Infiltrazioni all’Aurum L’Archivio di Stato costretto al trasloco
Tracce di umidità nel seminterrato adibito a uffici e biblioteca Il direttore: «Qui non si può stare, andiamo in via Caravaggio»
PESCARA. L’Archivio di Stato si prepara a lasciare l’Aurum per trasferirsi nell’ex sede della Telecom di via Caravaggio. Nell’ex liquorificio non può più stare, perché le numerose macchie di umidità e le infiltrazioni d’acqua, presenti negli uffici, nella biblioteca e nella sala conferenze del seminterrato dell’edificio, mettono a rischio la salute dei dipendenti e l’imponente quantità di materiale storico conservato nella struttura. Il trasferimento si rivelerà un danno ingente per il Comune, proprietario dell’Aurum, perché non incasserà più i 190mila euro l’anno di affitto dei locali, con una superficie di 1.600 metri quadrati.
Il trasloco può essere ancora fermato, ma la speranza è ridotta al lumicino, in quanto la trattativa tra il Comune e la direzione generale per gli Archivi di Stato si sarebbe bruscamente interrotta dopo il rifiuto dell’amministrazione comunale di trovare una soluzione per assicurare alla struttura locali più confortevoli. L’Archivio aveva richiesto delle stanze al primo piano dell’Aurum, ma l’ente ha risposto picche, in quanto i locali sono stati già assegnati, dalla precedente amministrazione, alla struttura chiamata Europaurum. Il direttore generale dell’Archivio di Stato Antonello De Berardinis ha fatto presente più volte al Comune che i locali del seminterrato, assegnati dal precedente sindaco Luigi Albore Mascia nel dicembre 2011, con tanto di cerimonia in pompa magna, sono inadeguati ad ospitare il patrimonio storico, fatto di libri («occupano 3,5 chilometri di scaffalature», rivela il direttore) e testimonianze, prodotto dagli organi dello Stato. L’Archivio, dopo il trasferimento dall’ex sede di piazza della Marina nel 2011, si è trovato ad occupare il seminterrato dell’Aurum che si è dimostrato subito inadeguato. Primo, per la sua posizione logistica e, poi, per le condizioni malsane dei locali. «Il Comune ha deciso di darci uno scantinato», commenta De Berardinis. E, in questa situazione, alcune delle attività, tra cui mostre e incontri con le scuole, non si possono fare.
Tracce di umidità sono comparse negli uffici e nei corridoi, alcuni dei quali sono anche senza luce. Ma la scena peggiore appare nella sala conferenze, dove è conservato un murales, o ciò che ne resta, realizzato per l’edizione del 1998 di «Fuori uso». Lì dovrebbero svolgersi incontri culturali e convegni, ma le condizioni del locale non lo consentono. Infiltrazioni d’acqua hanno rovinato tutta la parete, dove compaiono segni evidenti di muffa coperti da enormi lenzuoli bianchi. Vista la situazione e la trattativa fallita con il Comune, l’Agenzia del Demanio ha già provveduto a trovare una nuova sede: gli ex uffici della Telecom, in via Caravaggio, di proprietà dell’imprenditore Maresca. «Lì, si risparmieranno 80mila euro di affitto», avverte Angela Appignani funzionaria bibliotecaria, «ma i locali sono nel sottosuolo e si dovranno utilizzare le pompe per eliminare le infiltrazioni d’acqua».
Il consigliere di Forza Italia Eugenio Seccia si dice allarmato per una «potenziale perdita di sinergia tra l’Archivio di Stato e il Comune che impoverirà la città».
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