Incendi, ora D’Alfonso frena sul rimboschimento: «La parola agli esperti»

14 Settembre 2017

Sit-in ambientalista. Il no del sindaco Antonella Di Nino: «Subito il ristoro non solo delle spese sostenute dai comuni nella fase dell'emergenza, ma anche per la fase successiva»

PESCARA. Non è stato certamente il sit-in di protesta davanti alla Regione a far cambiare idea a Luciano D’Alfonso. Ma a frenare sull’ipotesi rimboschimento delle aree incendiate dai roghi estivi ha pesato certamente il vasto e variegato fronte di contrari: dagli ambientalisti, ai sindaci, ai semplici cittadini. Una rappresentanza dei quali ieri si è presentata sotto la sede della regione, mentre al quinto piano si discuteva su come rigenerare 6 mila e 20 ettari circa di territorio bruciati dagli incendi delle settimane scorse.

Seduti al tavolo con il presidente della Regione, dirigenti regionali, il sottosegretario Mario Mazzocca, l’assessore all’Agricoltura Dino Pepe, molti amministratori locali tra cui la sindaca di Pratola Peligna, Antonella Di Nino, diventata, anche grazie ai social, sindaco simbolo di questa tragedia abruzzese: «Ho chiesto alla Regione Abruzzo di muoversi per prevedere il ristoro non solo delle spese sostenute dai comuni nella fase dell'emergenza e rubricate nella somma urgenza», ha detto Di Nino, «ma anche per quelle che graveranno nella fase successiva, a partire dalle spese relative, ad esempio, per la pulizia delle linee tagliafuoco, della loro messa in sicurezza e per i canali di scolo e tracimazione delle acque. Per il resto, ho ribadito la contrarietà del comune di Pratola al rimboschimento: in questo momento riteniamo sia indispensabile e fondamentale la bonifica delle aree colpite e la prevenzione costante».

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E infatti il rimboschimento non si farà. Almeno non subito. Nel corso della riunione si è deciso dare il via ad una sorta di task force per una ricognizione sulla situazione.
Al momento tutta l’attenzione va sulla messa in sicurezza dei territori colpiti. In particolare i sindaci hanno sottolineato che ai danni degli incendi si sono affiancati i problemi relativi al materiale inerte che si è formato: strati di cenere e legna bruciata, che in caso di pioggia potrebbero venire giù. Per il rimboschimento l’orientamento generale dei sindaci è che debba essere la natura a fare il suo corso.
«Nel giro di una o due settimane», ha quindi annunciato il sottosegretario alla giunta Mazzocca, «riuniremo accademici ed esperti per produrre un studio sul come intervenire. Se c’è una legge che dice che non si può rimboschire, una ragione c’è. E potrebbe essere dannoso, oltre che inutile».
«È necessaria innanzitutto», ha precisato D’Alfonso, al termine della riunione, «una quantificazione precisa dei danni, e la Regione farà pressione per far vincere il relativo dossier in sede governativa. Poi va pensato un progetto ecosostenibile», ha aggiunto, «elaborato su basi scientifiche, che prenda a bersaglio la parte di territorio lesa. Se ne occuperà il direttore Emidio Primavera, con un gruppo di esperti da individuare ad hoc per le materie di riferimento. La presenza di resti di legna bruciata e di ceneri si configura», ha rilevato il presidente della giunta regionale, «come emergenza immediata da fronteggiare per evitare che i prossimi eventi meteorologici come pioggia e neve possano trasportarli a valle creando pericolo nelle zone abitate. Questo è l’elemento sul quale bisogna definire interventi mirati. Con questi dati torneremo ad incontrarci presto, per assicurare la massima celerità alle iniziative più opportune e concertate con i territori». D’Alfonso ha anche detto che occorre per il futuro «ideare una strategia per prevenire le azioni criminali», e quanto agli interventi di spegnimento, ha ribadito la necessità «nei periodi di emergenza» della massima flessibilità «oleando il meccanismo di soccorso dei Vigili del fuoco, Protezione civile e Carabinieri forestali». Il governatore ha anche aggiunto che interesserà «i livelli governativi» per «avviare un processo di rifunzionalizzazione dei forestali come già accaduto in Abruzzo».
La riunione post-emergenziale, come si è detto, è stata accompagnata a pochi metri di distanza, dalla protesta di chi ribadisce un fermo no al rimboschimento. Per Augusto De Sanctis, del Forum dell’Acqua, si tratterebbe di un intervento «inutile. In altre aree, in pochi anni, gli alberi sono cresciuti naturalmente già di alcuni metri. Diversamente questa tecnica può essere utilizzata solo in piccolissime aree. I soldi necessari per il rimboschimento, vengano utilizzati allora per la prevenzione», ha concluso. «La gestione dell’emergenza non deve rimanere in mano ai privati», ha invece messo in evidenza Domenico Pettinari, consigliere regionale del M5S, che avrebbe voluto assistere alla riunione tra D’Alfonso e gli amministratori. «Non mi hanno fatto entrare», ha riferito, «ma i consiglieri regionali, come previsto dallo statuto regionale, hanno diritto di accedere in tutte le sedi regionali». E Sara Marcozzi, altra consigliera pentastellata, citando alcune indagini scientifiche sui rimboschimenti, ha spiegato che «con questa tecnica si verifica un’elevata mortalità degli alberi».
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