Imu sui negozi, il Comune ora fa marcia indietro
L’aliquota per gli immobili di commercianti e artigiani torna al 7,6 per mille L’assessore Filippello: «L’aumento all’8,6 è stato solo un errore materiale»
PESCARA. L’amministrazione comunale e la maggioranza di centro destra fanno marcia indietro sull’aliquota Imu a carico degli immobili di negozianti e artigiani e la riporta al 7,6 per mille dopo aver approvato quella dell’8,6 per mille nel regolamento dell’imposta municipale propria. Infatti ieri mattina in consiglio comunale un emendamento, che sarà votato e approvato, che andrà a sostituire il testo approvato il 30 settembre quando verrà approvato il regolamento definitivo.
«La maggioranza di governo per prima aveva voluto e previsto l'aliquota al 7,6 per mille, e l'aumento di un punto dell'imposta in fase di emendamenti è stato un puro errore materiale generato da una contraddizione nella lettura delle norme», affermano l’assessore ai Tributi Massimo Filippello e il consigliere del Pdl Lorenzo Sospiri. L’assessore precisa ulteriormente la situazione: «Parliamo di un errore generato dalla volontà di tutta la maggioranza di centrodestra di allargare quanto più possibile la base dei contribuenti che potevano usufruire di aliquote agevolate e che in concreto ci ha permesso di inserire gli alloggi dati in comodato d’uso gratuito dai padri ai figli e gli immobili strumentali, termine che però, secondo la normativa, comprende non solo i locali utilizzati da artigiani e commercianti (di categoria C), ma anche quelli dei professionisti (di categoria A/10). E sempre la norma sembrava imporre all’Ente l’applicazione di un’aliquota unica, la stessa sia per gli immobili di categoria C che A/10. Allargata la base, la maggioranza ha ritenuto equo applicare l’aliquota dell’8,6 per mille agli immobili dei professionisti, che però automaticamente ha coinvolto anche i locali di artigiani e commercianti». Filippello risponde anche alle accuse: «Non c’è stata alcuna “sveltina” da parte della maggioranza nei confronti dell’opposizione né mai nessuno ha imputato al consigliere Carlo Masci e al gruppo di Pescara Futura le scelte operate, frutto di una manovra complessiva studiata da tutto il centrodestra e poi sottoscritta anche dal centrosinistra, una manovra che mai ha inteso colpire alcune categorie economiche».
Per i gruppi consiliari di opposizione (Pd, Idv, Sel, Rc e Fli) i fatti sono andati diversamente. «Una svista che poi tanto non lo era», scrivono, «se l'assessore Filippello e il capogruppo del Pdl Foschi anche questa mattina (ieri mattina per chi legge, ndr) durante il dibattito in consiglio hanno continuato ad affermare che l'aumento dell'aliquota per i locali delle attività commerciali rispondeva a una precisa volontà dell'amministrazione.Gli incauti e sprovveduti amministratori di maggioranza hanno tentato anche il subdolo tentativo di accomunare nella loro follia impositiva l’opposizione che, invece, ha sempre dimostrato con fatti concreti la volontà di pervenire a un abbassamento delle aliquote dell'Imu».
I commercianti. Sospiro di sollievo per i numerosi commercianti della città che in questi giorni hanno protestato per quella che consideravano una stangata.
«Ci risulta difficile credere che su una delibera di tale importanza possa essere stato commesso un errore così significativo», sostiene Bruno Santori, presidente di Confesercenti, «non tanto per l’aspetto quantitativo ma per il forte impatto simbolico che questa decisione ha sulla principale categoria economica della città. A prescindere se si sia trattato di un errore o di una precisa scelta, la Confesercenti chiede che questa decisione venga modificata al più presto».
«Avevano alzato l’aliquotaPer far quadrare il bilancio», afferma Ezio Ardizzi, presidente di Confcommercio, «ma l’unica cosa che non si deve fare è colpire l’unica economia di questa città».
«Si ristabilisce l’aliquota minima che era quella che volevamo», dichiara Carmine Salce direttore della Cna, «ma quell’accordo l’hanno firmato tutti quanti».
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