SANITA' / LA DENUNCIA
«Io, senza farmaco salvavita da un mese»
Un uomo trapiantato di rene e fegato si rivolge ai carabinieri dei Nas: la farmacia dell’ospedale non lo rifornisce da aprile
PESCARA. Stanco, sfiduciato, esasperato dalla burocrazia. Appare così Antonio Di Febo, un 46enne di Città Sant’Angelo che nel 2012 ha subito un trapianto di fegato e rene e per questo assume quotidianamente farmaci salvavita e anti-rigetto. Senza queste medicine è perso. Ma non è sempre semplicissimo ottenerle dalla farmacia dell’ospedale di Pescara. E ieri, sentendosi dire che il farmaco non era disponibile, ha perso l’ultimo briciolo di pazienza che gli era rimasto. E ha raggiunto la sede dei carabinieri del Nas per segnalare i disguidi di cui si sente vittima.
Le difficoltà più recenti, ma non le uniche, cominciano il 26 aprile, quando Di Febo raggiunge la farmacia dell’ospedale (con la ricetta) per ottenere le compresse di cui ha bisogno. Il medicinale non c’è e gli viene chiesto di tornare dopo due giorni. Al secondo accesso alla farmacia, il 28 aprile, riesce ad ottenere una sola confezione. Ne manca un’altra. Si arriva a ieri, quando il 46enne torna in ospedale per la terza volta nella speranza di vedersi consegnare l’altra confezione ma viene invitato a ripresentarsi oggi, non essendoci la disponibilità.
Non potendone più si è rivolto ai Nas perché, dice, «ci deve essere assicurato il diritto alla salute. E nei casi come il mio si parla di farmaci che assicurano la sopravvivenza. Oltre a me prendono questo farmaco tantissimi trapiantati abruzzesi ai quali i medicinali vanno dispensati dalla Asl di appartenenza, attraverso la farmacia dell’ospedale. Sono farmaci costosissimi dei quali non ci si può approvvigionare nelle farmacie territoriali perché legati al piano terapeutico redatto ogni anno da uno specialista, nel mio caso un nefrologo. Questo piano riporta il farmaco anti-rigetto che devo assumere e la quantità. Ogni piano viene consegnato alla Asl per cui l’azienda sanitaria sa bene che un determinato paziente deve prendere quel farmaco quotidianamente, nel mio caso due volte al giorno. La farmacia sa, quindi, che deve dotarsi di una scorta perché il paziente tornerà ciclicamente a rifornirsi». Quando si è trovato in difficoltà per la mancanza del medicinale, Di Febo si è perfino rivolto a un’altra malata, per chiederlo «in prestito». Ma non può farlo sempre e non accetta «la superficialità» con cui la questione viene affrontata dalla Asl. Anche perché, commenta, «io non posso mettere in stand by il mio corpo». Chiedendo l’intervento dei Nas ha denunciato una situazione «insostenibile» che si ripete «da mesi» e ha parlato delle «preoccupazioni» e dei «disagi» che vive con la sua famiglia e della «apprensione» che lo accompagna quando si trova senza «il farmaco che mi permette di vivere». Ha sollevato l’attenzione sul problema perché «ci sono pazienti, come bambini e anziani, che non hanno la mia stessa forza. E non intendo soccombere alla burocrazia e alla politica abruzzese dopo aver beneficiato del grande gesto del mio donatore. Non posso permettere che quel gesto si rovini», conclude ricordando «l’intervento subito a Torino di 13 ore, seguito da 20 giorni in Rianimazione e una degenza di tre mesi. E, ancora oggi, molti strascichi».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Le difficoltà più recenti, ma non le uniche, cominciano il 26 aprile, quando Di Febo raggiunge la farmacia dell’ospedale (con la ricetta) per ottenere le compresse di cui ha bisogno. Il medicinale non c’è e gli viene chiesto di tornare dopo due giorni. Al secondo accesso alla farmacia, il 28 aprile, riesce ad ottenere una sola confezione. Ne manca un’altra. Si arriva a ieri, quando il 46enne torna in ospedale per la terza volta nella speranza di vedersi consegnare l’altra confezione ma viene invitato a ripresentarsi oggi, non essendoci la disponibilità.
Non potendone più si è rivolto ai Nas perché, dice, «ci deve essere assicurato il diritto alla salute. E nei casi come il mio si parla di farmaci che assicurano la sopravvivenza. Oltre a me prendono questo farmaco tantissimi trapiantati abruzzesi ai quali i medicinali vanno dispensati dalla Asl di appartenenza, attraverso la farmacia dell’ospedale. Sono farmaci costosissimi dei quali non ci si può approvvigionare nelle farmacie territoriali perché legati al piano terapeutico redatto ogni anno da uno specialista, nel mio caso un nefrologo. Questo piano riporta il farmaco anti-rigetto che devo assumere e la quantità. Ogni piano viene consegnato alla Asl per cui l’azienda sanitaria sa bene che un determinato paziente deve prendere quel farmaco quotidianamente, nel mio caso due volte al giorno. La farmacia sa, quindi, che deve dotarsi di una scorta perché il paziente tornerà ciclicamente a rifornirsi». Quando si è trovato in difficoltà per la mancanza del medicinale, Di Febo si è perfino rivolto a un’altra malata, per chiederlo «in prestito». Ma non può farlo sempre e non accetta «la superficialità» con cui la questione viene affrontata dalla Asl. Anche perché, commenta, «io non posso mettere in stand by il mio corpo». Chiedendo l’intervento dei Nas ha denunciato una situazione «insostenibile» che si ripete «da mesi» e ha parlato delle «preoccupazioni» e dei «disagi» che vive con la sua famiglia e della «apprensione» che lo accompagna quando si trova senza «il farmaco che mi permette di vivere». Ha sollevato l’attenzione sul problema perché «ci sono pazienti, come bambini e anziani, che non hanno la mia stessa forza. E non intendo soccombere alla burocrazia e alla politica abruzzese dopo aver beneficiato del grande gesto del mio donatore. Non posso permettere che quel gesto si rovini», conclude ricordando «l’intervento subito a Torino di 13 ore, seguito da 20 giorni in Rianimazione e una degenza di tre mesi. E, ancora oggi, molti strascichi».
©RIPRODUZIONE RISERVATA