In cella a 87 anni per scontare una maxi pena per pedofilia

Tre arresti per Antonio Cocchiaro: ha abusato di giovanissimi della ex Jugoslavia proponendosi come benefattore pronto ad occuparsi di ragazzi appartenenti a famiglie in difficoltà

PESCARA. Si sono nuovamente aperte le porte del carcere per Antonio Cocchiaro, il pensionato di 87 anni che tra il 2001 e il 2008 è stato arrestato tre volte da polizia e carabinieri per violenza sessuale su minori, avendo abusato di giovanissimi della ex Jugoslavia proponendosi come benefattore pronto ad occuparsi di ragazzi appartenenti a famiglie in difficoltà.

L'uomo deve espiare una pena residua di ben 11 anni, 11 mesi e 14 giorni e, dopo un periodo di detenzione domiciliare che gli è stata concessa per motivi di salute, è tornato nella casa circondariale.

La misura cautelare che dispone la carcerazione dell'anziano, ex dipendente delle Poste a Ancona, è della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pescara ed è stato il personale della squadra mobile, diretto da Pierfrancesco Muriana, a eseguire il provvedimento.

Era stata proprio la mobile, in passato, a indagare su quest'uomo, arrestato prima nel 2001, poi nel 2005 e infine nel 2008 sempre con l'accusa di aver abusato di minori. Stando a quanto appurato da polizia e carabinieri l'uomo, che viveva solo nella zona di piazza Duca degli Abruzzi, rivolgeva le sue attenzioni su ragazzini a cui dava piccole somme di denaro ma a quanto pare non erano affatto la bontà e l'altruismo a spingerlo. Nel corso delle indagini sono state utilizzate delle telecamere, per incastrarlo, e sono stati eseguiti degli appostamenti da personale in borghese per registrare i suoi movimenti e i comportamenti che aveva nei confronti delle vittime.

A completare il quadro accusatorio pare ci siano state anche le registrazioni di alcune telefonate e delle testimonianze. L'ultimo arresto nei suoi confronti risale al 2013, dopo il pronunciamento della Cassazione su un episodio che risaliva al 2005, ma il pensionato era riuscito a tornare a casa, ai domiciliari, per motivi legati alle sue condizioni di salute. Ora, scaduto questo beneficio, è tornato in carcere, e lì il pedofilo potrebbe trascorrere l'ultima parte della sua vita.