TURISMO ABRUZZO
Kilhgren: la cultura diventa economia, la politica l’ha capito
L’inventore dell’albergo diffuso in Abruzzo rivela al Centro: «Qui nel ’98 c’era una sola struttura ricettiva, ora sono 21»
SANTO STEFANO DI SESSANIO. Il suo mito è Umberto Eco, nato «nell’oscuro Nord d’Italia». E sulla tipologia antropologica di Eco, con la sua «presa di memoria» (che anteponeva alla «presa di parola»), Daniele Kilhgren, 50 anni, ha fondato la sua filosofia di albergo diffuso, “inventandosi” Sextantio a Santo Stefano di Sessanio, mèta non solo di turisti benestanti (per non dire ricchi: una camera parte da 285 euro a notte fino a 1.500), ma anche di personaggi famosi, da re Filippo e la regina Matilde del Belgio, a George Clooney, per citare gli ultimi arrivati. Ma anche russi e arabi di terza generazione, nella Sextantio Le Grotte della Civita, a Matera.
Kilhgren, nonostante le difficoltà economiche iniziali e poi il terremoto, l’albergo diffuso Sextantio di Santo Stefano è diventato un gioiello mondiale. Non ultimi i tour operator tedeschi.
«C’è stato un cambiamento, che non esito a difinire epocale, per Sextantio a Santo Stefano. Mentre fino a qualche anno fa l’interesse era puramente a livello turistico e di curiosità culturale, ora l’asse si è spostato sul livello politico-economico».
Si spieghi meglio.
«La politica ha capito che dietro alla filosofia di questo “pazzo” c’era un progetto culturale-economico concreto, che può essere spendibile a livello internazionale. La politica ha capito come un progetto culturale può diventare economia. Anche per questo si giustifica la presenza di 180 tour operator tedeschi a Santo Stefano. Il progetto ha valicato i confini. Mi chiamano nelle Università a tenere lezioni sul recupero di Santo Stefano».
E in che modo la cultura diventa economia? Un ministro di Berlusconi una volta disse: ma la cultura mica si mangia...
«Quando sono arrivato a Santo Stefano, nel 1998, c’era un’unica struttura ricettiva, che faceva da mangiare e aveva qualche camera. Ora ci sono 21 strutture ricettive, oltre a Sexantio».
In un paese così piccolo?
«Abbiamo creato economia con la cultura. E la cultura è il recupero conservativo di un borgo medievale bellissimo come Santo Stefano. Questo fa la differenza rispetto ad altri alberghi diffusi, tipo quello di Milano 3, dove l’albergo è sparso in vari edifici. Ma è tutto moderno, un altro concetto rispetto all’Abruzzo e ad altre realtà».
Come quella di Matera?
«Sì, ho investito anche lì. Inizialmente con me c’era Umberto Paolucci, di Chieti, vice di Bill Gates, uno dei cervelli abruzzesi che ha conquistato gli Usa. E c’era anche Pierluigi Zappacosta, pure lui di Chieti, che ha fondato la Logitec, costruendo mouse: persone che hanno visto lontano. A Matera sono stato accolto benissimo. Anche lì sono nate strutture ricettive e c’è lavoro. La clientela è prevalentemente russa e araba, di terza generazione, che ama la vacanza in un borgo antico, dove non c’è la tv nelle stanze, ma c’è il wi-fi».
Sextantio da poco è anche per disabili.
«Sì, l’approvazione della legge regionale sugli alberghi diffusi (nel 2015) ci ha indotto a creare una camera adatta anche ai disabili. E adattare gli ambienti in location come Santo Stefano o Matera non è stato semplice».
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