Infermieri precari risarciti La Asl: «Danni irreparabili»

Dopo la raffica di condanne in Corte d’appello per le proroghe illegittime D’Amario va in Cassazione per fermare i pagamenti da 50 mila euro a testa

PESCARA. «Danni gravi e irreparabili». Così dice la Asl dopo la raffica di condanne della Corte d’appello dell’Aquila a risarcire quasi 50 mila euro a testa gli infermieri precari per anni e anni rimasti con l’illusione di un contratto a tempo indeterminato. Ora, la Asl avvia la strada del ricorso in Cassazione per bloccare i pagamenti: sì perché potrebbero essere quasi 50 gli infermieri che hanno fatto ricorso dopo le troppe proroghe contrattuali considerate illegittime. In primo grado, davanti al giudice del Lavoro di Pescara, gli infermieri hanno perso tutti ma l’orientamento dei giudici della Corte d’appello dell’Aquila è diverso: in secondo grado è stato affermato che le proroghe dei contratti adottate dalla Asl non hanno alcun fondamento. «Il numero delle proroghe», recita la sentenza pilota, «e la totale assenza in esse di indicazioni sulle ragioni oggettive che le hanno determinate comporta che la successione di contratti tra le parti in causa è palesemente avvenuta in violazione delle disposizione cogenti». La prima sentenza che ha spianato le porte ai risarcimenti è quella riguardante A.S., assistito dall’avvocato Luca De Felice, che per 3 anni e un mese ha fatto l’infermiere precario nel reparto di Medicina dell’ospedale di Pescara. Adesso, quella sentenza, produce effetti anche per altri casi simili: i giudici d’appello, infatti, hanno sottolineato che il risarcimento, in questi casi, deve svolgere anche la funzione di sanzionare l’operato illegittimo della Asl e dissuadere la dirigenza dal perseverare nell’impiego di questa tipologia contrattuale, eludendo la legge. Di qui, la condanna della Asl a risarcire tutti gli infermieri che hanno vinto la causa «nella misura di 20 mensilità dell’ultima retribuzione globale, oltre accessori» più le spese legali che si aggirano intorno a 4 mila euro a testa per entrambi i gradi di giudizio. Fatti i conti, ogni infermiere ha diritto a circa 50 mila euro e, se fossero davvero una cinquantina gli appellanti, per la Asl sarebbe una mazzatta da 2,5 milioni di euro. Ecco perché, il direttore generale della Asl Claudio D’Amario ha detto sì ai ricorsi in Cassazione e anche al tentativo di sospendere le sentenze di secondo grado con una serie di istanze. Soltanto il 18 luglio scorso, D’Amario ha approvato 4 ricorsi con istanze di sospensione.

Dalla lettura delle delibere fotocopia, emerge che la Asl ha il «fondato timore» che dall’esecuzione della sentenza di secondo grado, e cioè dal pagamento dei danni, «potrebbe derivare un grave e irreparabile danno patrimoniale per l’azienda in relazione alla difficoltà di un recupero delle somme eventualmente corrisposte» agli infermieri.

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