Il vescovo di Pescara sfida in carrozzella le barriere architettoniche / LE FOTO

Tommaso Valentinetti prova in prima persona le difficoltà che sono costretti a vivere quotidianamente i disabili per muoversi in città

PESCARA. «È complicato muoversi su una carrozzella, non immaginavo fosse così difficile». Questo il primo pensiero del vescovo Tommaso Valentinetti subito dopo il giro fatto sulla sedia a rotelle in compagnia di Claudio Ferrante, presidente dell'associazione Carrozzine determinate, che lo aveva invitato a provare in prima persona le difficoltà che sono costretti a vivere quotidianamente i disabili per muoversi in città e fare tutti gli spostamenti e tutte le operazioni basilari che ognuno di noi fa.

Non è la prima esperienza di questo tipo che Ferrante propone, già un anno fa fece sedere in carrozzina assessori e consiglieri regionali e qualche mese dopo anche i loro omologhi del Comune. Il problema però, è che dopo la presa d'atto delle difficoltà e le dichiarazioni d'intenti per risolvere la problematica, le barriere architettoniche restano sempre lì e anche nei lavori fatti di recente, i saliscendi (dove ci sono) restano degli ostacoli praticamente insormontabili per l'eccessiva pendenza. «Continueremo con la nostra lotta per la civiltà», afferma Ferrante, «ma per richiamare le istituzioni al rispetto della legge siamo pronti a depositare un esposto alla procura della Repubblica. Non c'è dignità nel doversi muovere in questo modo».

La passeggiata di Valentinetti e Ferrante si è snodata nelle vie circostanti all'ospedale e poi ai varchi di ingresso dello stesso. Assenza di scivoli, marciapiedi con alberi al centro e saliscendi troppo pendenti i problemi principali che non permettono la fruizione dei servizi ospedalieri ai disabili. In sostanza una persona sola sulla sedia a rotelle non può recarsi autonomamente in ospedale. Negli occhi del vescovo, durante la passeggiata sulla sedia a rotelle, in più di un'occasione si leggeva un vero timore nell'affrontare la salita o la discesa di un marciapiede: «In effetti la città è disseminata di barriere architettoniche. Andare in giro così provoca un vero senso di impotenza. Il mio vuol essere un messaggio affinché si possa rimediare a questi ostacoli».

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