Inchiesta dragaggio Pescara, chiedono i danni 166 marinai
Grosso: ci costituiremo parte civile. Monta la protesta: i pescatori vogliono occupare il Comune e l’Asse attrezzato
PESCARA. Delle cosiddette «date certe» ne sono state snocciolate a bizzeffe. Tutte ripetutamente smentite. E mentre la conta dei giorni della chiusura del porto va avanti, fermandosi a 417, le ombre di un’inchiesta giudiziaria che ha paralizzato un dragaggio già avviato, sembrano allungarsi anche all’appalto attuale, che a distanza di tre mesi dalla consegna ufficiale dei lavori alla ditta Sidra risulta ancora in fase di stallo. Per questa ragione, la rabbia dei marinai che è stata più volte messa a tacere dalle promesse degli amministratori locali e dai politici nazionali che hanno fatto capolino in città per la passerella di rito, si concretizzerà in una richiesta ufficiale per tentare di ottenere il risarcimento «dei danni materiali e morali». A formalizzarlo saranno le 166 famiglie dei pescatori, tutte danneggiate da un dragaggio iniziato, immediatamente bloccato da un’inchiesta della procura dell’Aquila e infine finito nel mirino della Guardia di finanza.
Il contestato appalto del terzo lotto - vinto dalla ditta Gregolin lavori marittimi di Venezia per l’importo di circa 750 mila euro (ribasso dell’11,19 per cento), con al secondo posto la società Dragaggi srl (ribasso del 10,99 per cento) - ha portato 31 iscritti sul registro degli indagati, tra cui il presidente della Provincia Guerino Testa, facendo scattare i domiciliari per Angelo Bellafronte Taraborrelli, ex dirigente ai Comuni di Pescara e Montesilvano, e per Giuseppe Biscontin, aiutante della società Dragaggi, che secondo l’accusa sarebbe stata favorita nella gara. Nei giorni scorsi è stato ascoltato dai pm della procura distrettuale Antimafia dell’Aquila, Antonietta Picardi e Simonetta Ciccarelli, anche il provveditore interregionale alle Opere pubbliche Donato Carlea. «Se ci sono dei colpevoli in tutta questa storia, allora è giusto che paghino», ha detto Mimmo Grosso, rappresentante dell’Associazione armatori, «perché il mancato dragaggio del porto non è colpa dei marinai. Anzi, noi siamo quelli che abbiamo subito più danni e ancora oggi non possiamo tornare in mare a lavorare. È giusto che qualcuno ci risarcisca delle perdite».
Nei prossimi giorni, tra le varie mosse che stanno mettendo in campo i marittimi, c’è la richiesta ufficiale per il risarcimento dei danni determinati dalla paralisi dello scalo cittadino e dal mancato avvio delle operazioni di scavo dei fondali. L’azione collettiva sarà sottoscritta da tutti i 166 pescatori, che un tempo si davano da fare sulle barche e adesso sono costretti a rimanere con le braccia incrociate sulla banchina del molo. «Non possiamo più aspettare», aggiunge perentorio Grosso, «è il momento di farci sentire. A partire da domani (oggi per chi legge n.d.r.) durante il vertice in Provincia. Ho invitato quante più persone possibili: consiglieri e assessori comunali, provinciali e regionali, lArta e l’Inps. Ho telefonato anche a Improta, ma non mi ha dato nessuna conferma. Il provveditore Carlea ha fatto sapere che non verrà, ma al suo posto manderà il responsabile unico del provvedimento Destro Bisol».
L’incontro in Provincia, oggi a partire dalle 15,30 nella sala Tinozzi, potrebbe rappresentare il preludio di una manifestazione eclatante, che si terrà già nel pomeriggio. «Ognuno di noi farà una domanda sul dragaggio del porto», fa sapere Mimmo Grosso, «poi, alla fine della riunione, decideremo il da farsi. Se non saremo soddisfatti e non avremo ottenuto garanzie, l’idea è di andare tutti sull’asse attrezzato e, successivamente, piombare nella sala del consiglio comunale. Non ci muoveremo da lì fino a quando non inizierà il dragaggio. Questa volta non scherziamo». I pescatori, oltre all’avvio dello scavo, chiedono alla Regione di reperire le risorse necessarie per il pagamento della cassa integrazione arretrata, da gennaio ad aprile, e degli ultimi tre mesi del 2012 che non sono stati ancora saldati a 60 marinai.
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