«Io, mediatore tra Angelini e Del Turco»
Depone l’imputato Cesarone, ex consigliere regionale del Pd: combinai gli incontri a Collelongo, ma non presi soldi
PESCARA. «Scusi, ma Angelini ha detto qui dentro che lei ha fatto da mediatore per i soldi a Ottaviano Del Turco? Si è inventato tutto?», domanda il presidente del collegio Carmelo De Santis a Camillo Cesarone. E lui: «Si, tutte balle. Io non ho mai preso soldi, anche perché non ne avevo bisogno, e non li ho mai chiesti per altri. Fui davvero sorpreso di essere arrestato per le dichiarazioni, le accuse di Angelini: forse si è sentito tradito, non so, ma io ho fatto il mio dovere. Non potevo credere, allora come oggi, che Angelini veniva a casa mia e mi lasciava 100 mila euro: è impossibile».
Il processo sanità è entrato nel vivo in questo mese, da quando esauriti i testimoni chiamati dall’accusa formata dai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli l’aula 1 ha iniziato a ospitare gli interrogatori degli imputati. Ieri, è stato il turno dell’ex capogruppo del Pd in consiglio regionale Cesarone finito nell’inchiesta con le accuse di concussione, corruzione, associazione per delinquere: quelle raccontate dall’ex patron di Villa Pini e cristallizzate nell’incidente probatorio con la cifra di circa 5 milioni e mezzo dati da Angelini a Del Turco, a Cesarone e all’ex segretario di presidenza Lamberto Quarta e rinverdite, poi, in aula, dalle dichiarazioni dell’imprenditore. A queste accuse, Cesarone ha risposto interrogato dai pm, dal suo avvocato Marco Femminella e da Sergio Menna, legale di Angelini.
«Consigliere con la maglia di Villa Pini». L’ex sindacalista ha intanto raccontato della sua amicizia con Angelini, dell’assunzione con un incarico da dirigente nel gruppo con uno stipendio da 7.500 euro e delle dimissioni per candidarsi ed essere eletto come consigliere regionale. «Ho sempre avuto rapporti di stima e di affetto con Angelini», ha detto l’imputato, «e quando sono stato eletto mi sono dimesso da dirigente. Se mi sentivo in obbligo verso Angelini? No, in obbligo non direi. Quello era il periodo in cui Angelini era molto preoccupato per i tagli alle cliniche che trovava esagerati. Io gli dicevo di stare tranquillo, gli suggerivo delle strade e gli dissi che in Regione, nella maggioranza, quella era la determinazione: occorrevano tagli per avviare un’azione di risanamento. Certo», ha proseguito Cesarone, «Angelini pensava di avere un suo nome nel consiglio regionale, e si è detto pure che ero un consigliere con la maglia di Villa Pini, ma io ero uno dei 40, non è che da solo potevo ribaltare il consiglio». Cesarone era, come ha raccontato, un uomo di fiducia dell’ex titolare di Villa Pini e, nella deposizione di ieri, ha cercato di allontanare i due ruoli: quello di amico ed ex dipendente di Angelini e quello di consigliere regionale. «Al massimo davo dei suggerimenti ad Angelini», ha continuato a ripetere, «gli dicevo, ad esempio, di razionalizzare alcune discipline. Lui diceva che viveva una guerra contro tutti, ce l’aveva con l’Aiop (Associazione italiana ospedalità privata), si sentiva circondato».
«Appuntamenti per Angelini a Collelongo». «Angelini intelligente», Angelini chiamato «padrone», l’ex titolare di Villa Pini che, a un certo momento, ha detto l’imputato, «era diventato ossessivo, veniva quasi ogni giorno a casa mia, voleva parlare, si sentiva circondato, diceva che gli stavano facendo la guerra e voleva incontrare Del Turco. L’incontro con il presidente della Regione era diventato un argomento martellante», ha aggiunto. «Mi occupai io di fissare ad Angelini tre, quattro appuntamenti con Del Turco a Collelongo». E’ a Collelongo, dice l’accusa, che l’ex presidente della Regione avrebbe ricevuto da Angelini le presunte tangenti. Ma quegli incontri in cui Cesarone, come ha raccontato, avrebbe fatto da intermediario tra i due «gli argomenti», secondo l’ex consigliere, sarebbero stati «i tagli, i ricoveri». Ma perché Angelini voleva incontrare Del Turco a casa sua a Collelongo e non alla Regione?, ha domandato all’ex capogruppo il presidente del collegio De Santis. E Cesarone: «Non lo so, era Angelini a chiedermi di fissare appuntamenti a Collelongo». «Ma cosa gli riferiva Del Turco di quegli incontri?», ha domandato, invece, il legale di Angelini a cui l’imputato ha risposto: «Il presidente mi redarguì, mi disse di non mandargli più Angelini perché non poteva fare nulla per lui e che i pesi e le misure erano uguali per tutti». Il processo sanità torna il 30 e il 31 gennaio.
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