Inchiesta Marinelli, chiuso il quarto filone
Gli indagati passano da 9 a 6. Al centro delle indagini, due gare di appalto per l’acquisto di bus elettrici
PESCARA. Arriva un nuovo avviso di conclusione delle indagini (il precedente era di gennaio scorso) per il quarto e ultimo filone d’inchiesta sulle articolate e complesse attività dell’imprenditore della sanità, Vincenzo Marinelli. Quest’ultima tranche, che presenta alcune modifiche nei capi di imputazione, riguarda solo sei indagati rispetto agli originari nove. Sono usciti di scena, dopo una serie di interrogatori che hanno portato a rivedere le posizioni mancanti, i due imprenditori Sergio e Franco Rampini, e l’avvocato Alessandro Perrucci (che all’epoca dei fatti era legale di Marinelli e avrebbe interloquito professionalmente con i Rampini). Restano dunque in sei in questo avviso bis: oltre a Vincenzo Marinelli, comune denominatore di tutti i quattro i filoni, c’è il suo contabile, Pasquale Sentenza; l’imprenditore Stefano Rampini, il direttore della Tua, Michele Valentini, Guido Dezio, che all'epoca dei fatti faceva parte del consiglio di amministrazione della Tua con l’incarico di vice presidente; e infine l’ex comandante della stazione di Pescara centrale dei carabinieri (ora in pensione), Francesco Mingolla che raccolse la denuncia di Marinelli e fece delle indagini per scoprire chi aveva installato un localizzatore sotto l’auto dell'imprenditore.
Al centro di questa appendice di indagine, due gare di appalto per i bus prodotti dalla società “Rampini Carlo Spa”: una indetta dalla Regione Abruzzo, l'altra dal Comune di Pescara. I reati che vengono ipotizzati dal sostituto procuratore Andrea Di Giovanni, sono due: turbativa d’asta e corruzione. Quest'ultimo reato viene contestato a Dezio e poi, quali corruttori, a Marinelli, Rampini e Sentenza. La turbativa pesa invece in capo a Marinelli, Rampini, Valentini e Dezio. L'inchiesta ipotizza un accordo tra le parti per favorire l’imprenditore dei bus. Si parla dei lotti 5 e 6 della gara regionale del 24 maggio 2018 per 22 autobus elettrici per un valore complessivo di 9 milioni di euro (in totale i lotti dovevano essere 7 per la fornitura di 68 bus per circa 26 milioni di euro); per il Comune di Pescara (con riferimento alla seconda gara in quanto la prima era stata annullata in autotutela), si parla di soli 5 bus.
Stando alle contestazioni, l'imprenditore dei bus sarebbe stato informato in anticipo circa i termini della gara da Marinelli (che a sua volta era in contatto con Dezio), che avrebbe ricevuto un compenso, mascherato, secondo l'accusa, da una sorta di rapporto di mediazione. Stefano Rampini sarebbe quindi entrato in possesso prima della gara, della bozza del capitolato relativo alla pubblicazione della gara stessa. Il periodo preso in considerazione dall'inchiesta è giugno 2020 per la gara della Regione e dicembre dello stesso anno per la gara comunale. E dunque per cinque dei sei indagati (a eccezione di Mingolla la cui posizione rimane identica a quella descritta nel primo avviso di conclusione delle indagini), si riaprono i termini per eventuali nuovi interrogatori, deposito di documenti o richieste di ulteriori accertamenti. Poi si formalizzerà la richiesta di processo. Le prime due tranche dell'inchiesta sono all'attenzione del gup Fabrizio Cingolani, mentre la terza si discuterà davanti al giudice Giovanni de Rensis.
Al centro di questa appendice di indagine, due gare di appalto per i bus prodotti dalla società “Rampini Carlo Spa”: una indetta dalla Regione Abruzzo, l'altra dal Comune di Pescara. I reati che vengono ipotizzati dal sostituto procuratore Andrea Di Giovanni, sono due: turbativa d’asta e corruzione. Quest'ultimo reato viene contestato a Dezio e poi, quali corruttori, a Marinelli, Rampini e Sentenza. La turbativa pesa invece in capo a Marinelli, Rampini, Valentini e Dezio. L'inchiesta ipotizza un accordo tra le parti per favorire l’imprenditore dei bus. Si parla dei lotti 5 e 6 della gara regionale del 24 maggio 2018 per 22 autobus elettrici per un valore complessivo di 9 milioni di euro (in totale i lotti dovevano essere 7 per la fornitura di 68 bus per circa 26 milioni di euro); per il Comune di Pescara (con riferimento alla seconda gara in quanto la prima era stata annullata in autotutela), si parla di soli 5 bus.
Stando alle contestazioni, l'imprenditore dei bus sarebbe stato informato in anticipo circa i termini della gara da Marinelli (che a sua volta era in contatto con Dezio), che avrebbe ricevuto un compenso, mascherato, secondo l'accusa, da una sorta di rapporto di mediazione. Stefano Rampini sarebbe quindi entrato in possesso prima della gara, della bozza del capitolato relativo alla pubblicazione della gara stessa. Il periodo preso in considerazione dall'inchiesta è giugno 2020 per la gara della Regione e dicembre dello stesso anno per la gara comunale. E dunque per cinque dei sei indagati (a eccezione di Mingolla la cui posizione rimane identica a quella descritta nel primo avviso di conclusione delle indagini), si riaprono i termini per eventuali nuovi interrogatori, deposito di documenti o richieste di ulteriori accertamenti. Poi si formalizzerà la richiesta di processo. Le prime due tranche dell'inchiesta sono all'attenzione del gup Fabrizio Cingolani, mentre la terza si discuterà davanti al giudice Giovanni de Rensis.