutturazione, costati 146mila euro. Un altro breve periodo di chiusura, per causa di forza maggiore, ci fu nel 2013, quando la gru di una nave da dragaggio urtò la struttura, percorribile a piedi o in bicicletta sui due viadotti, ai quali si accede da entrambe le sponde e lunghi complessivamente 465 metri. Al centro del canale navigabile, l’altezza dall’acqua è di circa 16 metri.
Sul Ponte all’epoca vennero investiti oltre sette milioni e mezzo, in parte dal Comune, e in parte, circa sei, finanziati dalla liberalità di sei gruppi imprenditoriali. Una discreta cifra il Comune potrebbe essere costretto a investire ancora a breve: «Al di là della manutenzione ordinaria prevista nel bilancio comunale», sostiene D’Alfonso, «servono centomila euro per la manutenzione straordinaria delle giunture metalliche sottoposte a maggiore pressione».
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