L’avvocato Luciani «Il mio cliente ha avuto coraggio e sta per accedere al Fondo di solidarietà»
«Io, abbandonato dalla banca»
Denuncia gli aguzzini e diventa un soggetto a rischio
PESCARA. I morsi degli usurai e l’indifferenza della banca. Un imprenditore, il primo con il parere favorevole dalla prefettura di Pescara per l’accesso al Fondo di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura, rischia il tracollo.
La vicenda è complessa e lascia pensare a una miccia accesa pronta a fare esplodere la bomba dell’usura dei colletti bianchi. Sono coinvolte due finanziarie attive a Pescara, Lanciano e Napoli, per un giro di milioni di euro condito da buste paga false. L’imprenditore pescarese rimasto impigliato nella ragnatela del credito usuraio, per motivi di sicurezza, è coperto dall’anonimato. La sua vicenda ha del paradossale: un attimo dopo aver denunciato chi lo stava strozzando, si è sentito definire soggetto a rischio dalla banca di fiducia. Insomma, adesso non ha nè i soldi sporchi degli usurai nè quelli puliti dell’istituto bancario. «Se chiudo l’attività, va a farsi benedire anche la possibilità, davvero concreta, di accedere al Fondo e così sarò definitivamente rovinato», ha detto l’imprenditore in un momento di sconforto.
La prefettura pescarese ha espresso parere favorevole alla concessione di un mutuo di un milione di euro da parte del Fondo, di cui la metà come anticipazione. La somma, nel caso in cui gli usurai verranno condannati, sarà trasformata in un risarcimento danni. Non solo, grazie ai benefici della legge 23.2.1999, l’imprenditore ha già ottenuto la sospensione per 300 giorni dei termini di pagamento relativi al mutuo ipotecario sottoscritto con la Carichieti e alle revoche operate da Caripe sia sul conto dell’azienda che su quello personale; la sospensione per tre anni di Iva, imposte, contributi e tasse che non sono stati pagati e non potranno esserlo a causa dei danni causati dalla devastante azione usuraia. La Commissione anti racket, proprio in questi giorni, ha ricevuto la pratica di ritorno da Pescara con gli aggiornamenti richiesti sulla vicenda. Secondo l’avvocato Roberto Luciani, che ha preparato in prima persona la pratica avvalendosi della consulenza di Elena Finocchio, «tutto si è messo per il verso giusto e già dalla prossima riunione della Commissione ci sarà il definitivo assenso all’inserimento dell’imprenditore pescarese al Fondo di solidarietà. Il tutto anche grazie alla sensibilità e alla preparazione del nucleo operativo carabinieri di Pescara».
L’azienda del coraggioso imprenditore schieratosi contro l’usura non riesce ad andare avanti perché si sono dissolti i cardini del rapporto con la banca. «Al mio cliente, nei giorni scorsi, è stata negato l’incasso anticipato di alcuni assegni di primarie compagnie assicuratrici. Quindi, titoli garantiti. Senza quei soldi, l’azienda non può far fronte alle spese quotidiane. La direttrice di questo istituto dovrebbe capire che sta rendendo la vita impossibile a chi, con coraggio, si è rivolto alla giustizia».
La vicenda è complessa e lascia pensare a una miccia accesa pronta a fare esplodere la bomba dell’usura dei colletti bianchi. Sono coinvolte due finanziarie attive a Pescara, Lanciano e Napoli, per un giro di milioni di euro condito da buste paga false. L’imprenditore pescarese rimasto impigliato nella ragnatela del credito usuraio, per motivi di sicurezza, è coperto dall’anonimato. La sua vicenda ha del paradossale: un attimo dopo aver denunciato chi lo stava strozzando, si è sentito definire soggetto a rischio dalla banca di fiducia. Insomma, adesso non ha nè i soldi sporchi degli usurai nè quelli puliti dell’istituto bancario. «Se chiudo l’attività, va a farsi benedire anche la possibilità, davvero concreta, di accedere al Fondo e così sarò definitivamente rovinato», ha detto l’imprenditore in un momento di sconforto.
La prefettura pescarese ha espresso parere favorevole alla concessione di un mutuo di un milione di euro da parte del Fondo, di cui la metà come anticipazione. La somma, nel caso in cui gli usurai verranno condannati, sarà trasformata in un risarcimento danni. Non solo, grazie ai benefici della legge 23.2.1999, l’imprenditore ha già ottenuto la sospensione per 300 giorni dei termini di pagamento relativi al mutuo ipotecario sottoscritto con la Carichieti e alle revoche operate da Caripe sia sul conto dell’azienda che su quello personale; la sospensione per tre anni di Iva, imposte, contributi e tasse che non sono stati pagati e non potranno esserlo a causa dei danni causati dalla devastante azione usuraia. La Commissione anti racket, proprio in questi giorni, ha ricevuto la pratica di ritorno da Pescara con gli aggiornamenti richiesti sulla vicenda. Secondo l’avvocato Roberto Luciani, che ha preparato in prima persona la pratica avvalendosi della consulenza di Elena Finocchio, «tutto si è messo per il verso giusto e già dalla prossima riunione della Commissione ci sarà il definitivo assenso all’inserimento dell’imprenditore pescarese al Fondo di solidarietà. Il tutto anche grazie alla sensibilità e alla preparazione del nucleo operativo carabinieri di Pescara».
L’azienda del coraggioso imprenditore schieratosi contro l’usura non riesce ad andare avanti perché si sono dissolti i cardini del rapporto con la banca. «Al mio cliente, nei giorni scorsi, è stata negato l’incasso anticipato di alcuni assegni di primarie compagnie assicuratrici. Quindi, titoli garantiti. Senza quei soldi, l’azienda non può far fronte alle spese quotidiane. La direttrice di questo istituto dovrebbe capire che sta rendendo la vita impossibile a chi, con coraggio, si è rivolto alla giustizia».