L’amministratore disse «Li ho sentiti fino a mo’...»
Dopo il primo allarme di Parete la prefettura contattò il responsabile del resort per verificare la veridicità di quei crolli. E lui rispose di non saperne niente
PESCARA. Il 18 gennaio, quando la valanga poco prima delle 17 aveva già travolto l’hotel Rigopiano, vi fu una telefonata (intorno alle 17.40) tra la prefettura di Pescara e l'amministratore dell’albergo Bruno Di Tommaso, che si trovava altrove e non sapeva quello che era effettivamente successo. Una telefonata che, in qualche modo, contribuì ad alimentare il clima di confusione avviato dalla prima telefonata al 118 di Giampiero Parete, il superstite della valanga che dopo l’allarme con la linea disturbata non risultò più raggiungibile dagli operatori. Dopo quella prima telefonata, infatti, la centrale operativa del 118 di Pescara tentò 31 volte, invano, di ricontattare Parete, come pure il Centro coordinamento soccorsi della Prefettura. Ma il telefono del superstite non era raggiungibile. In quei frangenti gli operatori presenti in Prefettura, alle prese con la maxi emergenza del maltempo (in quegli istanti interi paesi del Pescarese erano isolati e si stava cercando di soccorrere due persone con intossicazione da monossido di carbonio impossibili da raggiungere) gestirono le comunicazioni usando anche i propri cellulari. Come avvenuto nel caso della telefonata tra l’amministratore dell'hotel e un funzionario di Prefettura, registrata con un’app per smartphone e pubblicata sul Centro.it.
Una telefonata che convinse le autorità che la situazione era sotto controllo tanto da prendere sotto gamba le continue chiamate che invece arrivavano da Silvi da Quintino Marcella, il datore di lavoro di Parete incaricato da quest’ultimo di chiamare i soccorsi.
Un equivoco alimentato quando Di Tommaso dice al Centro di coordinamento di essere stato «fino a mò» in contatto con l'albergo mentre lo scambio di messaggi via whatsapp col Rigopiano era precedente alla tragedia.
Questo il testo integrale di quella telefonata, il cui audio è pubblicato su il Centro.it.
Funzionario prefettura: «Oh Bruno ciao, senti fammiti chiedere una cosa, tu fai il direttore su a Rigopiano?».
Di Tommaso: «Sono l'amministratore».
Funzionario: «Sai com'è la situazione su?».
Di Tommaso: «Tragica. Sto rientrando a casa in questo momento».
Funzionario: «La strada è chiusa?».
Di Tommaso: «Certo che è chiusa... ma pure Farindola».
Funzionario: «Io sto alla sala operativa della prefettura: ma tu riesci a parlare con qualcuno su?»
Di Tommaso: «No, solo whatsapp».
Funzionario: «Allora vedi un pochettino, perchè abbiamo ricevuto... aspetta un attimo che ti faccio parlare direttamente col direttore... abbiamo ricevuto una telefonata un po’ strana, volevamo accertarci un attimino... Dottor Lupi dove sta? Aspetta che ti passo direttamente il dirigente, il responsabile».
Lupi: «Pronto? Sono il dottor Lupi... sono stato spesso ospite da voi, ultimamente proprio quando è successo il secondo terremoto e ho visto che la struttura è in cemento armato. Adesso abbiamo avuto una telefonata di una persona che diceva che all'hotel Rigopiano c'erano feriti per crolli. Abbiamo una telefonata registrata alla nostra centrale operativa...».
Di Tommaso: «Ma no...chi l’ha fatta...».
Lupi: «...Attenzione, questa telefonata registrata al nostro sistema 118... non risponde poi più.. a noi il numero ci appare sempre benchè ci si metta trucco, trucchetto, anonimo eccetera... Tu hai notizia?».
Di Tommaso: «Ma certo che ho notizia, no no..».
Lupi: «Quindi tutto a posto...».
Di Tommaso: «Cioè tutto a posto nel senso che...».
Lupi: «Benissimo, mi fa grande piacere. Tra poco a metà febbraio sarò di nuovo vostro ospite. Che devo dire? L'importante è che è sicuro che non ci sia niente».
Di Tommaso: «No.. Io sono stato fino a mò in collegamento tramite whatsapp...».
Lupi: «Perfettissimo...».
Di Tommaso: «...noi abbiamo una parabola per cui il segnale Internet è garantito, io riesco a comunicare con whatsapp. Tutto qua, insomma».
Lupi: «Perfetto... direttore mi dà un gran sollievo... Noi dobbiamo sempre accertarci, con l'aiuto qui del nostro amico comune. Va benissimo, grazie grazie».
Di Tommaso: «Niente, grazie, arrivederci». (s.d.l.)
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