Inps, sit-in dei dipendenti contro i tagli del governo
Protesta organizzata dai sindacati davanti al palazzo della prefettura Delegazione chiede a D’Antuono di farsi portavoce del malcontento
PESCARA. La pioggia non ferma la protesta dei dipendenti dell’Inps contro la Spending review e il disegno di legge di stabilità del governo Monti. Ieri mattina le bandiere di Cgil-Fp, Cisl-Fp, Uilpa Usb, Fialp-Cisal e le Rsu hanno sventolato per un’ora e mezza, dalle 11 alle 12,30, davanti al palazzo della prefettura di piazza Italia. Le cinque sigle sindacali, dopo anni di divisioni, hanno ritrovato l’unità per protestare compatte contro il taglio alle risorse e agli organici previsti dalle nuove norme che nei prossimi giorni saranno discusse in Parlamento e che andranno a minare la base degli enti previdenziali.
Una delegazione di dipendenti è stata ricevuta a metà mattinata dal prefetto Vincenzo D’Antuono, mentre il resto dei manifestanti è rimasto in strada con gli ombrelli aperti a distribuire volantini ai passanti e ai funzionari di Provincia e prefettura. Accompagnati dai rappresentanti delle cinque sigle sindacali, i lavoratori hanno mostrato a D’Antuono un documento di sintesi delle loro ragioni. «Abbiamo chiesto al prefetto di farsi portavoce del malcontento dei dipendenti», spiega Sandra Alberico, della Cgil Funzione pubblica), «chiedendogli di far recapitare il nostro documento a chi di dovere». I dipendenti dell’Inps, ex Inpdap, Inail e Aci hanno chiesto di bloccare la scure dei tagli e che non sia eliminato il cosiddetto fondo incentivante, previsto dalla legge 88, del 1989. Secondo i sindacati, i licenziamenti in tutta Italia ammontano a 4mila unità. Ma già oggi i 33mila dipendenti degli enti previdenziali in Italia risultano di gran lunga inferiori a quelli di Francia e Germania.
«Se i tagli saranno approvati», si legge su un volantino distribuito durante la mobilitazione, «non saranno più garantiti i servizi dell’Inps a cittadini e pensionati. Un lavoratore Inps ogni 1.800 abitanti non ce la fa». Le risorse economiche che il Governo vorrebbe tagliare, inoltre, cancellerebbero i cosiddetti progetti speciali che negli anni «hanno garantito l’efficienza e la qualità dei servizi», ripetono i lavoratori. «Noi dallo Stato», afferma Guido Ronchitelli, coordinatore regionale della Cgil per il settore Inps, «riceviamo uno stipendio legato a una determinata fascia produttiva. Abbiamo incentivi economici per ogni obiettivo raggiunto e i soldi sono attinti dal fondo incentivante. Eliminando il fondo, così come prevedono le nuove norme, anche le nostre buste paga saranno dimezzate e con esse l’impegno stesso dei dipendenti andrebbe a scemare, perché non avrebbero più incentivi». L’agitazione resterà in piedi «fino a quando non saranno ritirate le restrizioni previste dalla manovra del governo, assicurano i dipendenti.
Ylenia Gifuni
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