«Io picchiato dai banditi Un’esperienza terribile»
L’imprenditore, con la consorte, rivela gli attimi di terrore vissuti lunedì sera: gli ho dato tutto e chiedevano ancora, la situazione ha rischiato di precipitare
PESCARA. «Quando ti entrano in casa e ti sequestrano la famiglia, la moglie e la figlia, è traumatico. È una cosa grande. Bisogna solo mantenere la calma, seguire le indicazioni, essere il più accondiscendenti possibile, che è poi quello che ho fatto. Ho cercato di restare tranquillo. Devo dire con il senno di poi che è andata bene».
Saturnino De Cecco, attualmente a capo della OverFly, azienda di elicotteri attiva da oltre 10 anni, ora vuole solo dimenticare questa brutta storia o almeno spera di riuscire, prima o poi, a farlo. Accanto a lui, ieri mattina, all’uscita della caserma dei carabinieri di Montesilvano, dove sono andati a presentare ufficialmente denuncia, la moglie Sheila D’Isidori. Entrambi molto provati dalla bruttissima esperienza. «L’importante comunque è che oggi possiamo raccontarla», dice «e questo è ciò che conta». «Fisicamente», sottolinea la moglie, «stiamo bene, ma non sono stati momenti facili. Erano più persone. Non hanno usato violenza, non comunque tale da lasciarci dei segni. Almeno non l’hanno fatto nei confronti miei e della bimba, che sta bene. Certo ha ancora davanti le immagini di quei momenti, però nessuno le ha fatto del male. Noi due siamo sempre state insieme».
Quindi racconta quegli istanti. «È durato tutto 40 minuti. Erano all’interno della villa, nel giardino, e mi hanno aggredito alle spalle. Quindi, sono entrati. Avevano dei coltelli, non ci hanno puntato contro pistole, però minacciavano di averle». «A me», interviene De Cecco, «hanno fatto sentire che l’avevano. L’ho sentita dietro alla schiena. Fondamentale in quelle circostanze, come ho detto, è rimanere calmi, cercare di stare tranquilli, non reagire alle provocazioni. Mi hanno anche picchiato. Quando qualcosa di quello che facevo non piaceva loro, mi menavano. Mi hanno picchiato sul viso. Non so se hanno usato degli oggetti o l’hanno fatto a mani nude». De Cecco e la moglie spiegano di aver avuto davvero paura quando, dopo aver preso tutto quello che c’era nella cassaforte, i banditi chiedevano di più e ancora. «Pensavano di trovare ancora», sottolinea l’imprenditore, «ma io avevo dato loro qualsiasi cosa. In quegli istanti si vuole soltanto salvaguardare la famiglia, fare in modo che non succeda niente di grave. L’obiettivo più importante era di riportare a casa la pelle».
«Proprio quando la situazione rischiava di precipitare», riprende la moglie Sheila, «abbiamo avuto la fortuna che è scattato l’allarme. Hanno visto dei movimenti all’esterno e, a quel punto, si sono impauriti e sono scappati via. Ma quella non era la loro intenzione. Sarebbero rimasti ancora. Avevano già preso tutto e volevano e chiedevano altro». Tutti e due ripetono di essere stati alla fine «fortunati: era partita parecchio male, una esperienza brutta brutta».
Nella caserma di Montesilvano la coppia, ieri mattina, è rimasta per oltre tre ore. Con i carabinieri hanno ripercorso, attimo per attimo, tutti gli istanti della rapina, cercando di fornire elementi e dettagli utili alle indagini. In via di quantificazione il bottino, ingentissimo. Nella cassaforte c’erano diversi orologi di grande valore e gioielli. Oltre ai preziosi, i quattro banditi, che hanno messo a segno materialmente il colpo, si sono portati via anche una pistola. (a.d.f.)
Saturnino De Cecco, attualmente a capo della OverFly, azienda di elicotteri attiva da oltre 10 anni, ora vuole solo dimenticare questa brutta storia o almeno spera di riuscire, prima o poi, a farlo. Accanto a lui, ieri mattina, all’uscita della caserma dei carabinieri di Montesilvano, dove sono andati a presentare ufficialmente denuncia, la moglie Sheila D’Isidori. Entrambi molto provati dalla bruttissima esperienza. «L’importante comunque è che oggi possiamo raccontarla», dice «e questo è ciò che conta». «Fisicamente», sottolinea la moglie, «stiamo bene, ma non sono stati momenti facili. Erano più persone. Non hanno usato violenza, non comunque tale da lasciarci dei segni. Almeno non l’hanno fatto nei confronti miei e della bimba, che sta bene. Certo ha ancora davanti le immagini di quei momenti, però nessuno le ha fatto del male. Noi due siamo sempre state insieme».
Quindi racconta quegli istanti. «È durato tutto 40 minuti. Erano all’interno della villa, nel giardino, e mi hanno aggredito alle spalle. Quindi, sono entrati. Avevano dei coltelli, non ci hanno puntato contro pistole, però minacciavano di averle». «A me», interviene De Cecco, «hanno fatto sentire che l’avevano. L’ho sentita dietro alla schiena. Fondamentale in quelle circostanze, come ho detto, è rimanere calmi, cercare di stare tranquilli, non reagire alle provocazioni. Mi hanno anche picchiato. Quando qualcosa di quello che facevo non piaceva loro, mi menavano. Mi hanno picchiato sul viso. Non so se hanno usato degli oggetti o l’hanno fatto a mani nude». De Cecco e la moglie spiegano di aver avuto davvero paura quando, dopo aver preso tutto quello che c’era nella cassaforte, i banditi chiedevano di più e ancora. «Pensavano di trovare ancora», sottolinea l’imprenditore, «ma io avevo dato loro qualsiasi cosa. In quegli istanti si vuole soltanto salvaguardare la famiglia, fare in modo che non succeda niente di grave. L’obiettivo più importante era di riportare a casa la pelle».
«Proprio quando la situazione rischiava di precipitare», riprende la moglie Sheila, «abbiamo avuto la fortuna che è scattato l’allarme. Hanno visto dei movimenti all’esterno e, a quel punto, si sono impauriti e sono scappati via. Ma quella non era la loro intenzione. Sarebbero rimasti ancora. Avevano già preso tutto e volevano e chiedevano altro». Tutti e due ripetono di essere stati alla fine «fortunati: era partita parecchio male, una esperienza brutta brutta».
Nella caserma di Montesilvano la coppia, ieri mattina, è rimasta per oltre tre ore. Con i carabinieri hanno ripercorso, attimo per attimo, tutti gli istanti della rapina, cercando di fornire elementi e dettagli utili alle indagini. In via di quantificazione il bottino, ingentissimo. Nella cassaforte c’erano diversi orologi di grande valore e gioielli. Oltre ai preziosi, i quattro banditi, che hanno messo a segno materialmente il colpo, si sono portati via anche una pistola. (a.d.f.)