Il ristorante Eriberto resta chiuso, il Comune di Pescara revoca la concessione
Firmato l’atto di decadenza per il mancato pagamento dei canoni alla titolare Anna Di Giambattista. Ma lei replica: "L’amministrazione ha commesso un grosso pasticcio, presenterò un ricorso al Tar"
PESCARA. Il ristorante Eriberto, storico locale dei vip, forse non riaprirà più i battenti. Giovedì scorso, un dirigente del Comune ha firmato l’atto di decadenza della concessione demaniale intestata alla società La ristorazione, di cui è titolare Anna Di Giambattista. Il provvedimento è stato emanato perché, a detta dell’ente, la società non avrebbe versato i canoni demaniali e risulterebbe morosa per una cifra complessiva pari a 76.108 euro. In questo modo lo storico locale di Eriberto Mastromattei, chiuso dal 2008 e da anni in stato di abbandono, rischia di non riaprire più. Anche se titolare si dice pronta a fare ricorso al Tar per far annullare l’atto.
Questo è solo l’ennesimo capitolo di una vicenda contorta che ha, di fatto, bloccato la riapertura del ristorante. A raccontarla è la stessa titolare della società. Tutto comincia il 26 maggio del 2008, quando Anna Di Giambattista decide di acquistare la concessione dalla società Macci, di cui sarebbe stato amministratore Enrico Marramiero e da Pietro Rezza. L’idea della donna è di riaprire il ristorante per affiancarlo allo stabilimento Il Tartarughino, di cui è titolare il marito Gianni Di Francesco. La spesa sostenuta per il locale è di 850mila euro. Ma da quel momento cominciano i guai. La concessione demaniale in scadenza viene rinnovata il 23 dicembre 2008 e non viene intestata a lei nonostante la sua richiesta di subingresso, ma a Stefanino Stefanini, amministratore uscente della Ristorazione srl. Ed ecco la spiegazione giunta dal Comune. «Si precisa», si legge in un documento firmato dall’allora dirigente Adele Liberi, «che poiché esiste un contenzioso in atto, la licenza di subingresso potrà essere rilasciata soltanto a chiusura dello stesso e quindi il procedimento è da intendersi sospeso». Il procedimento a cui fa riferimento l’ex dirigente sarebbe un piccolo abuso edilizio, per il quale sarebbe stata già richiesta la sanatoria.
Ma la Di Giambattista fiduciosa del fatto di poter risolvere presto il problema che non consente la riapertura del locale, comincia a pagare i canoni demaniali. «Ho versato il canone minimo», spiega, «perché il ristorante non è in attività, ma è chiuso». «In tutto ho versato 57.407 euro, più 3.725 di imposta regionale», fa presente la donna.
«Ho avvertito più volte il Comune di essere pronta a pagare tutto e a fare anche una fidejussione pur di poter ottenere l’autorizzazione al subingresso della concessione demaniale».
Ma dal Comune non arrivano risposte positive e nel frattempo cresce il presunto debito per il mancato versamento di una parte dei canoni. Inizialmente arriva alla titolare una richiesta di pagamento, con tanto di iscrizione a ruolo da parte di Equitalia, di 289.000 euro. Poi, non si sa come, la cifra viene rettificata dal Comune e scende improvvisamente a 79.662 euro. Nel frattempo la Di Giambattista fa causa ai precedenti amministratori, con la richiesta di restituzione dei soli pagati per la concessione mai ottenuta. L’udienza si terrà addirittura a dicembre del 2016. Il 29 luglio del 2013, il Comune scrive alla donna confermando che il titolare della concessione risulta essere ancora Stefanini. Ma l’atto di decadenza è intestato alla Ristorazione srl, di cui è amministratore la Di Giambattista. Un’incongruenza, secondo la donna e secondo il suo avvocato amministrativista Alessandro Del Dotto.
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